Diverse ricerche recenti si sono concentrate sui videogiochi considerati violenti e diseducativi, allo scopo di provare se effettivamente danneggiano i giovani videogiocatori quanto si pensa. In particolare, i ricercatori si sono concentrati sui cosiddetti “shooters”, giochi in cui lo scopo è fondamentalmente quello di cercare l’avversario, puntarlo, e fare fuoco. Solitamente, la reazione di un genitore a questo tipo di contenuto è chiara e netta: bisogna limitarne l’accesso il più possibile. Per molto tempo la ricerca ha confermato queste preoccupazioni, dimostrando che i videogiochi aumentano per brevi periodi l’aggressività subito dopo il loro utilizzo, specialmente se vengono utilizzati per lunghi periodi ininterrottamente. Gli studi più recenti ci dicono qualcosa di sorprendente:
i videogiochi in effetti possono migliorare le funzionalità del nostro cervello
Possono aiutarci ad utilizzare le sue risorse in modo molto più efficiente. Shawn Green e Daphne Bavelier sono stati tra i primi, in tempi recenti, a scoprire quali effetti benefici questo tipo di videogiochi può avere su chi ne fa uso. I due ricercatori hanno scoperto che, in un compito in cui i soggetti dovevano individuare oggetti precisi ignorandone altri, chi aveva esperienza da videogiocatore riusciva molto meglio di chi non ne aveva. Questo significa che i videogame (in particolare di questo genere) migliorano sostanzialmente l’attenzione spaziale.
Green e Bavelier ipotizzano anche che il gran numero di decisioni rapide che i videogiocatori sono costretti a prendere possa migliorare di molto le loro capacità organizzative e decisionali, anche se questa ipotesi deve essere ancora verificata. Ma le sorprese non finiscono qui: alcune ricerche infatti suggeriscono che i videogiochi potranno, in futuro, essere utilizzati a scopo terapeutico con i pazienti malati di Alzhaimer, in particolare nel migliorare le abilità visuo-motorie di questi pazienti (ovvero la capacità di coordinare vista e movimento).
Un gruppo di ricercatori dell’università di York, Canada, capitanati da Lauren Sergio, ha dimostrato l’utilità dei videogiochi in questo senso: sono stati confrontati 13 ragazzi con esperienza videoludica e 13 ragazzi privi di questa esperienza. Posti in una macchina per la risonanza magnetica funzionale (un tecnica che permette di vedere quali aree del cervello sono attive in un dato momento), a questi soggetti venivano fatti eseguire compiti di coordinazione vista-mano sempre più complessi. Chi aveva esperienza videoludica non solo eseguiva i compiti molto più velocemente, ma attivava anche aree del cervello diverse. Chi non aveva giocato a nessun videogame, infatti, utilizzava l’area parietale, che è quella che il cervello normalmente usa nei compiti visuomotori, ma gli appartenenti all’altro gruppo sperimentale utilizzavano in maniera consistente anche l’area prefrontale, risultando così molto più efficienti. Questo significa che i videogiochi possono aiutare a riorganizzare il cervello e il modo in cui funziona. Joshua Granek, altro ricercatore dell’università di York, è attualmente all’opera per capire quali tipi di videogame modificano quali aree del cervello e in che modo, ed è fiducioso del fatto che le sue scoperte saranno utili nella cura di diversi disturbi nel funzionamento del cervello.
E’ necessario infine fare qualche precisazione: sebbene i videogiochi possano avere effetti benefici l’abuso, come in ogni altro ambito, è comunque pericoloso, ed è dimostrato che certi videogiochi sono in grado di generare vere e proprie dipendenze, molto simili a quelle da gioco d’azzardo.
Bibliografia
Sergio, L., (2010), “Extensive Video Game Experience Alters Cortical Networks for Complex Visuospatial Transformations”, in Cortex. A Journal devoted to the Study of the Nervous System and Behavior
Shawn-Green, C., Bavelier, D., “Effect of Action Video Games on the Spatial Distribution of Visuospatial Attention”, in Journal of experimental Psichology, 2006
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