Le mascherine nella cassetta postale. La riumanizzazione della collettivà.


Non siamo nemici, ma amici. Non dobbiamo essere nemici. 

Anche e la passione può averci fatto vacillare, non deve rompere i profondi legami del nostro affetto. 

Le corde mistiche della memoria risuoneranno quando verranno toccate, come se a toccarle fossero i migliori angeli della nostra natura.

[Abramo Lincoln]

 

La riflessione qui esposta prende origine dalle notizie pubblicate sul dono delle mascherine che la comunità di origine cinese ha fatto ai propri vicini di casa all’interno dei loro condomini.

Il condominio oltre che costruire una realtà giuridica è in primo luogo una realtà sociale. In questa realtà vengono a riprodursi abitudini e consuetudini che identificano una comunità. All’interno degli spazi comuni dei condomini potremmo assistere all’attivazione di diverse leve relazionali “verbali” e “non verbale” come ad esempio lo scambio del saluto, il tener aperto il portone al passare di un altro condomino o sorvegliando lo stabile chiedendo l’autorizzazione dell’accesso 

Illustrazione realizzata da Fabio Vanni

Tra le varie relazioni che si instaurano all’interno del condominio possiamo identificare anche il mutuo soccorso. Spesso tra gli abitanti si crea un legame solidale di soccorso, come ad esempio fare provviste per il vicino ammalato, vigilare sui figli del vicino mentre lui è a lavoro o “a svolgere commissioni”. All’interno del soccorso solidale, probabilmente, possiamo anche inserire il gesto del dono delle mascherine. Infatti anche produrre una protezione degli inquilini dall’epidemia del Covid-19 potrebbe essere una forma di assistenzialismo dettato sia dalle relazioni esistenti che da dinamiche di solidarietà del “buon vicinato”. Il dono delle mascherine protettive potrebbe essere traslato nell’interpretazione antropologica sul ruolo della reciprocità. In questo caso potrebbero essere utili le riflessioni di Marcel Mauss, ove nel suo Saggio sul dono (1923) lo definisce come fatto sociale totale, cioè un fenomeno che coinvolge tutti gli altri aspetti della collettività.  Il dono, si basa sul principio della reciprocità che è composto da tre obblighi fondamentali: il dare, il ricevere e il ricambiare. Mauss afferma che il dono svolge una basilare funzione sociale, creando rafforzando e conservando i legami comunitari tra individui. L’economia del dono, nell’obbligo a concorrere al continuo “dare e ricevere”, rinsalda e fortifica un fitto insieme di relazioni sociali.

Per l’antropologo il dono non è una semplice pratica di scambio utilitaristica ma è anche un collante sociale, un modo per costruire una rete di alleanze. Infatti, l’autore scriverà: «In tutte queste società ci si affretta a dare. Non c’è un istante che si distacchi dalla normalità, anche al di fuori della solennità e degli assembramenti invernali, in cui non si è obbligati a invitare gli amici […] in cui non si sia obbligati a ridistribuire tutto ciò che si è avuto, di cui si è stati beneficiari […] l’obbligo di ricevere non è meno forte. Non si ha il diritto di respingere un dono […] agire in tal modo equivale ad ammettere che si ha paura di dover ricambiare, significa temere di venire <<annientati>>fino a che non ci sia stata restituzione» [Mauss, 2002:67-70]

La domanda fondamentale è il perché di questo gesto dal punto di vista della comunità cinese.

Sicuramente un approccio di tipo storico caratteristico dell’indagine antropologica tradizionale italiana, cerca di comprendere gli atteggiamenti contemporanei analizzando credenze, valori e consuetudini nel passato. Attraverso la voce di anziani o leggendo i testi “classici” di quel popolo possiamo trovare, come in un puzzle, gli elementi costituenti e caratterizzanti di quella cultura. Quindi per provare a comprendere il dono delle mascherine nella “cultura del dragone“ è necessario tornare alla fonte del confucianesimo e del taoismo, nell’accezione di Walker [1996], le due dottrine filosofiche che hanno modellato la cultura storica di questo popolo,  analizzando i concetti di “benevolenza” e di “armonia”.

Negli insegnamenti di Confucio (551-479 a.C.) le grandi virtù dell’uomo come la giustizia, il rito e la benevolenza sono categorie universali che superano il limite temporale e lo spazio geografico, tra queste virtù, la benevolenza è all’origine di tutti i valori.
Come indica Lippiello [2003] esplicativo è il logogramma utilizzato per esprimere il termine benevolenza, il Rèin (仁) formato dal radicale “uomo” (人) e dal radicale “due” (二) che può essere interpretato come “l’uomo non è mai solo”, l’uomo è tale solo se è accompagnato da un altro uomo. Infatti nella filosofia confuciana, l’uomo, è tale solo nella sua relazione con gli altri e l’umanità di ogni individuo si fonda nella molteplicità di individui, quindi nella collettività.

Il concetto di “armonia” nel taoismo, nella sua traslazione di società in armonia con l’universo, trova epilogo nel pensiero di Lao Tzu nell’affermare che «il saggio non accumula. Egli accresce il suo tesoro lavorando per gli esseri umani; accresce la sua ricchezza dandosi agli altri. La via del cielo benefica tutti. E non danneggia nessuno. La via del saggio lavora per tutti. E non entra in competizione con nessuno» [Tao te Ching, 81], quindi, verosimilmente, l’agire umano sarà efficace solo se mantiene come fine ultimo sempre il bene comune. Quindi ne potrebbe conseguire che l’agire rivolto al bene tangibile del prossimo possa creare un legame diretto dal concetto di reciprocità.

In tutti e due i pensieri  qui esposti, potremmo rintracciare il principio di “reciprocità”, principio che, come detto, è per Mauss alla base del dono.

Se “benevolenza” e “armonia” potrebbero essere i principi fondanti del dono delle mascherine, tra le varie interpretazioni, seguendo questo filo di pensiero si potrebbe esprimere il dono nel suo significante sociale, quale rifondare la collettività. Ne potremmo dedurre verosimilmente una interessante chiave di lettura quale l’uomo nel suo agire collettivo guidato dalla benevolenza per far fronte alla lotta all’epidemia, e l’auspicare all’armonia risolvendo i contagi da Covid-19 come bene comune potrebbe guidare il dono delle mascherine. 

Il dono diviene quindi lo strumento per ripensare le basi della socialità umana e, in prospettiva, un mezzo per immaginare una radicale riumanizzazione della vita sociale.

Come afferma Marshall Sahlins [1968], il dono si presenta come strumento di relazione, scambio, alleanza tra gruppi e individui che si trovano ad essere obbligati gli uni verso gli altri da un flusso continuo di cose date, ricevute e ricambiate. I beni donati, quindi, legano tra loro gruppi di individui in maniera continua. «La ratio del dono risiede nell’ambivalenza della relazione originaria, sospesa tra gli opposti stati d’animo «di timore e di ostilità esagerate e di generosità altrettanto esagerata», tra «fidarsi interamente o diffidare interamente», che caratterizza il contatto tra soggetti irrelati» [Sahlins 1968:6]

Il donare le mascherine quindi potrebbe essere interpretato come un gesto di generosità che riduce le ostilità intercomunitarie. Ostilità che aveva preso avvio all’inizio del contagio verso proprio la comunità cinese. Da ricordare i post virali di membri della comunità cinesi con la scritta “io non sono un virus” o le scritte razziali “cinesi infetti tornate a casa”. Queste avversioni iniziali, per fortuna, sono mutate in collaborazione e solidarietà interetnica. Oggi la Cina da nazione condannata è divenuta una alleata del nostro Paese nell’invio di equipe mediche e di dispositivi di protezione individuali.

Il dono delle mascherine rimane dunque un gesto che è riuscito ad annullare i malumori iniziali tramutandoli in sentimenti solidali, perché solo l’unione dei saperi e dei comportamenti umani riesce a fronteggiare il virus Covid-19.

Davide Sirchia

Bibliografia

Larre, C., Lo spirito della cultura cinese, Jaca books, Milano, 2007.

Lippiello T., Confucio. Dialoghi. Einaudi, Torino, 2003

Malighetti, R., Antropologie dalla Cina. Seid, Firenze, 2014.

Mauss M., Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche. Einaudi, Torino, 2002 [ed. originale 1923].

Pozzi S., Confucio re senza corona. ObarraO, Milano, 2011.

Sahlins M., “Philosophie politique de l’Essai sur le don”in L’Homme, 1968.

Satta G., “L’ambiguità del dono. Note su dono, violenza e potere nell’Essai di Mauss”, in Rasini Vallori, Aggressività. Un’indagine polifonica, 2011.

Toshihiko I., Sufismo e taoismo: studio comparativo su alcuni concetti filosofici fondamentali. Mimesis, Milano 2010.

Walker B. B., The Tao Te Ching of Lao Tzu. Macmillan, Londra, 1996.

Wang, D., Impara il cinese in 1 mese. Memorizza i vocaboli e la grammatica in modo semplice e veloce grazie a più di 500 immagini, Gribaudo, Milano, 2012.

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