Perché accade spesso che ciò che sogni ti succede, poi, nella vita reale?

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La risposta a questa domanda è complessa, perché non abbiamo spiegazioni definitive e consolidate. Abbiamo però due diversi punti di vista, appartenenti a Freud e Jung.

Freud riporta un caso in cui una donna sogna di incontrare un uomo, il “Dottor K.”, in un preciso punto su una strada che lei percorreva spesso. Dopo il sogno l’incontro avviene davvero, e la donna, allora paziente di Freud, decide di parlarne con lui. Durante l’analisi emerge il fatto che la donna. aveva avuto un gran numero di sogni su quell’uomo, per il quale provava forti sentimenti che non poteva esprimere. Buona parte di questi sogni, però, era stata dimenticata. Inoltre, il sogno “premonitore” era stato ricordato solo dopo l’effettivo incontro con il dottor K. Freud interpreta questo evento come una distorsione: l’unione dei forti sentimenti provati per l’uomo e del gran numero di sogni fatti su di lui, aveva creato un falso ricordo, allo scopo di manifestare i sentimenti che la donna era costretta a reprimere. Pertanto, per Freud la risposta è semplice: un sogno “premonitore” è un falso ricordo, creato per dare forma a un forte sentimento che non possiamo esprimere.

Secondo Jung, invece, il sogno ha quella che lui definisce “funzione prospettica”: i sogni possono renderci consapevoli di una realtà futura che noi ci aspettiamo ma che non sappiamo di aspettarci. Un esempio può essere il sognare un litigio, magari con un amico, e vederlo poi succedere davvero: quello che succede, secondo Jung, è che il rapporto con il nostro amico ha già iniziato a incrinarsi, e noi lo abbiamo dedotto a livello inconsapevole da aspetti sottili, come ad esempio i gesti, la vicinanza, il tono della voce. A questo punto, il sogno nasce per renderci consapevoli di tutto questo, ben prima che lo faccia il litigio in arrivo.

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