Il 18 febbraio si celebra l’International Asperger Day, la giornata mondiale dedicata alle persone con la Sindrome di Asperger: un disturbo pervasivo dello sviluppo “imparentato” con l’autismo. Dalla giovane attivista svedese contro i cambiamenti climatici Greta Thunberg alla nota scrittrice italiana Susanna Tamaro, passando nella storia da Mozart a Darwin, da Van Gogh ad Einstein, sono diversi i personaggi “Aspie” – termine per indicare chi soffre della sindrome di Asperger – che hanno raccontato pubblicamente la loro storia e il loro rapporto con questa forma di autismo. Conosciamolo meglio.
Cos’è la sindrome di Asperger?
Descritta per la prima volta nel 1944 dal pediatra austriaco Hans Asperger, da cui prende il nome, venne ufficializzata in ambito clinico e di ricerca nel DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) per descrivere tutte quelle persone dotate di linguaggio formalmente corretto che, in assenza di ritardo cognitivo, presentano alcune caratteristiche dell´autismo.
Con la pubblicazione del DSM-V tutti i disordini del neurosviluppo caratterizzati da “deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale” e dalla “presenza di comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive”, sono stati classificati in un’unica categoria definendoli genericamente Disturbi dello Spettro Autistico. Ciò ha portato a ricondurre la sindrome di Asperger all’autismo, differenziandosi da questo solo per il fatto che le abilità linguistiche risultano ampiamente conservate e il funzionamento cognitivo risulta essere nella norma.
Ma cosa significa essere un bambino con Asperger?
Avere l’Asperger vuol dire percepire, provare, pensare ed agire in modo diverso dalle altre persone. I bambini con Asperger presentano differenze significative nel modo in cui percepiscono il mondo, nella regolazione delle loro emozioni, negli interessi, nella motivazione, nella socializzazione e nel comportamento.
Come afferma Cottini (2011) le caratteristiche della sindrome di Asperger (SA) sono:
- Carenza delle relazioni sociali: molti bambini con SA esprimono il desiderio di inserirsi socialmente e di avere degli amici e spesso sono frustrati e infastiditi dalle proprie difficoltà sociali. Il loro problema è una mancanza di efficacia nelle relazioni, poiché spesso hanno difficoltà nella creazione di legami e negli approcci di tipo sociale: questo aspetto viene definito come un “disordine di empatia”, una sorta di inabilità a leggere efficacemente i bisogni degli altri e a rispondere ad essi in modo appropriato. Come risultato, i bambini con SA tendono a fraintendere le situazioni sociali e frequentemente le loro interazioni e risposte sono viste dagli altri come bizzarre.
- Avere una peculiare area di interesse specifico: in questo caso si registrano differenze con l’autismo più tipico. Mentre i bambini con autismo mostrano attenzione soprattutto per oggetti o parti di essi, nella SA la focalizzazione degli interessi appare più spesso orientata verso l’area intellettuale. Di frequente, quando iniziano a frequentare la scuola o ancora prima, questi bambini possono manifestare un’attenzione assorbente per attività quali la lettura, la matematica, la storia, la geografia, le scienze o altre ancora di tipo meno scolastico (computer, mezzi di trasporto, macchinari vari, ecc.). Quando questo si verifica, mostrano di voler imparare ogni cosa possibile riguardo l’argomento e tendono a indugiare su di esso nelle conversazioni e nel gioco libero.
- Avere buone abilità linguistiche: il linguaggio risulta essere consueto e adeguato. La prosodia (un insolito timbro, enfasi o ritmo) è spesso alterata. Le comunicazioni possono apparire troppo formali e pedanti, con utilizzo di vocaboli ricercati; la compromissione dei messaggi può risultare estremamente letterale e tendente al concreto, con problemi crescenti che si manifestano con il linguaggio quando diventa troppo astratto. Le abilità di linguaggio pragmatico spesso sono deboli, con difficoltà a rispettare i turni nella conversazione e una tendenza a tornare alle aree di speciale interesse. Alcuni bambini con SA mostrano di essere iperverbali e non comprendendo che questo interferisce con le loro interazioni con gli altri che tendono ad allontanarsi.
- Avere un’eccessiva eccitabilità a livello sensoriale: riguarda le aree dell’olfatto, del movimento, dell’equilibrio, del feedback muscolare, del gusto, dell’udito, della vista e dell’area della bocca. Ciò rende poco attrezzati gli allievi con SA ad affrontare situazioni come quella scolastica, nella quale si registrano sistematicamente condizioni di sovra stimolazione sensoriale. L’inefficiente elaborazione sensoriale può creare delle ipo/ipersensibilità; queste distraggono gli allievi dalle attività che stanno svolgendo e possono causare irritabilità, aumento dell’ansia ed essere alla base di comportamenti disadattivi.
Essendo tipicamente eccentrici, inflessibili, con difficoltà nella gestione dei cambiamenti e nella comprensione delle convenzioni delle relazioni sociali, coloro che ne soffrono sono molto vulnerabili emotivamente. Spesso hanno un’intelligenza superiore alla media e singolari capacità di interesse che possono portare successivamente a grandi risultati nella vita. Pertanto, per una efficace inclusione scolastica sono necessari interventi che corrispondo ai loro bisogni educativi speciali (Sciarrabone, 2016).
Quali strategie educative possono essere messe in atto?
I ragazzi con Asperger rappresentano in un certo qual modo una sfida dal punto di vista educativo. Non esiste, però, un intervento efficace perché non esistono due persone con Asperger uguali e quindi la scelta del tipo di intervento va basata sulla singola persona. Ed è qui che ci viene in aiuto la pedagogia speciale: una branca della pedagogia che interviene, con modalità ben definite, in tutte le aree riguardanti la disabilità.
Riprendendo il punto di vista di Cottini (2011) possiamo affermare che l’approccio educativo con questi bambini deve, in generale, prevedere la messa in atto di alcune strategie fondamentali:
- Dare stabilità: è importante dare stabilità e prevedibilità sia nell’ambiente che nelle attività.
- Comunicare e rapportarsi adeguatamente: La prima regola di fondo per comunicare con un ragazzo con Asperger è non dare mai per scontata la sua comprensione del linguaggio. Spesso il possesso di un vocabolario evoluto e la loquacità portano gli adulti a sopravvalutare le capacità a livello di linguaggio recettivo che spesso, invece, risultano essere consistentemente compromesse anche dalla tendenza a interpretare letteralmente tutto ciò che gli viene detto. Per queste ragioni è importante impostare una comunicazione centrata sull’utilizzo di un linguaggio concreto, senza far ricorso a metafore, evitando termini vaghi e poco ancorati al reale.
- Rendere esplicite le regole sociali: la difficoltà nel capire le regole sociali diverse a seconda della situazione che si trova a vivere, è una delle principali cause che si frappongono alla costruzione di solide relazioni. Un aspetto importante a scuola è rappresentato dal coinvolgimento attivo dei compagni, per far sì che ci sia vera inclusione, evitando il sorgere di possibili situazioni di scherno e derisione che possono essere, a loro volta, fonte di ansia e, di conseguenza, compromettere ulteriormente le prospettive di interazione sociale.
- Sostenere nell’acquisizione delle strategie di pianificazione e problem solving: gli individui con SA presentano segni di deficit a livello delle funzioni esecutive superiori, con particolare compromissione di quelle della flessibilità e della pianificazione/organizzazione. Spesso hanno difficoltà ad organizzarsi e autoregolarsi: l’azione dell’educatore deve essere improntata ad interventi specifici per migliorare la flessibilità cognitiva e apprendere specifiche strategie di problem solving. Inoltre, essendo le competenze di tipo visuo-spaziale il loro punto di forza, è importante presentare, a supporto dell’esecuzione di compiti, comunicazioni scritte e immagini grazie anche all’utilizzo della Comunicazione Aumentativa Alternativa, intesa come l’insieme di strategie e tecniche utilizzate per aiutare coloro che hanno difficoltà nella comunicazione verbale, utilizzando principalmente un sistema di scrittura in simboli.
Attraverso l’intervento educativo vogliamo “normalizzarli?”
L’azione educativa con bambini/ragazzi con Asperger è, quindi, complessa e va sempre messa in discussione. Si basa su quello che Freinet chiama “tatonnement experimental” cioè un processo di ricerca continua il cui obiettivo non è quello di “normalizzarli” oppure di “volerli correggere” ma di permettere la loro vita come Asperger, con le loro caratteristiche e particolarità, in mezzo alla società e con gli altri. È qui che interviene la pedagogia speciale, come operazione di mediazione culturale, al fine di educare l’ambiente e il contesto ad accogliere il modo di essere degli Asperger e fornendo loro gli strumenti tramite l’apprendimento mediato e l’esperienza educativa, per vivere in mezzo agli altri e con gli altri, pur conservando il proprio modo di essere (Sciarrabone, 2016).
Barbara Bianchessi
Bibliografia
Biondi M., DSM-5, (2014), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Ed. Cortina.
Cottini L. , (2011), L’autismo a scuola. Quattro parole chiave per l’integrazione, Carrocci, Milano.
Attwood T., (2012), Guida alla sindrome di Asperger. Diagnosi e caratteristiche evolutive, Erickson, Trento.
Xaiz C., Micheli E., (2012), Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo sviluppo dell’intersoggettività, Erickson, Trento.
Sohn A., Grayson C., (2012), Un figlio con la sindrome di Asperger, Manuale per i genitori e gli educatori, LEM libraria.
Schopler E., Mesibov G.B., Kunce L.J., (2001), Sindrome di Asperger e autismo high-functionning. Diagnosi e interventi, Erikson, Trento.
Sciarrabone C., (2016), La sindrome di Asperger: problematiche e interventi educativi, Youcanprint, Roma.