Accordo di Associazione Europa-Ucraina: tra consenso e scetticismo

Immagine realizzata da Francesco Colpo

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In Olanda, il 6 Aprile scorso, un referendum popolare consultivo ha bocciato la ratifica del recente Accordo di Associazione tra Europa ed Ucraina. L’affluenza è stata del 32,28%, con il 61% dei votanti che si è detto contrario, mentre il 38,21% si è pronunciato a favore. A questo punto ci si domanda cosa implichi l’accordo e quali eventuali nuove linee di politica europea detti.

L’Accordo di Associazione tra Europa ed Ucraina viene firmato nel giugno 2014, in sostituzione della precedente intesa di partenariato e cooperazione. Viene ratificato da tutti i Paesi membri dell’Unione, eccetto l’Olanda, dove si decide di sottoporlo ad un referendum popolare consultivo, ma non vincolante per il governo. Nel frattempo, dal primo novembre del 2014 alcune parti dell’accordo vengono provvisoriamente rese operative e dal primo gennaio 2016 anche la cosiddetta Area di libero scambio commerciale approfondita- Deep and Comprehensive Free Trade Area- entra in vigore.

Cosa prevede l’accordo? L’accordo rientra nel quadro di integrazione europea e assicura un impegno condiviso e duraturo per costruire un rapporto bilaterale basato sulla condivisione di valori comuni, tra cui:

– pieno rispetto dei principi democratici;

– pieno rispetto del diritto;

– adesione a pratiche di buon governo.

Tre sono le sue principali caratteristiche: completezza, complessità e condizionalità. La prima si riferisce alla copertura dell’intero spettro di relazioni tra Europa ed Ucraina, dalla cooperazione nell’ambito della politica estera e di sicurezza, a quella nell’area di libertà, sicurezza e giustizia. La seconda caratteristica si collega all’ ambiziosità del progetto, che mira all’integrazione tra sistema economico ucraino e mercato interno europeo, per mezzo dell’Area di Libero scambio Approfondito. Questa, infatti, offrirebbe all’Ucraina la possibilità di modernizzare il proprio sistema commerciale, con la rimozione delle tariffe doganali e la creazione di norme e regolamenti, affini a quelli europei. L’allineamento agli standard europei di alcuni dei più importanti settori commerciali, consentirebbe all’Ucraina di avviare un processo di sviluppo economico, lungamente atteso. Ultima caratteristica è la condizionalità. Dal testo dell’accordo si legge esplicitamente che il dialogo economico-politico tra Ucraina ed Europa dipende esclusivamente dal rispetto di valori condivisi e dai progressi nel processo di convergenza tra standard ucraini ed europei.

In parte, il futuro dell’accordo dipende dalla necessaria riforma del sistema legislativo ucraino e dei suoi apparati. La conoscenza del diritto europeo e l’istituzione di un’agenzia o ministero che monitori il processo di armonizzazione legislativa rappresentano alcune delle sfide più grandi. L’Accordo di Associazione rappresenta, sì, un strumento innovativo di politica estera europea, ma contemporaneamente pone un problema di applicabilità. Al fine di rendere l’accordo pienamente esecutivo, è necessario che l’Unione Europea raggiunga un solido consenso interno per svolgere il ruolo di attore internazionale finalmente affidabile; allo stesso tempo, l’Ucraina ha l’urgenza di stabilire un efficace meccanismo operativo per innescare il processo di armonizzazione legislativa ed integrazione economica, possibile grazie ad una stretta, chiara e monitorata collaborazione con la controparte europea. Tuttavia, la frammentazione del consenso interno europeo, dove scetticismo e diffidenza giocano ancora un ruolo, e la presenza di un altro ingombrante attore sulla scena internazionale, quale la Russia, ostacolano la piena realizzazione degli obiettivi dell’accordo in un quadro internazionale, dove l’Ucraina si presenta come la scacchiera su cui si fronteggiano attori con interessi concorrenziali, a scapito di una popolazione civile già divisa.

 E l’Olanda?

L’attuale accordo di associazione appartiene alla categoria dei trattati misti, dove, per una piena attuazione, è necessaria la ratifica di tutti gli stati firmatari. Il governo olandese potrebbe quindi adottare diverse strategie, tra cui:

-Ignorare il referendum, rischiando un calo dei consensi;

-Richiedere un nuovo processo di rinegoziazione dell’accordo o di alcune sue parti. Tuttavia, considerando che il resto dei membri UE hanno già ratificato l’accordo è arduo pensare ad un nuovo processo di negoziazione;

-Far pratica di opt-out, già utilizzato ad esempio da Irlanda e Regno Unito con il trattato di Schengen. Tuttavia nell’ambito delle competenze esclusive dell’Unione Europea, come quella relativa al libero scambio, l’Olanda dovrebbe ricevere dall’Unione una speciale autorizzazione a procedere come singolo stato.

Il governo olandese ha di fronte una grande sfida che richiede una chiara visione politica che integri nuovamente le diverse voci dell’opinione pubblica. La decisione finale rispetto all’accordo è prevista per il prossimo settembre. Chissà se l’Ucraina e l’Europa saranno in grado di aspettare.

Francesca LoffariFrancesca Loffari foto

Studentessa in Relazioni Internazionali presso l’Università di Bologna.

Informazioni, contatti e articoli dell’autore a questo link.

Bibliografia

K. L. Nielsen, & M. Vilson, (2014), “The Eastern Partnership: Soft Power Strategy or Policy Failure?” European Foreign Affairs Review, 19, pp. 243–262

Official Journal of the European Union (2014), “Association Agreement between the European Union and its Member States, of the one part, and Ukraine, of the other part

R. Petrov, G. Van der Loo, P. Van Elsuwege (2015), “The EU-Ukraine Association Agreement: A New Legal Instrument of Integration Without Membership?” Kyiv-Mohyla Law and Politics Journal, 1, pp. 1–19

G. Van der Loo, P. Van Elsuwege & Roman Petrov (2014), “The EU-Ukraine Association Agreement: Assessment of an Innovative Legal Instrument”, EUI Working Paper La, pp. 1-28.

Sitografia

Sito Istituzionale UE, Testi Accordo http://eeas.europa.eu/top_stories/2012/140912_ukraine_en.htm

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