Una nuova frontiera nella ricostruzione del comportamento criminale: il Digital Profiling

 

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Negli ultimi anni spesso assistiamo a fatti di cronaca in cui si sente parlare di intercettazioni telefoniche, via SMS, via chat o di analisi di eventuali profili attivati dai protagonisti, reo e vittima, sui social network. Il Digital Profiling è una nuova metodologia d’indagine di cui si avvale uno psicologo criminologo per ricostruire il profilo psicologico e criminologico dell’autore di un reato al fine di giungere alla risoluzione di casi di crimini violenti.

A differenza del criminal profiling, che è stato applicato a diversi tipi di crimini violenti sin dal caso di Mad Bomber negli USA, le prime applicazioni del digital profiling si riscontrano esclusivamente nei casi di cybercrime, ovvero di quei reati commessi con l’utilizzo della tecnologia informatica, ad esempio ad opera di hacker.

Di per sé i crimini informatici, rispetto a quelli tradizionali, sono caratteristici poiché prevedono il “distacco” operato tra criminale e vittima, a causa della tecno-mediazione. Quando la scena del crimine è digitale, infatti, si creano diversi equilibri nella relazione reo-vittima, che riveste un ruolo importante nella percezione del rischio che, quale processo cognitivo, va tenuto in debito conto se si vogliono comprendere i meccanismi comportamentali di entrambi i protagonisti dell’evento criminoso. Tanto il reo quanto la vittima infatti hanno la percezione che un reato commesso dietro lo schermo di un pc o di un telefono cellulare sia meno grave rispetto ad uno tradizionale in cui è presente il contatto diretto tra i due. Una frode on line, quindi, viene considerata meno seria di uno scippo o di una rapina tanto da parte di chi la commette quanto da parte di chi la subisce. Le caratteristiche e i servizi tecnologici, infatti, favoriscono una diversa percezione dei rischi in Rete, ridefinendo tempi, spazi e modalità di intervento.

Tuttavia, oggi, considerato che la commissione di un crimine, che si tratti di un omicidio o di una frode o di stalking, lascia delle tracce informatiche (dal momento che tutti o quasi utilizzano un pc, un cellulare o smartphone, ecc.) non si può non considerare la componente informatica nel processo di investigazione.

Per questo motivo è importante considerare i campi di applicazione del digitale nella raccolta dati e nell’investigazione, ovvero la cosiddetta Digital Forensics. E’ importante osservare la differenza fra Digital Forensics e Digital Profiling.

La prima è di pertinenza dei periti informatici che devono conservare, identificare, analizzare, interpretare e presentare le prove digitali provenienti da sorgenti digitali per facilitare o favorire la ricostruzione di eventi criminali o aiutare a prevedere azioni non autorizzate che è stato dimostrato siano distruttive.

Il Digital Profiling, invece, sulla base delle perizie e dei dati o informazioni ricavate dagli esperti informatici direttamente dalle sorgenti digitali utilizzate dal reo, lavora:

  • alla ricostruzione del profilo psicologico e criminologico di chi ha commesso quel reato, analizzando contenuti e forme derivate dall’uso del mezzo informatico;
  • alla motivazione, deducibile dai contenuti stessi;
  • ad eventuali tentativi di depistare le indagini cancellando file, conversazioni in chat o posta elettronica;
  • alla tipologia della vittima che si sta colpendo, quindi se singola persona, gruppo o società;
  • alla previsione dell’eventuale percezione alterata del reo in relazione al rischio che corre e alle conseguenze che può arrecare alla vittima. Di riflesso, analizzando anche il comportamento della vittima nei riguardi del reo, si può anche valutare la percezione che la stessa ha del rischio che corre nel relazionarsi al criminale.

E’ ovvio che l’analisi di questi contenuti ha valenza di prova nel processo penale.

Il confronto tra Criminal Profiling e Digital Profiling può essere effettuato in tutte le fasi del processo investigativo, dalla costruzione del profilo del criminale fino al suo arresto. Le fasi comprendono: raccolta dei dati e loro organizzazione (1), ricostruzione comportamentale del soggetto criminale e della vittima (2), elaborazione di un profilo iniziale (3), passaggio del profilo agli investigatori (4), arresto del sospettato (5).

  1. La raccolta dei dati e la loro organizzazione, sia che si tratti di dati fisici o digitali, rappresenta un punto focale sia per il Criminal che per il Digital Profiling, seguita da una comparazione con quanto già archiviato. In questa fase vengono raccolti indizi ritrovati sulla scena del crimine, per quanto attiene al Criminal Profiling, mentre vengono reperiti dati digitali quando la scena del crimine è in Rete.
  2. Successivamente, nel Profiling tradizionale si procede alla ricostruzione comportamentale dell’offender e della vittima sulla base di quanto raccolto sulla scena del crimine, che, a seconda di come si presenta, può essere suddivisa in “organizzata” e “disorganizzata”, ed anche sulla base della cosiddetta Autopsia psicologica, per quanto attiene alla verifica del profilo della vittima. La scena del crimine “organizzata” è tipica di criminali, ritenuti anch’essi organizzati, che pianificano l’atto criminoso, che non usano mezzi di contenzione, che ripuliscono la scena del crimine, che occultano sempre il cadavere e che mostrano una certa freddezza comportamentale. La scena del crimine “disorganizzata” invece è tipica di soggetti spesso con gravi disturbi mentali che commettono un crimine violento per impeto, che usano mezzi di contenzione, che lasciano la scena del crimine completamente caotica, che non occultano il cadavere e che spesso manifestano attraverso il modus operandi un grave discontrollo degli impulsi.Questa stessa fase nel Digital Profiling corrisponde alla valutazione delle caratteristiche dei sistemi informatici coinvolti, valutando metodi e strumenti impiegati per il compimento del crimine nonché dei suoi impatti. Si verifica dunque se il mezzo utilizzato è stato un pc, un cellulare, uno smatphone, in che modo è stato usato, quali contenuti sono stati veicolati attraverso di esso ed anche la reazione della vittima attraverso gli stessi mezzi.
  3. Nella fase di stesura del profilo vero e proprio, mentre nell’approccio tradizionale si sviluppa un profilo preliminare, procedendo induttivamente, nel Digital Profiling si opera una Link Analysis, con la quale si può arrivare ad un’elaborazione del profilo informatico anche attraverso l’analisi dei collegamenti psicologici.
  4. Riguardo alla fase investigativa, nell’approccio tradizionale il profilo viene comparato con i principali sospettati, procedendo ad un suo costante aggiornamento con altre informazioni successivamente emerse; nel Digital Profiling si procede invece alla razionalizzazione e alla scrematura dei collegamenti ottenuti, con i necessari approfondimenti, per arrivare ad un report di feedback per l’attività di indagine investigativa.
  5. Infine, si procede all’arresto del sospettato e al suo interrogatorio nel Profiling tradizionale e all’integrazione dei dati nel database in quello digitale.

Casi di cronaca, avvenuti nell’ultimo decennio in Italia, nei quali l’analisi degli indizi su supporti informatici è stata di particolare rilevanza sono, ad esempio, il noto delitto di Avetrana, in cui l’intercettazione delle varie telefonate e dei vari SMS che si sono scambiati i protagonisti centrali della vicenda, soprattutto la sera del ritrovamento del cadavere di Sarah Scazzi, è stato fondamentale per la risoluzione del caso, poiché dalle stesse intercettazioni e dal contenuto degli sms si è potuta inferire un’agitazione oltremisura, in particolare di Sabrina Misseri, oltre che tentativi di manipolare i fatti, soprattutto durante le sue continue telefonate ai giornalisti ed alla sorella.

Ancora, si pensi al delitto di Garlasco, in cui è stata indispensabile l’analisi del pc di Alberto Stasi, condannato poi per l’omicidio dell’ex fidanzata Chiara Poggi; computer che ha fornito molte informazioni relativamente ai movimenti del ragazzo la mattina dell’omicidio, oltre che dettagli importanti sul suo profilo psicologico e sessuale, dato che è stato ritrovato molto materiale pedopornografico suddiviso per categorie che, dai rilievi, sembra che Alberto Stasi visionasse sempre prima di iniziare il suo lavoro di tesi.

Si pensi, inoltre, al delitto di Pordenone, ancora in fase di indagine, in cui sta risultando fondamentale l’analisi dei pc e dei telefoni cellulari dell’indagato e della sua fidanzata, che, si è scoperto, abbiano aperto un falso profilo Facebook per molestare le due vittime prima del loro omicidio; profilo i cui contenuti hanno rivelato dettagli importanti sulla personalità di chi lo usava in quanto si leggeva chiaramente un forte disagio personale, un bisogno di approvazione, una forte componente narcisistica ed un senso di inferiorità percepita che era stata la causa che aveva scatenato odio e rancore nei confronti di chi inconsciamente si riteneva migliore, più bello, più forte, più felice. Di certo, il campo di intervento è piuttosto complesso e in continua evoluzione e sempre più gli esperti forensi dovranno confrontarsi con le applicazioni offerte dalle tecnologie.

Maria EspositoMaria Esposito

Info

 

 

 

Bibliografia

Agostini V. (2015), Criminalistica e scienze forensi, Edizione Meeting Service.

Marotta G. (a cura di) (2004), Tecnologie dell’informazione e comportamenti devianti, LED Edizioni Universitarie.

Picozzi M. e Zappalà A. (2001), Criminal Profiling. Dall’analisi della scena del delitto al profilo psicologico del criminale, McGraw-Hill.

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