Una partita a scacchi tra legge e impresa: gli escamotages per sottrarsi al fallimento

 

Scacco Matto – Rene Magritte

“Di chi è quell’impresa?” è la domanda più semplice e naturale che ci si può porre, se ci si addentra in una zona industriale. Chi è l’imprenditore in senso giuridico? Chi è il responsabile? Basterebbe un nome e un cognome. Ma tale ricerca può nascondere non poche insidie; l’impresa occulta è il più chiaro esempio di tutto ciò.

Supponiamo che Manuel, nullatenente con molto tempo libero, gestisca “Scacco matto” per conto di Valter, spendendo il proprio nome in tutti gli affari conclusi dalla società. L’azienda fallisce. Ed ecco: chi è il responsabile?

L’ordinamento italiano manca ancora oggi di una norma che indichi chiaramente il criterio di imputazione da utilizzare; perciò la questione di chi sia il vero responsabile si risolve per via interpretativa.

L’orientamento forse ancor’oggi più diffuso, seppur non esente da critiche, suggerisce l’utilizzo del criterio della spendita del nome, in base al quale un atto è imputato al soggetto in nome del quale è stato compiuto. Un secondo orientamento, frutto delle riflessioni di Giovanni Battista Ferri, sostiene invece, che vi sia una relazione biunivoca tra potere e rischio d’impresa: chi ha la direzione di un’iniziativa economica è responsabile delle obbligazioni che nascono durate il suo svolgimento (c.d. teoria dell’imprenditore occulto).

Applicando al caso precedente la prima dottrina esposta, i creditori di “Scacco matto” dovrebbero agire contro il prestanome nullatenente Manuel, rimanendo sicuramente insoddisfatti nella loro pretesa. Gli abusi sarebbero all’ordine del giorno. Nessun imprenditore in cattive acque, infatti, si lascerebbe scappare l’occasione di fuggire dalla morsa dei suoi creditori se bastasse delegare la gestione della propria attività ad un nullatenente con l’hobby dell’imprenditoria.

La giurisprudenza, per trovare una soluzione definitiva a tali ambiguità, ha sviluppato la figura dell’impresa fiancheggiatrice. Il comportamento del dominus, cioè di colui che dietro le quinte dirige, coordina e finanzia, per certi versi, l’attività del prestanome, se presenta i caratteri di organizzazione, professionalità ed economicità stabiliti all’art. 2082 cc,  viene qualificato come impresa, appunto, fiancheggiatrice. Il dominus allora diviene imprenditore, come tale responsabile delle obbligazioni sociali, quindi assoggettabile alle procedure concorsuali.

Un celebre caso di cronaca – “il caso Caltagirone” – chiarirà di certo le idee. Tre fratelli avevano dato vita ad un’attività economica operante nel settore immobiliare, articolata in ben 158 società. Richiedevano finanziamenti al mondo bancario, che poi ammassavano in casse comuni e gestivano tra le diverse società. Il progetto entra in crisi e le società diventano insolventi. Fallimento è la sentenza del tribunale. Impresa o non impresa? Questo è il dilemma! I giudici di primo grado, utilizzando la figura da ultimo esposta, ritenevano che il comportamento dei tre presentasse i requisiti necessari per essere qualificato come impresa fiancheggiatrice. Al fallimento i Caltagirone non potevano sfuggire. La Cassazione però ribalta la questione e l’iter giudiziario continua. Anche in seno della più fervente giurisprudenza non mancano dubbi, perplessità e indecisioni, che di certo non facilitano il compito dell’interprete.

Ma tornando a noi, se si guarda, invece, la vicenda tra Manuel e Valter attraverso il cono di luce della teoria dell’imprenditore occulto, chi è il responsabile: il prestanome Manuel o Valter, il burattinaio che da dietro le quinte muove i fili di “Scacco matto”? Non c’è alcun dubbio: Valter. Il potere porta con sé dei rischi: chi lo esercita se li assume. Egli è, dunque, responsabile per le obbligazioni della società, assunte per suo conto, pur senza spendere il suo nome, ed acquista il titolo di imprenditore. Fallisce la società, fallisce pure lui.

Questa corrente trova il suo fondamento giuridico nell’art. 147 della Legge Fallimentare, che si riferisce al caso di fallimento di una società, come “Scacco matto”, i cui soci, che sono illimitatamente responsabili, cioè rispondono delle sue obbligazioni con tutti i loro beni presenti e futuri,  saranno dichiarati falliti al pari della prima. Tale regola viene poi specificata con riferimento all’ipotesi in cui l’impresa abbia nella sua compagine un socio occulto; un socio cioè che formalmente non appare essere tale, ma sistematicamente è ingerente nella direzione dell’impresa, o finanzia costantemente l’iniziativa. Quale sarà il suo destino dopo il fallimento dell’iniziativa economica? Non ha vie di scampo: seguirà le sorti della società.

Ma che accade ove “Scacco Matto” sia formalmente costituita da un unico socio ossia Marco, ma la vera compagine conti tuttavia altri due soci ovvero Matteo e Nicola, i cui legami sociali rimangono celati? Questo è il classico esempio di società occulta, in cui i rapporti societari rimangono completamente nascosti al pubblico. Nonostante la stranezza di questo modus operandi, la giurisprudenza non ravvisa alcuna ragione per trattare questo tipo di vicenda in modo differente rispetto a quella precedentemente descritta. “Scacco matto” fallisce. Chi ne è responsabile? L’imprenditore che ne aveva la direzione. Chi è costui? La società occulta. Perciò, fallisce l’impresa, fallisce la società.

La società occulta è l’ultimo esempio di una serie ben assortita di escamotages, orchestrati ad arte dagli imprenditori moderni, per sfuggire alle maglie delle procedure concorsuali e per essere assenti all’appello della giustizia.

Da questa breve rassegna, risulta comunque evidente che alla domanda “chi è l’imprenditore?” non si trova agevolmente una risposta. Le incertezze di dottrina e giurisprudenza, unite alla latitanza del legislatore, hanno di certo favorito il complicarsi della questione; nondimeno, hanno lasciato spazio allo sviluppo di sempre nuove tecniche per fuggire davanti alle responsabilità societarie.

Appare tuttavia evidente come la questione sia più felicemente risolta andando a guardare chi è il titolare dell’interesse perseguito dall’impresa, piuttosto che il nome scritto sulla sua insegna.

Un intervento da parte del legislatore è non solo auspicabile, ma sempre più sentito come una vera esigenza, al fine di fare scacco matto a società occulte come la nostra “Scacco matto”. Leges bonae ex malis moribus procreantur.

justin foto

 

                                                                                              Jastin Squizzato
 

 

 

Bibliografia

Cian, M. (2013) Diritto Commerciale. Torino, Giappichelli

Campobasso, G. (2015) Manuale di diritto commerciale. Utet Giuridica

Sitografia

Barbato, G. (2016) L’imprenditore occulto nella giurisprudenza e il fallimento della holding in estensione: http://www.filodiritto.com/articoli/2016/02/limprenditore-occulto-nella-giurisprudenza-e-il-fallimento-della-holding-in-estensione.html

(1990) I Caltagirone non potevano fallire: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/02/27/caltagirone-non-potevano-fallire.html

https://www.iusexplorer.it/

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