La propaganda tra passato e presente

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Da sempre l’uomo ha assecondato il suo innato bisogno di comunicare, trovando modus operandi che lo avvicinassero all’altro, permettendogli di esprimere se stesso e il proprio pensiero. Così ci si ritrova a dover ammettere che i nostri predecessori,con straordinaria lucidità, si siano ben adoperati,con i mezzi disponibili all’epoca, alla costruzione di una società fortemente influenzata da fattori esterni, indipendenti dalla volontà dei membri della popolazione stessa. Lo scopo della propaganda è quello di generare consenso, la propaganda bellica per esempio è una delle caratteristiche più efferate della guerra in quanto tutto l’odio, tutte le menzogne, le vociferazioni provengono inevitabilmente da coloro che non combattono: i propagandisti.

Propaganda nella Roma imperiale

Storicamente è impossibile riconoscere quando effettivamente la propaganda ha iniziato ad influenzare il modo di far politica o, anche solo, quando è entrata nell’uso comune per il raggiungimento di un qualsiasi fine. Per esempio i fondatori si sentirono in dovere di giustificare gli atti di conquista, e al contempo cercare il favore del popolo, attraverso una propaganda che per l’epoca era tutt’altro che obsoleta. Uno dei temi più costanti è la pace rappresentata da Roma, un buon governo centrale e lo stato di diritto. Molto forte fu la propaganda romana nei confronti delle popolazioni germaniche descritte come barbare,devastatrici ed aderenti a riti pagani e crudeli. Altro pilastro della propaganda capitolina era il concetto del culto della leadership che trovava porto nella figura dell’imperatore le cui statue erano solitamente frequenti in città, nei luoghi pubblici. A partire da Adriano il concetto romano di propaganda divenne sempre più consolidato e, mediante un processo graduale e discretamente complesso, si riesce a costruire una ormai inconscia lealtà verso l’Impero. Anche le attività ludiche come i giochi nelle piazze o negli anfiteatri, un po’ quello che succede oggi negli stadi, erano spesso e volentieri mezzi effettivi e velati di propaganda o di distrazione da elementi di importanza molto più vitale, “panem et circenses”.

Tappe della propaganda dall’età moderna all’età contemporanea

Martin Lutero, teologo tedesco, diede vita alla Riforma protestante a partire dal 1517 principalmente grazie a stratagemmi propagandistici. In primis egli si è trovato nella fortunata circostanza di poter beneficiare della nascita della stampa per favorire la diffusione delle sue idee che, come si è visto, troveranno grande riscontro Urbi et Orbi. Robespierre fu per molti un folle tiranno travestito da democratico ma, per altri, un grande demagogo con un’intelligenza politico-propagandista fuori dal comune, così come un altro francese, Napoleone Bonaparte, la cui immagine è letteralmente idolatrata dalla popolazione francese di inizio ‘800. Anche Karl Marx, autore del “Manifesto del Partito Comunista” e de “Il Capitale”, effettuò un processo di propaganda seppur più mirato a rimanere nel tempo che ad avere un effetto immediato.

 Propaganda come strumento di controllo

Come si evince del celebre romanzo “1984” di George Orwell è obiettivo principale di coloro che governano, soprattutto nei regimi totalitari, quello di convincere la popolazione a denunciare ogni tentativo di rivolta contro lo Stato di un altro soggetto. Partendo da ciò Hobbes sostiene: ≤E’ necessario alla difesa dello Stato che,in primo luogo,vi sia chi spii e sia in grado di prevedere nei limiti del possibile le mosse e le intenzioni di tutti quelli che danneggiano lo Stato. Le spie stanno ai sovrani come raggi di luce all’anima umana.> Gustav Le Bon, grande studioso di psicologia delle folle ,afferma nel 1895: ≤ E’ solo studiando la psicologia della folla che si può comprendere che le azioni della legge e delle istituzioni su di loro sono insignificanti, che loro (i popolani) sono incapaci di sostenere un’opinione qualunque se non quelle che gli vengono imposte, e che non è con le leggi basate sulle teorie della pura eguaglianza che essi vanno guidati,bensì con lo studio di ciò che li impressiona e seduce.>

 Grandi propagandisti contemporanei

Adolf HItler si serve di Goebbels, grande propagandista e manipolatore di folle, che assunse il controllo totale sulla vita culturale tedesca (cinema, teatro, stampa, radio, manifestazioni pubbliche sportive, cortei) e su ogni mezzo di informazione presente nella Germania degli anni ’30 diventando il primo Ministro della Propaganda nella storia nel gabinetto di Hitler del 1933. Uno dei più grandi propagandisti di sempre, oltre a Walter Lippmann, autore di molte opere il cui fine è smascherare la debolezza mentale delle masse, è l’americano Edward Bernays, nipote di Sigmund Freud e fondatore della scienza delle pubbliche relazioni. Nel 1928 Bernays magnificava l’importanza di una “manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse” per il buon funzionamento di una società democratica, riconoscendo ed accettando la presenza di “capi invisibili” in grado di “plasmare la nostra mentalità,orientare i nostri gusti,suggerirci cosa pensare”. Egli inoltre nell’opera “Propaganda” del 1928 descrive la sua personale visione dell’effetto propagandistico su un soggetto ignaro di esserne vittima le cui abitudini sono influenzate da persone che non ha mai visto in faccia. Egli è anche teorico del famoso “effetto gregge” secondo cui il pubblico è persuaso a prendere una certa strada perché “tutti gli altri lo stanno facendo”. Questa tecnica rafforza il naturale desiderio della gente di essere dalla parte dei vincitori. La vittoria inevitabile invita inconsciamente quelli non ancora nel gregge ad unirsi a quelli che sono già sulla strada di una vittoria certa. Oggi l’uso della propaganda è principalmente concentrato sull’ambito bellico: le grandi potenze riescono a far passare le operazioni militari per missioni umanitarie. Base delle guerre umanitarie è etichettare un soggetto come “male assoluto” e presentarsi con l’unico interesse di estirpare quest’ultimo in nome della libertà e della democrazia, così è accaduto di recente con Saddam Hussein, Bashar al-Assad e Muammar Gueddafi il quale è stato al governo della Libia quarantadue anni prima che il mondo si accorgesse che era un sanguinario dittatore. Una simile situazione si è verificata in Siria dove Assad, al governo dal 2000, diventa improvvisamente un nemico per la democrazia del Medio Oriente, dunque gli USA decidono di armare dei ribelli siriani contro il regime. Casualmente, in una situazione di instabilità totale siriana prolifera lo Stato Islamico che poi, favorito dalla deposizione di Gueddafi, riesce ad arrivare indisturbato fino alla Libia.

 Il curioso caso Bernays

Louis Bernays fu la mente propagandistica dietro il colpo di Stato in Guatemala del 1954, organizzato da Allen Dulles, direttore della CIA e secondo azionista della United Fruit Company, multinazionale americana presente in Guatemala con un’immensa quantità di piantagioni di banane che ha controllato il paese mediante dittatori compiacenti e corrotti, non a caso era riconosciuta come “Repubblica delle Banane”, locuzione in uso tutt’oggi per descrivere un sistema corrotto ed inefficiente. In questo scenario, troviamo altri due attori: il primo azionista e Segretario di Stato degli Stati Uniti, John Foster Dulles, e Arbenz Guzman, che vince le elezioni nel 1951. Quest’ultimo presenta un progetto di nazionalizzazione delle principali infrastrutture e latifondi del paese. La United Fruit Company assume come consulente in pubbliche relazioni Bernays per liberarsi di Arbenz e il propagandista, molto furbo e cauto, decise di sfruttare il periodo della Guerra Fredda per alimentare il pericolo del comunismo amplificato anche dal precedente Maccartismo, movimento anticomunista nato negli USA a partire dal 1953. Arbenz era un socialista democratico senza alcun legame con la Russia ma, mediante una campagna di propaganda efficiente, si riuscì a convincere la popolazione americana che a poche centinaia di km dalle proprie coste stava sbarcando il pericolo rosso. Si affermò inoltre che il Guatemala non era altro che il ponte di lancio per un probabile assalto russo agli Stati Uniti, inaccettabile per il cittadino medio spinto dalla sua legittima voglia di difendere il proprio paese da questa efferata minaccia così, quando il popolo chiese a gran voce un intervento militare, il governo fu felicissimo di accontentare la propria popolazione fiera del fatto che, con la loro mobilitazione, non avrebbe messo piede nessun odioso comunista nella tana della “democrazia” e dell’eguaglianza sociale. Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario e spesso chi la dice è emarginato,o peggio,etichettato come pazzo.

Voi cosa ne pensate della propaganda nel nostro presente, nella società dei social media?

Lorenzo Caruso

Studente in Scienze politiche e sociali

Bibliografia

Bernays, E., L., Propaganda, La Feltrinelli, Milano

Chiais, M., La propaganda nella storia. Strategie di potere dall’antichità ai giorni nostri, Lupetti , Bologna

Hobbes, T., De Cive, Editori Riuniti, Roma

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