Gli psicologi ritengono che spesso scegliamo il nostro partner perché abbiamo intuito in lui/lei delle caratteristiche che potrebbero bilanciarci, completarci. Perché abbiamo bisogno di attribuire a questi un determinato ruolo, una funzione che risponde ai nostri bisogni più intimi. E questo ruolo il più delle volte è proprio quello che ha necessità di assumere il partner. Secondo Monguzzi, oltre che per queste ragioni, accade di scegliere un partner anche per necessità di spogliarsi di determinate qualità attribuendole all’altro. Qualcosa di simile può accadere con i disturbi di personalità: due individui (con disturbi di personalità diversi e per certi versi opposti) possono sentirsi attratti l’uno dall’altro proprio in virtù delle caratteristiche contrarie che li distinguono, in una danza il cui delicato equilibrio risiede proprio nell’incontro tra attitudini e assunzioni di ruoli complementari.
Secondo Monguzzi, al momento della costituzione di una qualsiasi coppia, spesso il partner viene investito dell’aspettativa di poter governare i propri conflitti psichici, di difendersene. Il compagno scelto rappresenterebbe dunque la speranza di poter comprendere e gestire aspetti rifiutati di sé, provando a integrarli.
Tornando alle coppie costituite da individui con disturbi di personalità, questi ultimi consistono in modi di pensare e agire strutturati e duraturi, dovuti in parte al patrimonio genetico e al temperamento e in parte alle proprie esperienze. Non si tratta dunque di semplici tratti, ma di configurazioni rigide che ruotano intorno a pattern tipici e inflessibili di comportamento, a determinate credenze, atteggiamenti e aspettative costanti e difficilmente controvertibili. Dunque, ad esempio, mentre un semplice tratto ossessivo può anche rivelarsi adattivo (essere perfezionista può essere produttivo nel lavoro), un disturbo di personalità ossessivo- compulsivo comporta disagio nell’individuo perché ne compromette il funzionamento in vari campi e induce una compromissione significativa dell’esistenza, la quale risulta eccessivamente vincolata da determinati copioni e credenze ricorrenti.
Mentre il manuale diagnostico PDM (Psychodynamic Diagnostic Manual, 2006) identifica 15 tipologie di personalità (ognuna delle quali può organizzarsi a diversi livelli di gravità), il DSM 5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, APA 2013) propone 10 disturbi di personalità organizzati in 3 cluster. Il primo comprende i disturbi con caratteristiche eccentriche, il secondo è caratterizzato da impulsività e teatralità e il terzo è caratterizzato dall’ansia.
Può dunque accadere che un individuo caratterizzato da un disturbo di personalità, dunque da un assetto rigido, sia attratto da qualcuno la cui struttura di personalità sia opposta e abbia caratteristiche complementari. Questo è un fenomeno riguardo cui la letteratura scientifica è povera, ma di cui parecchi clinici attestano la presenza consistente, in particolare rispetto a tre diadi: ossessivo compulsivo con istrionico, narcisistico con dipendente e infine narcisistico con borderline.
Le caratteristiche principali dei disturbi citati sono le seguenti:
- l’ossessivo compulsivo è caratterizzato da bisogno di controllo, perfezionismo, inibizione emotiva;
- l’individuo istrionico si distingue per affettività eccessiva e drammatica e seduttività;
- il narcisistico mostra scarsa empatia, grandiosità e atteggiamento arrogante;
- l’individuo dipendente è incapace di prendere delle decisioni in assenza dell’altro, della cui presenza non può fare a meno;
- infine, il borderline nutre paure di abbandono, instabilità affettiva, sentimenti di vuoto, rabbia intensa ed è spesso impulsivo.
Kaslow racconta come, nel corso dei suoi 30 anni di attività clinica, abbia riscontrato più volte come un ossessivo, tipicamente meticoloso e stoico, sia spesso attratto da una caotica e spumeggiante istrionica. Oppure, altrettanto spesso, un narcisistico assorbito in se stesso e auto-centrato può intrecciare una relazione con una dipendente bisognosa.
La psicologa racconta che, in questi casi, i due individui con disturbi di personalità sono combacianti a tal punto che, dopo un divorzio, molto probabilmente si formeranno due nuove coppie in cui le caratteristiche ricalchino quelle dei due partner precedenti.
Solomon ha notato che, anche solo se un partner ha un disturbo di personalità, l’altro mostrerà tendenze di personalità nella direzione opposta. Dunque, se il secondo partner non ha un vero e proprio disturbo, comunque avrà caratteristiche complementari a quelle del primo partner con personalità rigida e disturbata. Ciò può farci immaginare come questo incastro, presumibilmente, amplificherà le caratteristiche rigide e patologiche del primo, senza smussarle ma, anzi, nutrendole (basti pensare alla classica diade sadico-masochistico, nella cui coppia i ruoli si rinforzano a vicenda).
Per quanto riguarda la diade ossessivo compulsivo- istrionica, Kaslow spiega come è molto probabile che una donna con disturbo di personalità istrionico sia attratta da un partner con disturbo ossessivo-compulsivo, dunque perfezionista, perché ella nutre il bisogno di sentirsi più stabile, ed egli invece sarà probabilmente attratto dalla smania di cure di lei.
Carlson parla di un “patto privato” che può essere sintetizzato così: “Da sola non posso farcela nella vita, ma se posso trovare qualcuno che rimedia alle mie carenze, forse insieme possiamo funzionare come un individuo completo e adeguato”. Secondo l’autore una donna istrionica, frequentemente in preda alle proprie correnti emotive, cercherà un uomo dal pensiero chiaro e logico e dalla forte abilità di coping (capacità di padroneggiare le difficoltà). Viceversa, l’ossessivo sarà attratto dalla generosità di lei, dalla sua capacità di lasciarsi andare e di divertirsi (cosa che a un individuo con questa struttura risulta difficile perché troppo focalizzato sul senso del dovere).
Questo incastro, però, non regge a lungo. Pian piano, uno dei due si sentirà minacciato e comincerà a subentrare un atteggiamento difensivo, e le qualità del partner inizialmente affascinanti cominceranno a esser viste sotto una luce negativa.
La partner istrionica comincerà a vedere lui non più stabile e affidabile ma debole e codardo, non più abile nel pianificare ma eccessivamente dominante e inflessibile. L’ossessivo non vedrà più lei come uno spirito libero, ma come frivola e sventata, spendacciona e incosciente.
E così, comincia a vacillare la fiducia. Ancora, lei desidererà da lui delle reazioni emotive e comincerà a provocarlo, ma non è nella natura dell’ossessivo manifestare la sua affettività. Lei concluderà che lui non tiene più a lei e si sentirà abbandonata e in preda a un fallimento. Lei lo attaccherà verbalmente, e potrà arrivare a tradire il partner o addirittura a tentativi suicidari. Le reazioni di lui rispetto a tale climax sono spesso di tipo passivo-aggressivo: si ritira ancora di più emotivamente e sente una rabbia che non riesce ad esprimere. Pian piano, anche lui si sentirà non amato e riterrà che lei sta con lui solo per il conto in banca o perché ha paura di andarsene.
Tale descrizione di Sperry e Maniacci (1998) è incredibilmente somigliante alla trama del film “Eternal sunshine of the spotlessmind” (2004). Lei affettiva, esuberante e impulsiva e lui inibito, rigido ed ermetico. Dopo l’iniziale idillio, un’escalation di incomprensioni, fratture, vendette e recriminazioni. E, come predice la sopracitata Kaswlow, i due ricominceranno a cercarsi malgrado i dolori inferti e le delusioni subite, perché l’altro è un completamento irrinunciabile delle proprie nevrosi, un polo magnetico, irresistibile e desiderabile.
Per quanto riguarda la coppia dipendente-narcisistico, la donna con disturbo dipendente è tipicamente remissiva e si sente inadeguata, per cui cerca qualcuno che la rassicuri e a cui subordinare se stessa, che la completi e che riempia il suo vuoto.
L’uomo con disturbo narcisistico, la cui arroganza e grandiosità il più delle volte cela una profondissima insicurezza, sfrutta gli altri per ottenere conferme del suo valore, e ha bisogno di qualcuno che non lo sfidi. Millon scrive: il narcisista sceglie un partner riverente, sollecito e condiscendente. Il dipendente, dal canto suo, è capace di far sentire il partner importante, forte e competente. Chi è più dipendente allora, si chiede Millon: il dipendente o il narcisista?
Kaslow spiega che, sebbene un individuo sia inizialmente affascinato da ciò che ritiene rappresenti la propria metà, proprio questa “metà” rispecchierebbe delle caratteristiche che egli stesso rifiuta in se stesso, o verso cui comunque ha un atteggiamento negativo.
Coerentemente, secondo Lachkar, in questo tipo di diade, ciascun partner suscita alcuni problemi inconsci e irrisolti nell’altro. Ad esempio, all’interno della diade narcisistico-borderline, il bisogno di legarsi nutrito da una partner con disturbo borderline si scontra contro l’armatura di cui è dotato il compagno con disturbo narcisisto che lo isola dall’intimità, e il rifiuto del narcisistico alimenta l’ansia abbandonica del borderline, la vergogna e il sentimento di essere usata. Lachkar parla, a proposito di questa tipologia di coppia, di una “danza” in cui il ritiro emotivo del narcisistico e il bisogno di sconvolgimenti emotivi del borderline affondino le radici in problemi di attaccamento nell’infanzia.
Links ritiene che, nel trattamento, la coppia debba ri-bilanciarsi. Ad esempio, tra un narcisista e un dipendente, il secondo può continuare a gratificare il bisogno di ammirazione nutrito dal primo, ma deve riuscire a ottenere più amore e supporto. Oppure, tra un narcisista e un borderline, il primo deve imparare a non amplificare le paure abbandoniche e l’impulsività del secondo.
Carlson ritiene che il trattamento di questo tipo di coppie funzioni solo laddove si localizzi dove i due disturbi si connettono e si incastrano. Solo dopo aver compreso perché e in base a quali caratteristiche è avvenuta questa collisione, si dovrà tener conto globalmente del sistema disfunzionale che si è creato.
Sembrerebbe dunque che ciascuno di noi, dalla personalità più o meno flessibile, cerchi qualcuno che ci completi, che risponda ai nostri bisogni più profondi e non dichiarati e che ci faccia da contraltare. Tuttavia, vi è il rischio che ciascuno contribuisca al mantenimento delle caratteristiche disfunzionali dell’altro, alimentandole e prestandosi a un gioco di ruoli in cui le parti sono fisse e immutabili. L’ideale, piuttosto che un incastro immobile, sarebbe invece un puzzle da costruire e ricostruire continuamente con creatività, mescolando i pezzi e trovando configurazioni nuove e inaspettate. Un legame in cui l’altro ci rassicuri nelle nostre paure più remote ma ci stimoli a metterci in gioco in vesti sempre inedite.
Bibliografia
Carlson, J., &Sperry, L. (1997). The disordered couple. New York, Brunner-Routledge
Kaslow, F.W. (1996). Handbook of relational diagnosis and dysfunctional family patterns. Oxford, England, John Wiley&Sons
Lachkar, J. (1992). The narcissistic/borderline couple: A psychoanalytic perspective on marital treatment. New York, Brunner-Routledge
Links, P.S., &Stockwell, M. (2001). “Is couplet herapy indicated for borderline personality disorder?” In American Journal of Psychotherapy, 55
Monguzzi, F. (2006). La coppia come paziente. Milano, Franco Angeli
Murray, B. (2004). “Mixing oil and water: Psychologists often find that opposites attract in couples with personality disorders”. In Monitor on Psychology Vol. 35 No. 3
Solomon, M.F. (1992). Narcissism and intimacy: Love and marriage in an age of confusion. New York, W.W. Norton
Trovo curioso il fatto che per tutti i disturbi venga utilizzato un generico maschile e per il disturbo istronico si parli della donna istrionica… 😀
manca dipendente – border line che pare essere molto diffuso per quanto la mia osservazione empirica non sia un campione statistico abbastanza ampio.
Ciao Raffaella! Hai ragione, mi sono lasciata guidare dal fatto che in letteratura è attestato che il disturbo istrionico sia più diffuso tra le donne che tra gli uomini (al contrario dell’ossessivo compulsivo e del narcisistico con prevalenza maschile), ma ragionando approfonditamente alcune fonti attestano lo stesso fenomeno di prevalenza femminile per il disturbo dipendente (sul borderline invece ci sono delle controversie). Dunque è più esatto riferirsi a tutti i disturbi in modo più generico, per evitare inesattezze. Grazie dello spunto!
Cara Dottoressa, grazie per questo articolo. Mi ha colpito molto il passaggio in cui parla dell’individuazione dei punti di incastro e connessione in queste coppie.
Era quello che cercavo di fare con la mia ex compagna, che però scappa dalla terapia e dopo varie vicissitudini mi ha mollato in un modo assurdo. Io ho il borderline (e non so che altro), che tento di curare in tutti i modi perché mi fa stare malissimo. Ho avuto buoni risultati in due anni, ora sto un po’ meglio, ma non so se sto meglio solo perché mi sono allontanata da questa relazione che era ormai troppo tossica. Sento di volere un bene dell’anima a questa persona, con cui però è impossibile ragionare perché nega o rigira a me responsabilità sue. Quello che non capisco è quale quadro le corrisponde: mi pare abbia il borderline come me, che forse confondo con l’istrionico, è dipendente sicuramente perché si appoggia economicamente e emotivamente. Idem narcisista perché a volte è presuntuosa e arrogante e crede di essere sana e gli altri no. Il borderline potrebbe racchiudere tutti questi aspetti e confonderli con altri, ma a me servirebbe saperlo proprio per trovare i “perche” di cui parla e capire meglio anche me stessa e il perché di questa relazione con una persona verso cui mi sento tanto legata.
A me cambierebbe molto sapere se l’altro è narcisista o borderline.. intanto perché so che i narcisisti non amano veramente e cosi riuscirei a farmene una ragione.. e poi quale livello di gravità? Comportamenti curabili o ormai patologici? Il mio cruccio più grande è che non riesco a capire se la problematicità dell’altra persona è qualcosa dovuta a cattiveria e inganno/manipolazione tipica di alcuni narcisisti o se si tratta di comportamenti borderline, cioè di una persona che non è cattiva, ma che è traumatizzata e a cui si attivano dei comportamenti di cui poi si pente. A me cambierebbe la vita saperlo.. ma per saperlo posso solo rivolgermi a professionisti e raccontare episodi. La mia terapeuta dice che non mi serve saperlo, invece per me è fondamentale, anche perché mi devo tutelare da persone che potrebbero essere patologiche e io non me me rendo conto. Sono una ‘psicologa naturale’ e ho il dono dell’autoguarigione.. il borderline ha tentato di portarmi all’istinto di suicidio diverse volte e da sola e tramite le mie letture sono riuscita a superare momentacci che di solito portano gli altri border in ospedale. Quindi per me sapere queste cose può solo aiutarmi a capire i ‘perché’ e come uscirne o continuare, visto che da brava borderline oscillo di continuo tra il bianco e il nero.
Mi chiedo se coppie di due borderline possano sopravvivere insieme o se le coppie menzionate possano curarsi definitivamente o sono destinate a volersi bene ma non al vero amore. Grazie se mi vorrà rispondere.
Penso che esista un altro accoppiamento tra disturbi di personalità: evitante con antisociale. L’ antisociale si fa avanti a cercarlo, magari per interesse, al evitante piace essere cercato.
L’ antisociale è impulsivo, si mette a rischio, punta al guadagno, prende le iniziative; l’ evitante è timoroso, nota subito i pericoli, si accontenta di poco, funge da porto sicuro. …..
….. In pratica l’antisociale stimola l’evitante e lo fa andare avanti, lo sprona a rischiare e mettersi in gioco; mentre l’evitante protegge dai rischi l’antisociale e gli fa da scudo, lo tiene a freno quando esagera.
queste coppie funzionano se sono aperte e praticano lo scambismo e vari tipi di perversioni.
La sessualità, deviata, è un fattore preminente in queste coppie.
Poi spesso di mezzo ci sono alcol e cocaina.