“So cosa significa voler morire, che sorridere fa male e che ci provi ad inserirti ma non ci riesci. Che fai del male al tuo corpo per cercare di distruggere la cosa che hai dentro”. È una citazione tratta dal film “Ragazze interrotte” (cliccate QUI per un breve video informativo) che racconta di ragazze internate in un ospedale per risolvere problemi di natura psichiatrica e psicologica; nello specifico alla protagonista viene diagnosticato il disturbo borderline. Il film ritrae in modo approfondito il disagio esistenziale della protagonista e ne svela, dietro un carattere oppositivo e ribelle, una personalità fragile e contraddittoria; infatti viene messo in luce un aspetto importante e caratteristico di tale sindrome, quale l’ambivalenza, ossia l’essere dilaniati tra opposte linee di condotte e forti sentimenti contrastanti.
In campo clinico il disturbo borderline viene definito come una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e di marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presente in vari contesti. Nella classificazione dei disturbi mentali è incluso nel gruppo dei disturbi di personalità, intendendo stili di comportamento e di pensiero abituali che risultano poco adattivi, radicati nella struttura di personalità in modo rigido e che compromettono il benessere della persona nei vari ambiti di vita (familiare, lavorativo, sociale).
Etimologicamente indica una condizione al limite, che riguarda una difficile collocazione all’interno delle categorie diagnostiche, oscillando tra un funzionamento dell’Io sofferente ma aderente alla realtà e un funzionamento maggiormente compromesso, slegato dal reale.
Il termine però rimanda anche a dei vissuti interiori dei soggetti borderline: ai margini della società perché incapaci di adattarvisi; nel limbo dei rapporti interpersonali perché vicini e lontani agli altri, dentro e fuori nelle relazioni, passando da un estremo all’altro. La marcata instabilità si riflette sulla mutevolezza dell’umore; un’instabilità verso se stessi in quanto non riescono ad avere una coerente immagine di sé e un’instabilità che investe la sfera relazionale. I soggetti affetti da tale disturbo, partendo da una non accettazione di se stessi e da un’intensa angoscia di essere abbandonati, utilizzano modalità relazionali opposte, passando da un morboso attaccamento a un improvviso distacco dagli altri. Adottano un pensiero dicotomico, in cui spaccano il mondo in due parti, il buono e il cattivo. Quindi tendono inizialmente a idealizzare la persona che inevitabilmente non soddisferà le loro aspettative, ciò susciterà delusione, pertanto tale persona verrà svalutata e disprezzata.
I borderline, vivendo in modo molto intenso le relazioni data la loro estrema sensibilità, manifestano impulsività nell’ agire come reazione a emozioni difficili da gestire, per questo motivo incorrono in comportamenti dannosi per sé quali: abuso di sostanze; tendenza ad abbuffarsi; guida spericolata; trasgressioni sessuali; aggressività; sperpero. Non si sentono adeguati, degni d’amore e vogliono punirsi e spingersi oltre il limite per mettere alla prova se stessi. Ma sono comportamenti che lasciano un vuoto e un senso di tristezza interiore.
Come per tutte le patologie, prima di attribuire certi sintomi ad un conclamato disturbo è necessario che vengano soddisfatti precisi criteri diagnostici all’interno di un’attenta analisi da parte dello specialista. Risulta particolarmente complicato fare “diagnosi borderline” chiara e certa, trattandosi, piuttosto che di sintomi, di atteggiamenti e comportamenti al quanto diffusi nella nostra società, inoltre sono caratteristiche che sfumano dai limiti della normalità all’evidente psicosi; questo rimarca l’inesistenza di un confine netto tra equilibrio mentale e patologia.
E’ possibile scorgere, dunque, anche i fattori sociali nel suo insorgere: la sensazione di vuoto cronico; la ricerca continua di una propria identità; l’incertezza sul proprio futuro; la voglia di trasgredire e mettere alla prova i propri limiti si sposano bene con l’anomia che rappresenta lo stato di disgregazione dei valori, tipica delle civiltà occidentali contemporanee che andrebbe a spiegare l’elevata diffusione di questo fenomeno (3% della popolazione); dunque possiamo amaramente considerare tale disturbo figlio dei nostri tempi.
Ornella Maggio
Bibliografia
Paris J., Il disturbo borderline di personalità, Il Mulino, 2011
Falabella M., L’Abc della psicopatologia. Esplorazione, individuazione e cura dei disturbi mentali. Edizioni scientifiche, Ma.Gi, 2005