Agire nel piccolo per cambiare il grande: l’obiettivo dell’Educazione alla sostenibilità

 

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Immagine di Valentina Mura

Il rapporto Brundtland, rilasciato dalla commissione ambiente e sviluppo nel 1987, dichiara che il nostro tempo sembra essere caratterizzato da diverse crisi: una economica, una ambientale, una dello sviluppo e una dell’energia. Ma c’è, invece, qualcosa che accomuna queste crisi, apparentemente slegate tra loro? Il punto di vista Eco-Logico sostiene che ciò che accumuna le crisi che stiamo attraversando è un problema di percezione inadeguata della realtà dovuta all’incapacità del soggetto di vedersi in relazione a sistemi più grandi, quali la comunità, lo stato o addirittura l’intero mondo naturale. Questa capacità, chiamata pensiero sistemico, promuove una visione globale del mondo e coglie i nessi tra gli elementi di dettaglio che compongono tale visione – di eventi, di problemi, di relazioni con gli altri – così da poter maturare maggiore consapevolezza di cosa causa i problemi, di cosa invece origina il successo e di quali siano i “punti di leva” maggiormente efficaci per generare cambiamento.

Come sviluppare quindi questo tipo di capacità?

Secondo il Professor Stephen Sterling, uno dei principali promotori di quella che viene chiamata un’Educazione Sostenibile, il pensiero sistemico necessita di essere applicato in tre livelli contestuali:

1. In un paradigma educativo, avente come tema centrale rispondere alla domanda “in che modo percepiamo il mondo?”

2. Nell’organizzazione e gestione del contesto di apprendimento, rispondendo alla domanda “In che modo concepisco il mondo?”

3. Nell’apprendimento e quindi nella pedagogia, rispondendo a “In che modo faccio questo?”.

Secondo Sterling infatti, l’Educazione Sostenibile è il mezzo essenziale per apprendere un modo diverso di concepire il mondo e la nostra influenza su di esso. In un’intervista, durante la quale gli venne chiesto quale fosse a suo parere lo scoglio più grande da superare, disse che “Le persone che affrontano le questioni della sostenibilità si preoccupano di cambiare qualcosa al “vertice”, lasciando inalterati i principi, i valori e i paradigmi fondamentali che sono alla base e che normalmente rimangono nascosti e trascurati. La crisi della sostenibilità esige una riflessione profonda sul nostro modo di pensare ecologico e relazionale. Il problema è che l’apprendimento e il cambiamento profondo sono spesso scomodi e difficili e le persone pongono resistenze. Per questo dobbiamo prendere in considerazione l’apprendimento trasformativo e quelle esperienze che possono favorirlo.” Per apprendimento trasformativo si intende un tipo di apprendimento che implichi un pensiero riflessivo attraverso il quale il soggetto agisce in maniera critica sulla realtà circostante, verificando la validità degli assunti sottoposti ad un processo di interpretazione. Per arrivare a realizzare una riflessione sulle premesse è necessario che si verifichi una brusca rottura nei modelli d’azione, tale da costringere l’individuo a riflettere a fondo sulle strutture portanti che guidano il suo agire quotidiano, ovvero le sue prospettive di significato.

Un esempio di applicazione di educazione sostenibile è la “Small School” di Hartland. La scuola, appartenente al movimento Human Scale Education (Educazione a Misura d’Uomo), ha lavorato per sviluppare una filosofia e una metodologia umanistica ed ecologica. La scuola afferma di seguire la massima di Ernst Friedrich Schumacher, filosofo ed economista: “È di scarsa utilità cercare grandi cambiamenti nella sfera dei valori se non si includono tali valori in una nuova struttura, per quanto piccola possa essere”. La scuola crede nello spirito di comunità piuttosto che nell’individualismo e nella sobrietà piuttosto che nel consumismo; cerca di favorire il commercio equo e il consumo di merci locali e riciclate; presenta un curricolo che include abilità pratiche come coltivare e cucinare; la conoscenza delle questioni globali come il cambiamento del clima, il commercio equo ed il debito mondiale. Nelle classi vengono utilizzati materiali naturali e la terra è coltivata senza uso di sostanze chimiche.La scuola di Hartland con il suo esempio, ha scelto di essere promotrice di una futura società più sostenibile, ovvero una società che sopravvive alle generazioni, che è lungimirante, flessibile e saggia quel tanto che basta per non scardinare i suoi sistemi di supporto sia fisici che sociali.

Se, come teorie fisiche e matematiche ed il pensiero sistemico sembrano affermare, davvero ogni cosa è connessa, ciò implica l’esigenza di una profonda consapevolezza degli effetti del nostro agire nel mondo, soprattutto in una società tecnologica come quella attuale. Il soggetto necessita di essere educato alla consapevolezza di quanto il suo contributo, negativo o positivo, possa essere influente a questa realtà, poiché, per attuare un cambiamento nel grande, è necessario agire nel piccolo.Un’articolata comprensione del rapporto d’interdipendenza tra il mondo naturale e le società umane è la condizione essenziale per intravedere la possibilità di un nuovo fondamento per la civiltà planetaria. Il bene-essere di ogni persona e dell’intera collettività richiede che i modelli di sviluppo soddisfino le esigenze delle generazioni presenti senza compromettere i diritti di quelle future. La svolta ecologica, e quindi sostenibile, è connessa con la significanza delle scelte pedagogico-educative e chiama in causa l’umanizzazione del progresso tecnologico. Per educare le giovani generazioni a conoscere e ad apprendere, a esistere e a condividere sembra rendersi necessaria una progettualità pedagogica sostenibile, rivolta allo sviluppo umano e alla promozione di stili di vita rispettosi dei beni della terra.

Nel 1968 il “Club di Roma”, un’associazione di scienziati ed altre figure di forte rilevanza pubblica, commissionò al MIT una ricerca sul livello di sostenibilità del pianeta. Nel 1972 vennero pubblicati i risultati nei quali fu dichiarato che: “Se il mondo continuerà a vivere senza modificare la propria tendenza distruttiva, i limiti verranno raggiunti nei prossimi cento anni”. La sostenibilità quindi si presenta come una necessità che implica una presa di posizione anche e soprattutto del mondo pedagogico poiché, come Schumacher sostenne, solo l’educazione sarà in grado di salvare l’uomo dalle “crisi”. Un’educazione di tipo diverso: un’educazione che ci conduca alla profondità delle cose, ovvero che generi un pensiero sistemico, attraverso un apprendimento che sia positivamente trasformativo.

Sara Armillei12754823_10209066342240454_1437878265_o

 

 

 

Bibliografia

O’Connor, J., McDermont, I., Il pensiero sistemico – L’arte di comprendere la connessione tra gli eventi per poterli influenzare, Sperling & Kupfer Editori, 2003

Schumacher, E., F., This I believe and other essays, Green Books, Dartington (UK) 1997

Sterling, S., Educazione Sostenibile, Anima Mundi Editrice, Cesena 2013

Malavasi, P., Pedagogia Verde, La Scuola, Milano 2008

2 Replies to “Agire nel piccolo per cambiare il grande: l’obiettivo dell’Educazione alla sostenibilità”

  1. La consapevolezza dell’azione dell’uomo che deve essere in connessione con la propria interiorità e questa con ciò che ci circonda, è ciò che l’uomo tramite l’ evoluzione della propia coscienza porterà a compimento per sostenere in equilibrio l’ambiente e la società futura. L’insegnamento pedagogico sistemico puotrà essere uno degli approcci umanistico evolutivi adatti a ottenerlo.

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