Il 23 ottobre 1920, ad Omegna, sul lago d’Orta, nasceva uno dei più celebri scrittori italiani per l’infanzia del XX secolo: Gianni Rodari.
Noto come autore di filastrocche e racconti per bambini è stato maestro elementare, giornalista dell’ “Unità”, “Paese Sera”, direttore del settimanale per bambini “Pioniere” e del “Giornale dei Genitori”, nonché pedagogista. «Chi di noi non ha letto e imparato le poesie di Gianni Rodari che, con una delicatezza assoluta, ha saputo raccontare la realtà della vita quotidiana in maniera semplice ed efficace?» (Nobile, 2017:184).
La Pedagogia di Rodari
Nel 1973 uscì l’opera che può essere considerata il suo capolavoro pedagogico ovvero Grammatica della Fantasia, un saggio composto da una serie di lezioni che lo stesso autore aveva tenuto ad insegnanti, genitori, educatori, nella città di Reggio Emilia. Il testo, come suggerisce il sottotitolo “Introduzione all’arte di inventare storie”, si propone di insegnare agli adulti e ai bambini come leggere, scrivere e raccontare storie, imparando a sfruttare il mezzo più importante che abbiamo, ossia la parola, senza dimenticarsi della fantasia, che dovrebbe essere necessaria nell’educazione.
Lo scopo di Rodari è insegnare che anche la fantasia ha le sue regole e che se si vuole stimolare la creatività dei bambini bisogna dare loro delle regole. Scrive, infatti, già nelle prime pagine: «io spero che il libretto possa essere ugualmente utile a chi crede nella necessità che l’immaginazione abbia il suo posto nell’educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola. Tutti gli usi della parola a tutti. Mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo» (Rodari, 1973:6).
Si può così affermare che il pilastro della pedagogia rodariana è il valore della creatività nel processo di apprendimento: creatività non intesa come gioco e divertimento allo stato puro ma come «una cosa seria». (Rodari, 1992:50). Secondo Rodari, infatti, un bambino troverà la forza e il coraggio di lottare per costruire un mondo migliore solo se sarà capace di immaginare cose che non esistono; il compito dell’adulto è quello di stimolare la sua fantasia, fornendogli gli strumenti adatti affinché la creatività emerga. Da qui emerge una nuova idea di bambino inteso come creatore, produttore e ricercatore, invece del tradizionale ruolo passivo che il bambino ha sempre avuto nella scuola (Rodari,1992). «La scuola tradizionale ha, infatti, sempre valorizzato due virtù scolastiche: l’attenzione e la memoria mentre, a detta di Rodari, occorre l’analisi di altre funzioni della mente e della personalità infantile, quali la creatività, l’immaginazione e la fantasia che crea. Si tratta di aspetti che caratterizzano la personalità degli uomini anche se non tutti sono posti nelle condizioni di svilupparli». (Catarsi, 2002:45).
Nuova concezione di scuola
Rodari non considerava la scuola come semplice divertimento a scapito dell’istruzione anzi, tra le sue tematiche di quel periodo, spicca proprio la scuola come luogo di apprendimento, in cui potersi riscattare culturalmente e socialmente in una realtà ancora deprivata come quella del Dopoguerra (Catarsi, 2002). Per Rodari è la fantasia la condizione che determina l’apprendimento, qualunque esso sia. «Fantasia che si focalizza nel gioco, un gioco definito fantastico che ha un’esplicita ricaduta sociale, attraverso le trasformazioni cognitive e morali che introduce nel soggetto, rendendo la sua mente sempre più sensibile ai processi cognitivi divergenti, alla critica, al dissenso e alla libertà. La fantasia che per Rodari non è un momento, un elemento del gioco, ma ne costituisce il centro». (Cambi, 1990:66-67)
L’insegnante
Nei testi di Rodari emerge, così, anche una figura di insegnante in possesso di competenze “nuove” rispetto al passato. Dovrebbe essere in grado di organizzare e «predisporre gli strumenti, creare le condizioni di collaborazione e intesa tra i ragazzi, avviarli ad una programmazione del lavoro, all’esecuzione per fasi e alle verifiche». Deve possedere una buona preparazione pedagogica ma anche psicologica, «nutrito di letture aggiornate sull’evoluzione della mente e della personalità infantile, sullo sviluppo del linguaggio e dei concetti, sulla creatività, al fine di poter improntare tutto il suo lavoro ai bisogni dei ragazzi, quelli più veri e profondi, quelli più autenticamente formativi. Deve saper applicare questo suo sapere nella pratica, adattandolo alle diverse situazioni. Deve essere anche un autentico promotore di esperienze di vita culturale, di occasioni di fruizione e di gioco, un maestro di creatività». (Cambi, 1990:99-103).
Un insegnante in grado di rinnovarsi continuamente, di mettere in discussione il proprio bagaglio culturale e tecnico, la propria idea di bambino, adattandosi alla sua crescita, interpretando le esigenze e i bisogni di quei dati bambini, in quell’anno, in quel giorno. Lo stesso “programma scolastico” secondo l’autore, non dovrebbe essere l’elenco delle cose che l’insegnante si propone di ottenere dai bambini, ma quelle che deve fare l’adulto per essere utili ai bambini.
Giochi linguistici per bambini
Prendendo spunto dalle opere di Rodari sono tanti i “giochi” divertenti che si possono fare con i bambini. Il più noto è sicuramente il “Binomio Fantastico”, gioco che Rodari proponeva durante la sua attività di maestro elementare e che consisteva nel mandare due alunni alla lavagna e chiedere ad ognuno di scrivere due parole su ciascun lato. Il compito era di “costruire” una storia divertente e fantastica imparentandole allo scopo di stimolare la fantasia, di spingere la creatività fino ai limiti del possibile.
Un altro esercizio che si può riproporre con i nostri bambini è “L’ipotesi fantastica”: si consegna al bambino un personaggio/soggetto e un’ipotesi fantastica coinvolgente il personaggio indicato e si chiede all’alunno di inventare e scrivere una breve storia in tema, come a rispondere alla domanda “Cosa succederebbe se…?” (Per altri “giochi”: 100giannirodari.com).
Dalle opere di Rodari emerge così una nuova concezione di scuola, una nuova figura di insegnante, alla cui base c’è una nuova idea di bambino che a tutt’oggi sembra quanto mai attuale.
Ogni adulto che si trova ad “interagire” con bambini dovrebbe ricordare quotidianamente la sua la celebre frase tratta da “Il libro degli errori”: «vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa» (Rodari, 1964:10).
Barbara Bianchessi
Bibliografia
Cambi F. (1990), Rodari Pedagogista, Editori Riuniti
Catarsi E. (2002), Gianni Rodari e la letteratura per l’infanzia, Edizioni del Cerro
Nobile A. (2017), Pedagogia della letteratura giovanile, ELS La scuola, Brescia
Rodari G. (2001), Grammatica della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi.
Rodari G.(1992), Scuola di fantasia, Editori Riuniti
Rodari G. (1964), Il libro degli errori, Edizioni Einaudi
Litografia
http://www.giannirodari.it/biografia/biografia.html
https://100giannirodari.com/wp-content/uploads/2019/12/Attività-didattiche-Rodari-Bordiglioni.pdf
One Reply to “Gianni Rodari e la scuola della fantasia”