Nelle scuole danesi si insegna un’ora di empatia. Quest’ora di lezione viene chiamata ‘Klassens tid’ ed è prevista dal curricolo nazionale dal 1991, anche se già praticata dal 1870. È necessario capire cosa si intende per empatia per poi addentrarsi nella proposta danese.
Laura Boella scrive: «Un amico viene da me e mi dice che ha perduto suo fratello e io mi rendo conto del suo dolore. Che cos’è questo ‘rendersi conto’ ?»[Boella, 2006,p.16] Di cosa mi ‘rendo conto’? Come io posso ‘rendermi conto’? Comprendo che l’altro prova dolore, perché anche io lo provo. Dunque posso ‘sentire l’altro’? Riesco a mettermi nei suoi panni?
Questa capacità viene indicata con il termine empatia che deriva dal greco en-, “dentro”; e pathos, “sofferenza o sentimento”. Tutti possediamo tale capacità? Certo, ma non allo stesso modo. Ogni persona possiede un certo grado di competenza empatica. In base a ciò riuscirà a gestire le relazioni intrapersonali e interpersonali in modo sempre più consapevole. Riuscire a formare persone con un’elevata capacità empatica, una delle competenze fondamentale, permetterà di avere persone più decise e consapevoli che potranno prendere auspicabilmente decisioni migliori.
È proprio questo il tentativo della scuola danese con il metodo della Klassens tid che, tradotto, significa “ora di classe”. Durante questo momento
- gli insegnanti cercano di implementare la componente empatica di ciascuno cercando di far acquisire ad ogni alunno maggior consapevolezza di sé;
- I bambini parlano dei loro problemi e cercano di trovare una soluzione;
- gli insegnanti cercano di creare un ambiente accogliente in modo da far sentire gli alunni liberi di esprimersi;
- Sono gli stessi bambini a preparare una torta al cioccolato che gustano durante quest’ora mentre seduti in cerchio dialogano;
- Ciò aumenta il grado di familiarità nell’aula;
- gli insegnanti, ascoltando i bisogni dei propri allievi, riescono a favorire l’apprendimento e l’inclusione;
- Inoltre viene posta attenzione a dare un nome accurato alle proprie emozioni, al fine di aiutare i bambini a essere più chiari su ciò che sta accadendo dentro di loro, un presupposto essenziale sia per prendere decisioni appropriate sia per gestire le emozioni nel corso della vita.
Il programma scolastico nazionale obbligatorio seguito in Danimarca sin dall’asilo si chiama Step by Step. Questo programma prevede la visualizzazione d’immagini di bambini che esprimono un’emozione. I bambini, in questo caso spettatori, devono descrivere queste immagini ed esprimere a parole quello che può provare il bambino ritratto, imparando così a concettualizzare i sentimenti propri e altrui. Questo sottolinea che gli alunni danesi, con la stessa importanza delle altre materie, imparano l’empatia, l’autocontrollo, a leggere l’espressione del volto e quindi potranno riuscire a risolvere problemi attraverso l’acquisizione di queste nuove capacità. Elemento fondamentale di questo programma è che gli insegnanti e i bambini non giudicano le emozioni che vedono, bensì le riconoscono e le rispettano.
Negli ultimi anni il programma Step by Step è stato affiancato da quello chiamato CAT-kit, che viene utilizzato per migliorare l’empatia e la consapevolezza emotiva. Questo è uno strumento di comunicazione per l’insegnamento delle abilità sociali e alcuni strumenti di lavoro contenuti un questo CAT-kit sono:
- le figurine dei volti;
- il misuratore per visualizzare l’intensità delle emozioni;
- alcune immagini del corpo su cui i bambini possono disegnare le caratteristiche fisiche delle emozioni e la loro localizzazione. (www.cat-kit.com/?In=en area=catbox &page=catbox)
Tutto ciò al fine di focalizzarsi sulle modalità di articolazione dei pensieri, le esperienze, i sensi e sentimenti.
Si è constatato che un altro elemento fondamentale per il successo dell’empatia è quello di non differenziare i bambini o gli adolescenti a seconda dei loro punti di forza o debolezza. Infatti, gli insegnanti danesi dispongono gli alunni in modo da equilibrare i punti di forza e di debolezza di ognuno: “coloro che sono più forti nello studio sono seduti accanto a quelli che lo sono meno; i più timidi vengono messi insieme a quelli più socievoli e così via. Lo si fa senza dare nell’occhio” [Alexander, Sandhal, 2017, p.112]. Tutto questo viene fatto per far accrescere la consapevolezza delle proprie qualità e di quelle altrui, per favorire il lavoro di squadra, la collaborazione e il rispetto. Proprio per questo in un mondo dove il lavoro e la riconciliazione familiare sono una realtà fondamentale, e le giornate finiscono alle quattro o alle cinque del pomeriggio, si può immaginare un congedo di paternità identico a quello di maternità. I genitori possono trascorrere il tempo con i loro figli e questi non dovranno preoccuparsi dei compiti e degli esami, ma possono crescere nella natura e imparare a risolvere i problemi da soli. Sebbene sembri fantascienza, questo tipo di educazione è possibile e avviene, appunto, in Danimarca.
Infatti secondo il World Happines Report (2018), che indaga il livello di soddisfazione complessiva di tutti i paesi, la Danimarca ha occupato e sta occupando i primi posti nella scala evolutiva della felicità. Nella classifica troviamo Svizzera, Islanda, Finlandia; l’Italia si trova alla 50° posizione. Per estensione la popolazione infantile rappresenta lo stato di benessere sociale, dunque, i bambini danesi sono tra i più felici del mondo. L’istruzione gratuita e universale produce dei tassi di abbandono scolastico molto bassi, quasi pari allo zero, forma più persone verso ciò che a loro piace e di conseguenza – possono – essere più appagati e felici. Mettersi nei panni dell‟altro è la definizione di empatia.Oggi giorno però, questa capacità è poco presente negli uomini.Se in tutte le persone fosse sviluppata questa capacità potrebbero avere relazioni migliori e significative con meno incomprensioni.
Perché educare all’empatia? “Questo fenomeno di sintonizzazzione sugli stati intenzionali degli altri rende possibile la meta-rappresentazione di pensieri, sentimenti, desideri altrui e la meta-comunicazione con l’altro. In sintesi, l’empatia coglie emozioni, scopre bisogni e la volontà di soddisfarli che può tradursi in una condotta positiva.” [ Donnarumma D’alessio, D’Alessio, 2008, p.62].
Importante sottolineare in questo contesto, il compito dell’alfabetizzazione emotiva, che permette un’adeguata gestione dei sentimenti, degli stati d’animo, del contenimento delle emozioni che provocano gioia o sofferenza, del maggiore affinamento dell’ascolto e della sensibilizzazione empatica. Dunque le persone competenti sul piano emozionale – quelle che sanno controllare i propri sentimenti, leggere quelli degli altri e trattarli efficacemente – si trovano avvantaggiate in tutti i campi della vita, sia nelle relazioni intime e non, essendo più consapevoli e autosufficienti, buoni decisori, nonché persone che potranno creare un futuro migliore.
Bibliografia
Alexander J. Sandal I.(2017) Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni, Roma, Newton Compton editori
Boella L., (2006). Sentire l’altro. Milano, Raffaello Cortina
Donnarumma D’alessio M. D’Alessio C.(2008) la danza dell’identità. L’io possibile, Milano, Gribaudi editori
Goleman D., (2000).Intelligenza emotiva:Che cos’è e perché può renderci felici. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Stein E., (1998). Il problema dell’empatia. Milano, Franco Angeli
Sitografia
http://worldhappines.report/ed/2018/
http://thedanishway.com/por-que-los-ninos-son-mas-felices-en-danimarca/
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