Fino a tempi recenti, l’accesso all’Università è stato regolato dal R.D. n. 2102 del 1923, parte della Riforma Gentile: questa disciplina, che limitava l’iscrizione solo a coloro che avessero conseguito la maturità classica, rimase in vigore anche dopo la costituzione della Repubblica. Perché si avesse una liberalizzazione dell’accesso all’istruzione universitaria, infatti, si dovette attendere fino alla legge n. 910 del 1969.
Da allora, ogni diplomato può scegliere se e a quale Facoltà iscriversi. Il Progetto Erasmus (istituito nel 1987) e il riconoscimento della laurea all’Estero permettono l’esistenza di un sistema universitario integrato che spazia almeno fino ai confini dell’Unione Europea.
Ma a quale Facoltà iscriversi?
Negli ultimi anni, complice la Crisi, il tema dell’orientamento universitario è tornato al centro dell’attenzione: si è assistito così ad esternazioni di ministri, approfondimenti in programmi di informazione politica, discettazioni giornalistiche.
Ogni anno scuole e università organizzano incontri di orientamento proprio per aiutare lo studente a scegliere il proprio futuro professionale.
La laurea di Giurisprudenza, in particolare, offre una formazione poliedrica, fornisce al laureato un profilo professionale di grande interesse, ma richiede al contempo uno sforzo elevato per essere portata a termine con successo: merita dunque un approfondimento.
Abbiamo quindi chiesto un parere al Professor Giovanni Marini, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza presso l’Università di Perugia, per conoscere meglio e riflettere su quelli che sono i punti di forza di questa Facoltà e su quale sia il modo migliore per affrontarla.
Le attrattive offerte oggi dalla Facoltà di Giurisprudenza e i possibili sbocchi in ambito lavorativo. Quali possibilità offre Giurisprudenza in Italia e verso l’Estero?
La Facoltà di Giurisprudenza continua ad essere un punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati a conoscere non solo il diritto, ma la società e le istituzioni. Il sapere critico che lo studio del diritto consente di mettere a punto diventa indispensabile non solo per riuscire con successo in un mondo sempre più competitivo come quello delle professioni legali classiche (avvocatura, magistratura e notariato), ma per aprire opportunità di carriera internazionale nelle istituzioni europee e nelle organizzazioni internazionali.
Non bisogna dimenticare, poi, che la laurea in Giurisprudenza continua a formare anche pubblici amministratori, docenti e giornalisti di altissimo livello. Il giurista, infatti, acquista una spiccata capacità di analizzare e risolvere i problemi che pone la vita in comune in tutte le formazioni sociali,
dalla famiglia alla comunità internazionale. Può così rivelarsi essenziale ovunque sia necessario formare cittadini che sappiano giudicare, valutare e prendere decisioni per il bene comune, capacità di leggere la realtà e di elaborare proposte e intuizioni per renderla migliore.
Qual è a Suo parere il modo migliore di prepararsi al percorso universitario e ad affrontarlo nel modo migliore fin dall’inizio?
Come per ogni percorso di studi è necessaria pazienza ed attenzione. Per lo studio della giurisprudenza poi è necessaria curiosità, è estremamente importante andare al di là delle singole norme per comprendere il funzionamento dei meccanismi giuridici, gli interessi che tutelano e gli effetti che producono nella società.
In generale è importante tutto ciò che può aiutare e sviluppare un modo di pensare preciso e rigoroso. Il diritto mira infatti ad ordinare la società ed il giurista ha bisogno di categorie ordinanti e di parole che ogni volta designino una categoria precisa. Chi si abitua ad usare parole imprecise si abitua anche ad usare idee imprecise e può trovarsi male nello studio e nella pratica del diritto.
Lingue antiche. Occorre prepararsi (o riprepararsi), sia pur ad un livello di base, nella conoscenza di latino e greco antico prima di iscriversi?
La conoscenza delle lingue antiche può agevolare gli studenti alle prese con qualche insegnamento specifico, ma non costituisce assolutamente un requisito indispensabile per la Facoltà. Certo la conoscenza dei “classici” più in generale può aiutare a sviluppare più rapidamente quel sapere critico ed analitico che è necessario ad ogni buon giurista per eccellere.
Una buona facoltà è però in grado di trasmettere quel sapere a tutti i suoi studenti, anche a coloro che ne sono sprovvisti in partenza.
È interessante ricordare anche come, sotto il profilo metodologico, il sapere classico non fosse prodotto attraverso spiegazioni (del docente) e restituzione di contenuti (agli studenti), ma di partecipazione collegiale. I discenti assieme al docente leggevano, commentavano, argomentavano insieme per risolvere i vari problemi. Ecco, questa è la direzione nella quale oggi i migliori corsi di diritto si sono posti ed anche noi a Perugia cerchiamo di fare.
Lingue straniere. Dando per assodato (ma si può discuterne) che l’inglese è ormai lingua franca nell’universo Occidentale, in quale lingua straniera è bene essere più competenti? E in quale lingua è più redditizio sostenere l’apposito esame?
L’inglese rimane di certo una lingua fondamentale per quanti aspirano ad esercitare una professione a livello sovranazionale, per mantenere contatti e relazioni con colleghi di tutto il mondo. Per questo motivo nel Dipartimento di Giurisprudenza perugino abbiamo attivato da tempo corsi, calibrati sul diritto comparato, internazionale e transnazionale, in cui gli studenti hanno la possibilità di seguire diverse discipline in inglese e di sostenere l’esame in lingua. Lo studente vede così assicurata la possibilità di acquisire già durante il percorso di laurea una conoscenza specialistica del diritto europeo ed internazionale e della lingua inglese giuridica. Il nostro obiettivo è portare gli studenti ad uno standard europeo, mettendoli in grado di dialogare ed interagire con i giuristi che provengono da altri sistemi giuridici e che hanno diverse mentalità, di rispondere insomma alle sfide che un mondo globalizzato ci impone.
L’insegnamento in inglese richiede una particolare sensibilità per i giuristi, non si tratta come in altri settori solo di usare una lingua franca che permetta una comunicazione fra studiosi di nazionalità diversa, ma di “tradurre” con essi anche concetti nati in una cultura giuridica particolare in quelli di un altro sistema con caratteristiche spesso del tutto differenti, aiuta insomma anche a capire meglio gli “altri”.
Si dice spesso che il professionista debba dedicarsi anche a letture o forme d’arte non attinenti la professione: un particolare romanzo, saggi storici, la pittura. Esistono libri od opere d’arte che non possono mancare nel bagaglio del giurista?
Come dicevo prima la cultura umanistica aiuta certo. Oggi il binomio fra diritto e letteratura e law and humanities è diventato assai di moda, tanto da essere insegnato in molte facoltà e diventare oggetto di specifiche ricerche a livello mondiale. A Perugia, ad esempio, nel Dipartimento di Giurisprudenza un gruppo di giovani ricercatori e dottorandi di ricerca organizzano l’evento internazionale “Visioni del giuridico” con studiosi provenienti da tutto il mondo allo scopo di indagare e riflettere sui legami fra società, diritto e letteratura. Fra gli autori discussi ci sono stati, negli anni passati, Italo Calvino (con le sue “Lezioni americane”) e Pier Paolo Pasolini, autori che con le loro metodologie di scrittura innovative e d’avanguardia hanno ben rappresentato le ansie e le istanze di una società in rapida trasformazione come quella contemporanea. Vorrei però ricordare che oltre alle letture anche il cinema può aiutare il giurista ad essere ancora più consapevole del proprio ruolo in una società che cambia.
Normativa di riferimento
R. D. 30 settembre 1923, n. 2102
L. 11 dicembre 1969, n. 910
D. M. Istruzione 3 novembre 1999, n. 509
Bibliografia
Celotto, A., (2016), Costituzione ragionata. Neldiritto Editore.
Colombo, G., (2008), Sulle regole. Feltrinelli.
Sitografia
Il Fatto Quotidiano, Blog di Stefano Feltri. Università, ora è ufficiale: alcune lauree sono inutili. Feltri, Stefano. 29 settembre 2016: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/29/universita-ora-e-ufficiale-alcune-lauree-sono-inutili/3065693/
Il Manifesto, Blog L’urto del pensiero. Stefano Feltri: e se fosse l’uomo a essere diventato inutile?. Ercolani, Paolo. 2 settembre 2015: http://ilmanifesto.it/storia/stefano-feltri-e-se-fosse-luomo-a-essere-diventato-inutile/
Il Fatto Quotidiano, Blog di Stefano Feltri. Università, gli studi belli ma inutili e l’ascensore sociale bloccato. Feltri, Stefano, 17 agosto 2015: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/17/universita-gli-studi-belli-ma-inutili-e-lascensore-sociale-bloccato/1963721/
Il Fatto Quotidiano, Blog di Stefano Feltri. Il conto salato degli studi umanistici. Feltri, Stefano. 13 agosto 2015: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08/13/il-conto-salato-degli-studi-umanistici/1954676/
ottimo
Davvero un eccellente articolo!
Ottima disamina.
Articolo/intervista molto interessante, grazie!
Purtroppo, noto sempre di più che la facoltà di Giurisprudenza (e la sua relativa laurea) viene sminuita sempre di più ed è un peccato il dilagarsi di questo pensiero.