I beni confiscati alla mafia: ipotesi di riutilizzo e nuove forme di welfare

Immagine realizzata da Ethicom.

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Il 7 marzo scorso si è celebrato il ventennale dell’introduzione della legge 109/96, che permette il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, estendendo la precedente legge Rognoni – La Torre del 1982, che prevedeva soltanto la confisca dei patrimoni mafiosi. Come si è formata la legge e con quale scopo? Cosa s’intende per riutilizzo a fini sociali?

Questa legge fu approvata il 7 marzo del 1996 ed è stata portata avanti grazie ad una proposta di legge popolare, frutto di una mobilitazione di massa condotta tra il 1994 e il 1995 dall’associazione LiberaAssociazioni, nomi e numeri contro le mafie. Essa ha permesso che i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata passassero in custodia allo Stato per finalità di giustizia o di ordine pubblico, e da quest’ultimo trasferiti ai Comuni per finalità istituzionali o sociali, con la possibilità di successiva assegnazione in comodato uso a enti, associazioni del volontariato e della società civile.

Lo scopo che Libera si è prefissata con questa nuova normativa è stato di generare un cambio di rotta culturale perché si è evitato che questi beni venissero abbandonati a se stessi e lasciati in una situazione di degrado, facendo percepire alla popolazione l’inefficienza dello Stato. Ne è derivato che si è data una seconda possibilità a beni che erano considerati simboli del potere malavitoso.

Per quanto riguarda i metodi di impiego dei beni confiscati, essi possono essere utilizzati per dar vita a forme di “imprese etiche“, che fondano la loro attività su regole di condotta che le portano a svolgere l’attività aziendale tutelando gli aspetti sociali e ambientali. Infatti, molti progetti attuati da Libera in collaborazione con consorzi e associazioni hanno portato alla nascita di nuove forme di imprenditorialità fondate sul principio della legalità.

Sotto il profilo sociale, invece, possono essere considerati trasmettitori della cultura della partecipazione perché il loro recupero costituisce una risposta incisiva per promuovere la cultura della legalità soprattutto nei territori maggiormente tormentati dalla mafia. Inoltre possono essere riutilizzati per favorire un percorso formativo rivolto ai giovani, i quali possono prendere coscienza dell’importanza di restituire alla società i beni confiscati alle mafie, acquisendo la consapevolezza del ruolo positivo che può essere svolto dalla società civile.

Costituiscono, perciò, strumenti di riterritorializzazione, ovvero possono essere usati allo scopo di creare modelli che vanno a ripensare il territorio non più come oggetto da sfruttare in maniera indiscriminata, ma piuttosto come soggetto da tutelare. Il riutilizzo per fini sociali dei beni confiscati consiste nel farli divenire di utilità pubblica, così che possano arrecare vantaggi alla popolazione.

Sebbene l’argomento sia molto recente e la stessa scienza sociologica non presenti ancora una ricca trattazione in materia, le più aggiornate analisi portano tuttavia a evidenziare la possibilità che questi beni diventino una leva al fine di incentivare un nuovo modello di sviluppo del welfare: non più solo assistenzialista, ma improntato alla responsabilità. Una nuova idea di welfare capace di trasformare i beni confiscati alla mafia non solo in attività che possano creare reddito, ma anche in luoghi di accoglienza, di incontro e di assistenza per persone che vivono in una condizione di marginalità.

Maria Teresa Pernafoto maria teresa perna

Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università Federico II di Napoli


Informazioni, contatti e articoli dell’autore a questo link.

Bibliografia:
Dalla Chiesa, N. (2014), La scelta Libera – giovani nel movimento antimafia, edizioni Gruppo Abele, collana Le Staffette, Torino.
Frigerio L., Pati D., Book formativo – L’uso sociale dei beni confiscati. La dimensione etica e culturale. Le opportunità di sviluppo economico. Il ruolo delle istituzioni e degli enti locali, www.mafieentimafia/it/images/download/bookformativo.pdf
Focus Libera – Impresa bene comune. Le aziende confiscate per il lavoro vero, www.libera.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/…/BLOB%3AID%3D9443. (Ultima visita: 28/04/2016)

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