Ortoressia: il cibo sano che fa male

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) possono essere considerati, ad oggi, tra i più frequenti dell’adolescenza e della prima età adulta. Essi presentano caratteristiche molto diverse tra loro ed anche contrastanti: si pensi all’anoressia, ovvero al rifiuto nei confronti del cibo o, d’altra parte, alla bulimia caratterizzata da ricorrenti abbuffate (Lingiardi, Gazzillo, 2014).

Una delle ultime frontiere in tema di disturbi dell’alimentazione è l’Ortoressia, ovvero l’ossessione psicologica per il mangiare sano. Nonostante non sia ancora ufficialmente entrata a far parte dei disturbi dell’alimentazione, il dietologo Bratman la descrisse per la prima volta nel 1997. In breve, chi soffre di ortoressia riferisce di avere una preoccupazione eccessiva per l’alimentazione sana che implica l’evitamento di tutti i cibi valutati “non sani”, oltre che un’eccessiva quantità di tempo spesa a valutare la composizione dei nutrienti dei vari cibi e nella preparazione di specifici alimenti sulla base di criteri percepiti come salutari (es: cottura al vapore). Tale stile alimentare in genere esordisce come una ricerca di uno stile di vita sano, attraverso un’alimentazione consapevole (Bratman, 1997). Le persone che presentano questo disturbo in genere hanno anche un atteggiamento di superiorità, didattico e colpevole nei confronti di chi non persegue questo uno stile di vita sano (Novara et al., 2017).

Disturbo dell’alimentazione oppure ossessione?

Nonostante sia stato spesso descritto come un disturbo associato al comportamento alimentare, l’ortoressia presenta indubbiamente delle associazioni con il disturbo ossessivo-compulsivo. Infatti, il tempo speso per la scelta e la preparazione dei cibi spesso ha le caratteristiche della ruminazione ossessiva legata a specifici rituali, proprio come chi ha tratti ossessivi. Sono frequenti anche ideazioni legate alle contaminazioni o alla perdita di controllo. Queste preoccupazioni possono condurre anche all’isolamento sociale e all’evitamento degli incontri sociali legati al cibo, come ad esempio mangiare una pizza con gli amici (Brytek-Matera, 2012). 

Come distinguere l’ortoressia da uno stile di vita sano?

Come tutte le psicopatologie, il confine tra normalità e patologia è piuttosto labile, soprattutto quando, come in questo caso, si parla di un’esasperazione di un comportamento ritenuto “normale” o addirittura socialmente encomiabile. Infatti, mantenere uno stile di vita sano ed attivo, affidandosi ad un’alimentazione senza troppi eccessi, sembrerebbe rappresentare la chiave per una vita all’insegna del benessere. Ciò che distingue la patologia da un comportamento normale è (Lingiardi, Gazzillo, 2014):

  1. persistenza: presentarsi per molto tempo;
  2. pervasività: presente in diversi ambiti della vita;
  3. determinare una compromissione clinicamente significativa: ovvero determinare disagio e scarso adattamento. 

In conclusione possiamo affermare che anche i comportamenti socialmente accettabili possono nascondere delle insidie se si diventano il centro del nostro mondo e determinano limitazioni e ruminazioni che caratterizzano gran parte della nostra giornata. Come sempre “la verità sta nel mezzo”: trovare la giusta misura tra un comportamento sano e un’ossessione rappresenta l’unica via per un comportamento che sia equilibrato ed, al contempo, utile a favorire il benessere. Nessun estremo è mai healthy

 

Rossella BottaroRossella Bottaro

Info 

 

Bibliografia

Bratman, S. (1997). The health food eating disorder. Yoga Journal

Brytek-Matera, A. (2012), Orthorexia Nervosa – an Eatin Disorder, Obsessive –Compulsive Disorder or Disturbed Eating habit? Archives Of Psychiatry And Psycotherapy, 4(1)

Lingiardi, V., Gazzillo, F. (2014). La personalità e i suoi disturbi. Milano, Raffaello Cortina Editore. 

Novara, C., Pardini, S., Pastore, M., Mulatti, C. (2017). Ortoressia Nervosa: un’indagine del costrutto e delle caratteristiche psicometriche della versione italiana dell’Eating Habits Questionnaire-21 (EHQ-21). Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 23(3).

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