Quante volte nel vivere quotidiano vi è capitato di affermare: “Lo sapevo che sarebbe finita in questo modo” oppure “Ecco! É andata proprio come mi aspettavo”.
Spesso capita di vivere delle situazioni in cui siamo convinti di aver previsto un determinato comportamento o uno specifico risultato, ci sembra che le nostre aspettative vengano confermate continuamente, che si verifichi nella nostra vita proprio quello che immaginavamo sarebbe accaduto. Ma è davvero così?
Abbiamo davvero il potere di fare accadere eventi proprio come immaginiamo?
Ebbene sì, sembrerebbe che siamo capaci di fare questa magia. Di fronte al nostro futuro incerto ci sforziamo di prevederlo e diventiamo oracoli della nostra vita. Si tratta della profezia che si autorealizza: abbiamo delle aspettative rispetto al comportamento di un individuo e queste nostre attese influenzano il modo in cui noi ci comportiamo nei suoi confronti. Il nostro comportamento, il nostro agire, le nostre speranze nei suoi riguardi condizionano le azioni di questa persona, diventando coerenti proprio alle nostre aspettative che magicamente diventano vere (Madon et al.2011; Stinton et al.2011).
A dimostrazione di questa teoria, nel tempo molti autori si sono cimentati in svariati esperimenti, tra cui uno dei più famosi è quello messo in atto da Rosenthal e Jacobson. Nel 1964, in una scuola elementare, gli autori somministrarono un test di intelligenza a tutti gli allievi e, successivamente, scelsero a caso alcuni bambini e comunicarono alle maestre che quei soggetti avevano delle doti intellettive molto performanti e che sicuramente avrebbero ottenuto ottimi risultati scolastici nel corso dell’anno successivo. Questi allievi prodigio vennero estratti a sorte dal gruppo di bambini sottoposti al test di intelligenza, quindi non avevano delle doti particolari, vennero etichettati come promesse e questa fu l’aspettativa creata negli insegnanti.
Lo scopo dell’esperimento era quello di determinare se i bambini per cui gli insegnanti nutrivano aspettative particolarmente favorevoli, avrebbero mostrato un progresso intellettuale maggiore di altri. Un anno dopo, i due sperimentatori, sottoposero nuovamente tutti gli allievi della scuola al test di intelligenza ed emerse che la profezia si era realizzata: gli alunni che erano stati catalogati come “promesse” in effetti ottennero punteggi al test molto più alti rispetto ai loro compagni. (Rosenthal R., Jacobson L.,1972)
Perché è avvenuto tutto questo?
Dagli studi di Rosenthal e Jacobson emerse che i maestri e le maestre si aspettavano che quegli studenti indicati dagli sperimentatori come più bravi ottenessero i risultati migliori, quindi, inconsapevolmente, offrirono loro un trattamento diverso rispetto a quello dedicato agli altri allievi, concedendogli più tempo, più attenzione, incoraggiandoli, sostenendoli, assegnando loro i compiti più difficili. In questo modo allievi e allieve hanno agito secondo le aspettative dei loro maestri e delle loro maestre, si sono impegnati di più ed hanno ottenuto risultati più alti rispetto ai loro compagni al test di intelligenza. (Rosenthal R., Jacobson L., 1964). Le conseguenze che hanno portato alla realizzazione della profezia sono state vantaggiose per il gruppetto di bambini indicati come migliori.
Cosa succederebbe se invece le nostre aspettative fossero negative?
Il sociologo Robert Merton ripropone il teorema di Thomas: “Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze” [Thomas W., 1928] per spiegare i fenomeni della crisi economica che portò l’America in depressione negli anni ‘30. L’autore ci mostra come alcune voci infondate possano influenzare la realtà e provocare conseguenze tragiche. Nel 1932 si sparse la voce tra i comuni cittadini che la loro banca fosse sull’orlo del fallimento: si trattava della Last National Bank, uno degli istituti americani invece più solidi in quel periodo. Di fronte a queste false voci, la maggior parte dei correntisti si precipitò, in quello che è ricordato come il mercoledì nero, a chiudere i loro conti correnti, la conseguenza fu il fallimento dell’istituto di credito. D’altro canto i clienti, dopo la chiusura della banca, videro le loro credenze confermate e pensarono di aver fatto bene a ritirare tutto il loro denaro.
La profezia agisce anche in ambito relazionale e nell’amore?
Stefano prova interesse per la sua collega Marianna, la incontra quotidianamente durante la pausa caffè in una saletta insieme ad altri colleghi ma, convinto di non piacerle, quando la vede assume un comportamento sfuggente, non la guarda negli occhi e non le rivolge alcuna parola. Le conseguenze? Marianna non si interessa a lui e non lo nota neppure.
La profezia spiega la situazione in cui si è trovato Stefano: quando le persone dubitano che saranno accettate dagli altri, inibiscono, in modo auto-protettivo, il loro comportamento caloroso e amichevole, al fine di evitare il rischio di rifiuto. Questo comporta, inevitabilmente, l’assunzione di un atteggiamento freddo e distaccato che viene interpretato come disinteresse, provocando realmente il rifiuto temuto (Stinson D. et al, 2009).
Come visto, sono numerose ed eterogenee le situazioni in cui è osservabile la profezia che si autoavvera. Avendo questa consapevolezza, possiamo porci un’ultima domanda: gli eventi della nostra vita, alcuni privi di interesse e altri più significativi, sarebbero accaduti lo stesso se le nostre aspettative riguardo ad essi fossero state diverse?
Barbara Marino
Bibliografia
Lo Presti D. (2018). La profezia che si autorealizza. Palermo: Dario Flaccovio Editore.
Madon S., Willard J., Guyll M. Sherr K.C. (2011). “Self-fulling prophecies: Mechanism power, and link to social problems” in Social and personality psycology compass, 5, 578-590.
Rosenthal R., Jacobson L. (1972). Pigmalione in classe. Milano: FrancoAngeli editore.
Stinson D. A., Logel C., Shepherd S., Zanna M.P.(2011). “Rewiting the self-fulfilling prophecy of social rejection: Self-affirmation improves relational security and social behavior up to 2 months later” in Psychological Science, 22, 1145-1149.
Stinson D. A., Cameron J.J., Wood J.V., Gaucher D., Holmes J.G. (2009) “Deconstructing the Reign of Error: Interpersonal Warmth Explains the Self-Fulfilling Prophecy of Anticipated Acceptance” in Personality and Social Psychology Bulletin, 9, 1165-1178.