“Chi è mai colui che abbia voluto lasciare ad altri uomini l’arbitrio di ucciderlo?
Come mai nel minimo sacrificio della libertà di ciascuno vi può essere
quello del massimo tra tutti i beni, la vita?” – Cesare Beccaria
La Siria è solo uno dei Paesi attualmente devastati dalla guerra, una guerra che dura da ben 5 anni ed iniziata dopo che, il 18 marzo 2011, il governo al-Assad apre il fuoco su manifestanti pacifici, scatenando la reazione di gruppi armati d’opposizione e dello stesso Stato Islamico (ex ISIS). Nel 2014, gli Stati Uniti prendono parte al conflitto, seguiti da Russia e Turchia in una guerra “tutti contro tutti”. Eppure si sa: a pagare sono sempre “civili inermi” (L. Strada).
Organizzazione internazionale di Stati preposta alla garanzia della pace e della sicurezza è l’ONU, promotrice del rispetto dei diritti umani. Le violazioni più gravi di tali diritti prendono il nome di crimini internazionali, riconoscendosi ad ogni Stato il diritto (e in certi casi, l’obbligo) di reprimerli perseguendone i responsabili (siano essi organi statali o semplici individui).
I rapporti ONU e di Amnesty International hanno denunciato i crimini perpetrati da tutte le parti in conflitto: dall’uso di armi chimiche a sequestri, torture, sparizioni di massa, raid aerei su centri abitati, blocco degli aiuti umanitari fino all’assedio, volto a ridurre la popolazione alla fame. Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, ha dichiarato che «i cinque anni trascorsi dall’inizio della rivolta sono stati contraddistinti da orrori e bagni di sangue di dimensioni colossali».
Principale responsabile del mantenimento della pace è il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dotato di poteri di natura conciliativa e coercitiva nei confronti di quegli Stati che minaccino la pace o commettano atti di aggressione.
Eppure, a parte qualche intimazione a cessare tutte le violazioni caduta nel vuoto, l’incapacità dell’ONU di adottare misure concrete è a dir poco raggelante!
È ormai chiaro infatti che le forze governative e i gruppi armati d’opposizione hanno adottato una precisa strategia di attacchi indiscriminati contro i civili. Shetty denuncia le “strategie terrificanti” attuate: barili-bomba su scuole, ospedali, moschee e mercati affollati, sparizioni forzate e uso della tortura “su scala industriale”. Nel gennaio 2014, un militare siriano disertore (nome in codice: Caesar) ha fatto pervenire oltre 55mila foto tra corpi torturati, ridotti alla fame e bruciati. Tra i 6.000 cadaveri conteggiati, solo 780 sono stati identificati.
A parte i (più o meno legittimi) dubbi avanzati circa la possibilità di attribuire la paternità di simili nefandezze al solo governo siriano, quella di Caesar non è l’unica testimonianza: Amnesty International parla di quasi 18mila siriani morti sotto tortura dall’inizio delle rivolte.
È quindi necessario condannare ogni negazionismo delle torture ed ogni tipo di propaganda occidentale che descriva Assad «dalla parte dei “buoni” perché combatte l’Isis» (A. Ricucci): nelle carceri siriane perdono la vita persone di ogni età, sesso, etnia, credo religioso o politico, come dimostra il caso di una 23enne, studentessa di ingegneria, colpevole di aver distribuito generi alimentari e medicinali agli sfollati di Damasco e che, nella sua cella, sognava di ricostruire gli edifici distrutti dalla guerra disegnandone i progetti. Insomma: ben lontana dallo stereotipo del terrorista islamico!
Le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, ratificate da tutti gli Stati membri dell’ONU, distinguono i crimini internazionali in crimini di aggressione, contro l’umanità e di guerra. Tra questi ultimi, ne richiamiamo solo alcuni:
- tortura o trattamenti inumani;
- deportazione, trasferimento o detenzione illegale;
- attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o costruzioni non costituenti obiettivi militari;
- dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all’educazione, all’arte, alla scienza o a scopi umanitari, a ospedali e luoghi dove sono riuniti i malati ed i feriti, purché non utilizzati per fini militari.
I continui bombardamenti aerei sul territorio siriano hanno costretto gli abitanti a rifugiarsi sottoterra, comportando il trasferimento di ospedali e scuole in seminterrati e bunker sotterranei.
Ben 697 operatori sanitari, tra aprile 2011 e novembre 2015, sono rimasti uccisi. Nello stesso periodo, decine di migliaia di persone sono state vittime di sparizione forzata.
Alcuni gruppi armati, in particolare l’ISIS, hanno dato mostra dei propri crimini sui mass media internazionali, in special modo dell’esecuzione di civili. La coalizione statunitense e le forze russe, più volte, si sono rese colpevoli di raid aerei causando vittime tra la popolazione.
Eppure, tutto questo non basta ancora all’ONU per mettere fine a questa “mattanza”!
Da più parti continua a chiedersi che la questione sia rimessa alla Corte Penale Internazionale. Si tratta del primo Tribunale permanente competente a giudicare sui crimini internazionali commessi da qualunque individuo nel territorio di uno Stato aderente.
Ad oggi, lo Statuto della Corte è stato ratificato solo da 124 Stati, ad esclusione – tra gli altri – di Cina, Iraq, Libia, Russia, Siria, Stati Uniti e Turchia. Tuttavia, tramite risoluzione del Consiglio, è possibile estendere la giurisdizione della Corte ad uno Stato non aderente. A tal fine, è necessario il voto favorevole di almeno nove Stati membri e che nessuno dei 5 membri permanenti (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) si opponga. Ebbene: nel maggio 2014, il doppio veto è stato posto da Cina e Russia. Insomma: fatta la legge, trovato l’inganno!
Il diritto internazionale ha sicuramente conosciuto un’evoluzione impensabile fino a 70 anni fa: l’istituzione di una Corte permanente rappresenta una voltata storica, ma l’ONU sembra ancora ben lontana dall’assunzione del ruolo di protagonista che le spetterebbe. Le crisi nell’ex Jugoslavia (1992), nel Ruanda (1994) e in Siria sono tristi esempi di quella che riteniamo essere una sconfitta non solo per l’umanità, ma per l’intera comunità internazionale.
“Meditate che questo è stato: vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore…” – Primo Levi
Veronica Pagano
Bibliografia
Amnesty International, (2016), Siria. In Rapporto 2015-2016 – La situazione dei Diritti Umani nel mondo, Infinito Edizioni
Greppi, E. (2001), I crimini di guerra e crimini contro l’umanità nel diritto internazionale. Torino, UTET
Illuminati, G., Stortoni, L., e Virgilio, M. (2000). Crimini internazionali tra diritto e giustizia: dai Tribunali Internazionali alle Commissioni Verità e Riconciliazione. Torino, G. Giappichelli Editore
Bibliografia
Amnesty International Sez. Italiana. (2015, maggio). Rapporto di Amnesty International sul “girone infernale” della Siria: barili-bomba ad Aleppo fanno stragi, seminano il terrore e obbligano la popolazione a vivere sottoterra. Tratto da Amnesty.it: http://www.amnesty.it/Siria-nuovo-rapporto-denuncia-bomba-stragi-terrore-e-violazioni-diritti-umani-aleppo
Amnesty International Sez. Italiana. (2016, marzo). Dalla speranza all’orrore: cinque anni di crisi in Siria. Tratto da Amnesty.it: http://www.amnesty.it/Dalla-speranza-all-orrore-cinque-anni-di-crisi-in-Siria
Cibba, C. (2016, ottobre). Torture in Siria: Le foto di “Nome in codice: Caesar” in mostra. Tratto da RetiSolidali.it: http://www.retisolidali.it/torture-in-siria/
International Committee of the Red Cross. (2016, September). State Parties to the following International Humanitarian Law and other related treaties. Tratto da ICRC.org: http://ihl-databases.icrc.org/applic/ihl/ihl.nsf/xsp/.ibmmodres/domino/OpenAttachment/applic/ihl/ihl.nsf/5FE9C868227EDD1CC1257F330052D22D/%24File/IHL_and_other_related_Treaties.pdf
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