La volontà di cambiare – Bell Hooks (La Recensione)

La volontà di cambiare – Mascolinità e amore è un saggio del 2022 dell’attivista Bell Hooks (pseudonimo di Gloria Jean Watkins), nonché il primo libro dell’autrice tradotto (da Bruna Tortorella) dalla casa editrice Il Saggiatore.

La narrazione è suddivisa in undici capitoli in cui il filo conduttore è di certo la visione del patriarcato, di cui tutti, uomini e donne, siamo vittime più o meno inconsapevoli. Già nella prefazione l’autrice enuncia al meglio ciò che è per lei quest’ opera rappresenti:  «La volontà di cambiare. Mascolinità e amore riguarda il nostro bisogno di vivere in un mondo in cui donne e uomini possano appartenere gli uni agli altri. Riflettendo sui motivi per cui il patriarcato ha mantenuto il suo potere sugli uomini e sulla loro vita, esorto le donne a rivendicare il femminismo per gli uomini, dimostrando che il pensiero e la pratica del femminismo sono l’unico modo in cui oggi possiamo veramente affrontare la crisi della mascolinità».

volontà di cambiare

Ma, alla fine, cos’è questo patriarcato che ha in scacco le nostre vite? 

É un sistema politico sociale secondo il quale gli uomini sono per loro natura dominanti, superiori a tutti coloro che ritengono “deboli”, in particolare le donne. Gli assunti del patriarcato prevedono il predominio, la guida e la gestione dei sommessi, attraverso varie forme di terrorismo e violenza, sia fisici che psicologici. Giacché il dominio maschile deve essere preservato con ogni mezzo necessario, il patriarcato sostiene, promuove e condona la violenza sessista, termini con cui non ci si riferisce solamente a stupri e abusi da parte di partner, ma che si utilizzano anche per  le relazioni tra genitori e figli, enunciando così una trasmissione dei valori patriarcali già all’interno del sistema famiglia.

Come l’autrice sottolinea più volte, chi favorisce la perpetuazione della violenza maschile attraverso il modello del dominio, sono sia uomini che donne. Nella cultura patriarcale queste ultime sono violente quanto gli uomini nei confronti dei soggetti su cui si sentono legittimate a dominare.  Molte di queste inoltre, assistono, stando in disparte, alla “brutalizzazione” dei loro figli per mano di padri, amici, fratelli oppure svolgono lo stesso lavoro in qualità di genitore patriarcale (come ad esempio le madri single). 

Dunque, tutti abbiamo colpe nel perpetrarsi di questo sistema ma come si potrebbe interrompere questo fenomeno?

Come prima cosa, l’autrice sostiene che uomini e donne non sono nemici tra loro o meglio, non tutti gli uomini sono “il nemico”, così come sostengono numerose femministe radicali, piuttosto afferma che uomini e donne, insieme, debbano riconoscere il problema nel sistema patriarcale e che, per uscire da questa condizione di repressione, sarebbe opportuno immaginare modi alternativi di mascolinità, convivenza, vera e autentica reciprocità. «Gli uomini non possono cambiare se non esistono modelli di cambiamento. Gli uomini non possono cambiare se non s’insegna loro l’arte di amare. Non è vero che gli uomini non sono disposti a cambiare. É vero che molti di loro hanno paura di cambiare. […] Per conoscere l’amore, gli uomini devono essere capaci di rinunciare alla volontà di dominare. […] Devono essere disposti a cambiare». E così come l’uomo, anche molte donne che, costrette a indossare la maschera del patriarcato, accettano questo paradigma perché sentono che sia meglio essere dominatrici che dominateIn questo, il femminismo, offre a tutti un’idea di relazione non basata sul potere bensì sulla mutualità, un’idea di collaborazione e condivisione senza dominio

A livello pedagogico il libro può essere fonte di numerosi spunti. 

Attraverso i vari estratti di vita e stralci bibliografici, l’autrice ci porta a riflettere sulla famiglia, sulla suddivisione dei ruoli genitoriali, sulla trasmissione di valori, usi, concezioni che avvengono all’interno del sistema, per poi arrivare alla descrizione di vissuti della vita adulta e l’emergere di quanto è stato introiettato durante la crescita. Il libro potrebbe risultare un valido strumento a livello di educazione di genere e di educazione emotiva e sentimentale, soprattutto con i ragazzi delle scuole secondarie di secondo livello, anche se, riadattato adeguatamente, qualche stralcio dell’opera potrebbe essere utilizzato con fasce di età inferiore.

Isabella Gramai

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