Negli ultimi anni, Instagram, Facebook, YouTube e Netflix, com’anche dei siti e vari servizi di streaming, hanno dato il via ad un nuovo aggiornamento: l’upgrade prevede che chi sta guardando tramite smartphone può velocizzare la riproduzione. Così, stories, musica, Serie Tv e film possono essere gestiti dall’utente (fino) al doppio della velocità o dello slow-motion.
Qual è il bisogno di produrre più velocità?
Parlando del colosso di streaming online (essendo uno tra i più significativi quanto influenti esempi), la decisione è stata mossa rispondendo alle esigenze del pubblico in sala per rendere meno noiose alcune parti della visione, così come la possibilità di assorbire più dettagli in minor tempo[1]. Proprio a causa di ciò, alcuni registi hanno affermato che l’aumento o la diminuzione dei tempi sia una malsana idea: c’è chi ha invocato alla «profanazione» come R. Gilbey, mentre altri richiamano all’arte un’opera che comunica attraverso un tempo predeterminato.
Ma è possibile parlare di una certa “fame” del pubblico online?
Per utilizzare il pensiero P. Connerton, il tempo ha un ruolo e dipende dal tipo di sistema sociale [cfr. Connerton, 2010] e, in ambito cinematografico, questo ruolo è diegetico, cioè funzionale al compito di trasmettere l’espressività [cfr. Bettetini, 1979]. Ma in una società dove i ritmi si fanno sempre più impazienti il fattore velocità diventa tutto. Difatti, Connerton arruola al lavoro la responsabilità di organizzare lo spazio e il tempo durante la quotidianità. E il lavoro ne occuperebbe ogni frazione del giorno [cfr. Connerton, 2010].
«Ricordati che il tempo è denaro; chi potrebbe guadagnare dieci scellini al giorno, […], se anche spende solo sei pence per i suoi piaceri, non deve contare soltanto questi, oltre a questi ha […] buttato via cinque scellini» – diceva B. Franklin.
Che scopo ha il proverbio ai fini della riflessione?
In primis, per allontanarci dall’errata estrapolazione di un detto “politico” da un intero contesto “morale”, utilizzando in tal modo la discordanza tra questi due piani sollevata da I. Kant, della quale spesso l’individuo si dimentica [cfr. Kant, 2013]; in secundis, il valore politico del detto che – nella sua semplificazione «il tempo è denaro» – è stato reso utile al consumo.
Ancora una volta, Connerton osserva come il consumo permetterebbe all’individuo di partecipare al gioco del mercato e di vivere la moda come «presente effimero» [Connerton, 2010: 75]; probabilmente, potrebbe essere questo il motivo per cui il pubblico stia richiedendo questa dose di fast forward: per non essere incalzati dal passato e agire in modo rivoluzionario sul presente guardando l’oggi come il futuro. Da qui il bisogno di “skippare” per far spazio ad un nuovo tempo, ad immagini più veloci e meno noiose, in poche parole, ad un nuovo film o un nuovo video che succede.
La comunità scientifica, invece, grazie ad anni di ricerca, ha potuto restituire un quadro specifico riguardo ai reali processi che saboterebbero le capacità di comprensione. Sono stati molti i progressi che la tecnologia ha portato nella medicina o nella psicologia, talvolta rendendo meno nefasti i destini che legavano alcuni individui. È il caso dello psicologo E. Foulke che, negli anni ‘60, stufo della lentezza degli audiolibri per non vedenti decise di accelerarli. Dagli esperimenti constatò che le parole potevano essere accelerate fino a un ritmo di 250 parole per minuto senza compromettere le capacità di comprensione. Invece, anche se superando i 300-400 p/m le parole resterebbero comprensibili, il problema si riscontra nelle capacità adattive della memoria a breve termine, che incorrerebbe ad un sovraccarico di elementi [cfr. Foulke, 2006].
In uno studio più recente, è stato poi osservato come alcuni studenti preferiscano accelerare i video fino al 50% e questo sembrerebbe prevenire la noia e facilitare a mantenere le persone coinvolte [cfr. Harrigan, 1995].
Eppure, per uscire dall’empasse del consumismo come «nuovo fascismo» [Pasolini, 2008:50], dell’omologazione dei contenuti e delle sensazioni, ci si deve concentrare sul pubblico e sulla sua possibilità di decidere. È già da tempo che ad ogni utente è stata data la possibilità di avere libertà su, cosa e con quali mezzi guardare lo schermo, anzi, può decidere anche di prendere – metaforicamente – il posto del regista tramite il telecomando (per Smart TV). Sembra così una simpatica analogia quella di accostare a questa ormai abituale pratica un cult il cui titolo pare una profezia, ovvero Cambia la tua vita con un click [2006] [2].
A sostenere la tesi secondo cui l’individuo è il padrone delle sue scelte (riconoscendo le influenze dettate dal servizio stesso), è il drammaturgo V. Nabokov quando afferma che: la rilettura di un libro (lavoro che presuppone un grande impegno fisico e intellettivo) permette di goderselo meglio [cfr. Nabokov, 2018]. E proprio qui la possibilità di rewatching di alcune scene o interi film, aumentandone anche la velocità, potrebbe permettere una maggiore attenzione ad alcuni dettagli trapiantati nella sceneggiatura. Anche il Wall Street Journal ha rinvenuto come le cable TV avrebbero velocizzato alcuni servizi (fino al 9% in più) per evitare che il ripetersi di alcuni frame allontanassero l’attenzione dello spettatore[3].
«Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia», dice lo scrittore Barthes, volendo incoraggiare lo scardinamento dall’idea di percorrere una storia in modo lineare e di girovagare in essa in cerca dei propri significati [cfr. Barthes, 1970:16]. Questo aiuterebbe ad affermare che non esiste un solo modo (anzitutto “giusto”) d’intrattenersi e che un’assunzione del fast forward – secondo Barthes – permetterebbe all’uomo di non ritrovarsi con un angosciante senso di vuoto e di affidare il sovraccarico d’informazioni ad una macchina [cfr. Connerton, 2010]. Fino al punto di dover consegnarle anche i propri sogni (Dormio, un guanto hi-tech che stimolerebbe determinati sogni preselezionati[4]).
La riproduzione di velocità ha dato vita ad una nuova e diversa capacità percettiva della persona, della vista e della capacità di carpire le informazioni. Questo aumento della velocità, assieme a quello dell’informazione, avrebbe portato l’individuo a dover convivere in un «iper-presente» [Connerton, 2010: 107] il cui bombardamento di notifiche lo vedrebbe impossibilitato a rallentarne il processo. E in un tempo dove l’immagine è velocizzata e distorta, il simbolismo scenografico – motore dell’interiorità – viene azzerato al punto da non permettere più di suscitare emozioni [cfr. Bergson, 1962]. Secondo Tarkovskij, il bisogno del tempo sull’immagine vive affinché quest’ultima possa divenire verità, una sua e personale realtà [cfr. Tarkovskij, 1988]. Il tempo del cinema è perciò un tempo ritagliato della realtà che viene restituito alla persona come una nuova prospettiva [cfr. Langer, 1965], surrogato dalla propria soggettività.
Quindi, come potrà l’individuo vincere la battaglia sul tempo e sullo spazio?
Quali saranno i nuovi rituali e i nuovi schemi percettivi tali da permettergli di afferrare non tanto il presente, quanto un minuzioso dettaglio messo lì sullo schermo? Mentre l’uomo produce mezzi che abbatterebbero i “tempi di percorrenza”, come vorrà utilizzare il tempo risparmiato? Non può essere la via dell’equilibrio tra velocità e lentezza la mediana maestra che lo scrittore L. Sepulveda raccontava da una lumaca? Monito allo stile di vita come compatibilità e sostenibilità tra un ecosistema e la natura stessa dell’umanità: La lumaca è un simbolo di equilibrio. Perché la lumaca possiede il giusto, solamente il giusto. Ha lo spazio esatto in cui abitare, il suo esoscheletro [Sepulveda, 2014: 74].
Damiano Pro
[1] Variety.com: Netflix Is Testing Variable Playback Speeds (Janko Roettegers – 2019)
[2] https://www.comingsoon.it/film/cambia-la-tua-vita-con-un-click/388/scheda/
[3] Wsj.com: Cable TV Shows Are Sped Up to Squeeze in More Ads (Joe Flint – 2015)
[4] https://www.popularmechanics.com/science/a32206449/glove-hack-dreams-lucid-dreaming-sleep/
Bibliografia
Barthes, R., S/Z, French and European Publications Inc, Francia, 1970.
Bergson, H., L’evoluzione creatrice, Rizzoli, Milano, 2012.
Bettetini, G., Tempo del senso. La logica temporale dei testi audiovisivi, Bompiani, Milano, 2000.
Connerton, P., Come la modernità dimentica, Einaudi, Torino, 2010.
Foulke, E., “Listening Comprehension as a Function of Word Rate”, in Lance H., R. (a cura di), Journal of Communication, Vol. 18, 3, OUP, Oxford, 1968.
Harrigan, J., “The Volume of Trade in Differentiated Intermediate Goods: Theory and Evidence”, in Coibion O. (a cura di), The Review of Economics and Statistics, vol. 77, 2, MIT Press, Cambridge, 1995.
Kant, I., Per la pace perpetua, Feltrinelli, Milano, 2013.
Nobokov, V., Lezioni di letteratura, Adelphi, Milano, 2018.
Pasolini, P., Scritti corsari, Garzanti, Milano, 2008.
Langer, S., Sentimento e forma, Feltrinelli, Milano, 1965.
Sepulveda, L., Petrini, C, Un’idea di felicità, Guanda, Milano, 2012.
Tarkovskij, A., Scolpire il tempo. Riflessioni sul cinema, Ist. Internazionale Tarkovskij, Firenze, 2015.
Sitografia
Delbert, C., Would You Wear This Glove to Hack Your Dreams?, in popularmechanics.com:
popularmechanics.com/glove-hack-dreams-lucid-dreaming-sleep/
Flint, J., Cable TV Shows Are Sped Up to Squeeze in More Ads, in wsj.com:
wsj.com/articles/cable-tv-shows-are-sped-up
Franklin, B., Advice to a Young Tradesman, in Founders.Archives.gov:
founders.archives.gov/documents/Franklin
Roettgers, J., Netflix Is Testing Variable Playback Speeds, in Variety: