Nel mondo della fantasia, in particolare nel settore dedicato ai fanciulli, la fiaba riveste un ruolo importante capace com’è di catturare l’attenzione dei bambini, divertendoli ma lasciando, al contempo, filtrare messaggi e insegnamenti. Tutti noi ricordiamo le fiabe famose che, a scuola o a casa, ci sono state raccontate: Cappuccetto Rosso, Pollicino, Cenerentola, Il Gatto con gli Stivali, ecc. Purtroppo nella società odierna, caratterizzata da una vita frenetica, dall’utilizzo di ausili tecnologici e giochi informatici, i libri sono spesso soppiantati e rischiano di perdere il valore educativo che si racchiude nelle loro pagine.
La fiaba: strumento educativo
«La caratteristica della buona fiaba» scriveva Tolkien, «è che, per quanto terribili siano gli avvenimenti, per quanto fantastiche o spaventose le avventure, essa è in grado di provocare nel bambino o nell’adulto che l’ascolta, nel momento in cui si verifica il “capovolgimento”, un’interruzione del respiro, un sobbalzo del cuore, di portarlo vicino al pianto o addirittura di indurlo effettivamente a piangere». (Tolkien J.R.R., 2004, p. 53).
Secondo Guido Petter (psicologo dell’età evolutiva), le fiabe hanno un’importanza essenziale nello sviluppo psicologico e cognitivo del bambino, con una ricaduta importante sul linguaggio, sulla sfera emotivo-affettiva e sull’ambito della moralità e della socialità. Per questo raccontare fiabe ai bambini dovrebbe essere un elemento imprescindibile per tutti i genitori, i nonni, gli insegnanti e gli educatori in genere (Petter G., 2007).
Dal punto di vista dello sviluppo del linguaggio è chiaro che, soprattutto se la fiaba viene letta, il bambino ha la possibilità di apprendere nuovi vocaboli e anche molti altri elementi linguistici: formule (“c’era una volta…”), proposizioni secondarie, tempi verbali e modalità narrative. Più specificatamente il racconto di una fiaba soddisfa il desiderio che i bambini hanno di sentirsi narrare degli eventi, desiderio che emerge già a partire dai 2/3 anni di età.
Secondo Jerome Bruner (psicologo statunitense che si è occupato di Psicologia cognitiva e di Psicologia dell’educazione), ascoltare le fiabe permette lo sviluppo di quello che lui definisce «pensiero narrativo», che consiste nella capacità cognitiva attraverso cui le persone strutturano la propria esistenza e le danno significato (Bruner J.,2003).
All’interno di una fiaba, attraverso l’ascolto di elementi sia reali (caratterizzati da elementi logici, esatte sequenze temporali, rapporti di causa/effetto, etc.) che irreali (in cui vengono presentati elementi che trasgrediscono la logica e la realtà), il bambino attiva contemporaneamente il pensiero razionale e il pensiero fantastico, e questo è essenziale per lo sviluppo e per il corretto funzionamento della sua attività mentale. Inoltre, attraverso la fiaba, il bambino amplifica e sviluppa la creatività, l’immaginazione e la flessibilità mentale; dunque accresce il proprio intelletto giocando e divertendosi.
Ma le fiabe sono molto importanti anche per lo sviluppo emotivo/affettivo.
La fiaba permette al bambino di scoprire il proprio mondo interiore ed emotivo e lo aiuta a comprendere i suoi sentimenti. Grazie,infatti, alla sua capacità di immedesimarsi con i personaggi e al paragone tra le vicende che ha udito narrare e quelle che si verificano nel suo mondo, riesce a raggiungere una maggiore consapevolezza della realtà che lo circonda. «Le fiabe lasciano che il bambino faccia lavorare la propria fantasia e decida se e come applicare a se stesso quanto viene rivelato dalla storia circa la vita e la natura umana» ( Bettelheim B., 1975, p.47).
Gli adulti si chiedono spesso se è opportuno raccontare storie che possano in qualche misura traumatizzare i bambini (ad es. Biancaneve, Cappuccetto rosso..); in realtà il beneficio della fiaba sta proprio nel fatto che permette al bambino di vivere emozioni forti in modo protetto, senza esserne il diretto protagonista, godendo della vicinanza di un genitore. In questo modo sarà per lui più facile affrontare alcune paure nella vita reale. A tale proposito, Gino Aldi, evidenzia la «relazione stretta che esiste tra immaginario ed emozioni, nella convinzione che la crescita emotiva dei bambini non è un corollario ma un elemento essenziale dello sviluppo evolutivo», giungendo a riconoscere «la fiaba come uno strumento importante per fortificare, direzionare, far crescere il linguaggio emotivo dei bambini» ( Aldi G., 2014, p.20).
E’ bene però ricordare che le fiabe andrebbero lette (e non viste in TV), e l’adulto dovrebbe leggerle senza mettere troppa enfasi nei momenti più drammatici, lasciando che il bambino elabori liberamente le situazioni raccontate. Il tempo dedicato alla lettura di una fiaba è un tempo di condivisione di grandissimo valore educativo, è un “tempo di qualità” soprattutto se, dopo il racconto, si offrono risposte alle domande dei piccoli ascoltatori intrise di curiosità e creatività. A questo aspetto si collega l’importanza della fiaba a livello sociale e morale: essa permette al bambino di conoscere modalità relazionali positive (collaborazione, solidarietà), oppure negative (gelosia, inganno, frode), e lo mette nella condizione di appurarne le conseguenze. Viene anche in contatto con personaggi dagli spiccati caratteri positivi o negativi.
I bambini, come detto, molto spesso si identificano con i personaggi delle storie e accettano con entusiasmo le idee e le strategie risolutive che le fiabe propongono ai loro problemi.
Da ciascuna fiaba, ogni bambino può quindi trarre un insegnamento adeguato alla situazione di crescita e di cambiamento che sta vivendo ed affronta in quella specifica fase, può cogliere una propria morale ed un proprio personale insegnamento, utile per risolvere problemi o affrontare conflitti interiori tipici della sua età. Le fiabe, infine, aiutano gli adulti a parlare con il bambino delle questioni più complesse: separazioni, morte, abbandoni, conflitti.
“Accompagnare” i bambini durante la lettura della fiaba da parte di un adulto, dunque, permette loro non soltanto di capire la storia e di vivere in prima persona l’avventura ma anche di dialogare con gli adulti, al fine di promuovere “l’empowerment cognitivo”: un processo in cui il bambino rafforza l’autoregolazione e l’autodeterminazione, sviluppando parallelamente il sentimento del proprio valore e del controllo della situazione esperienziale, l’autostima e l’autoefficacia, riducendo i sentimenti di impotenza, sfiducia, ansia e tensione negativa.
L’esito positivo della storia e la soluzione del problema iniziale da parte del protagonista infondono fiducia nella vita e nel futuro e trasmettono l’importanza di impegnarsi per ottenere ciò che si desidera. Inoltre le fiabe, rappresentando la realizzazione del concetto che il Bene vince sul Male, insegnano che il coraggio e la lealtà pagano, mentre la malvagità e la scorrettezza non sortiscono alcuna vittoria: grandi insegnamenti di vita!
Secondo Bettelheim la preziosità di molte fiabe consiste proprio nel messaggio che trasmettono: «una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte intrinseca dell’esistenza umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito ma affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso» (Bettelheim,1977, p.13).
Il ruolo rivestito dalle fiabe va, quindi, ben oltre il semplice intrattenimento; esse costituiscono, infatti, uno strumento educativo molto efficace, che consente di stimolare ed affiancare il bambino nel suo sviluppo cognitivo, affettivo e sociale.
Pertanto, riconoscendo come «nell’educazione dei bambini leggere ed avere chi ci legge sono mezzi essenziali di educazione» (Bettelheim, 1977, introduzione), un consiglio andrebbe rivolto a genitori, nonni, insegnanti ed educatori: di non lasciare i bambini in balia di televisione, tablet o computer, piuttosto sfogliare, leggere e commentare insieme una bella fiaba.
Bibliografia
Treccani (2017), Dizionario della lingua italiana, Giunti
Tolkien J.R.R. (2004), Albero e foglia, trad. it. di Francesco Saba Sardi, Bompiani
Aldi G. (2014), Educare con le fiabe. Come sviluppare l’intelligenza emotiva dei bambini, Edizioni Enea
Filippetti R. (2008), Educare con le fiabe, Edizioni Itaca
Bettelheim B. (1977), Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Milano, Feltrinelli Editore
Petter G., “Fiabe si o fiabe no?”, in Rivista Psicologia Contemporanea n. 202, 2007
Rodari G. (2001), Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi.
Propp V.Ja (1984), Morfologia della fiaba, Newton Compton Editori
Bruner J. (2003), La mente a più dimensioni, Laterza
Sitografia
http://lnx.cenpis.it/associazione/wp-content/uploads/2012/12/fiabe-si-o-fiabe-no.pdf
Ciao, grazie per l’articolo.
Una domanda: che ne pensi della continua eteronormalizzazione?