Furono selezionati 36 bambini e 36 bambine, di età compresa fra i 37 e i 69 mesi, i quali furono divisi in 8 gruppi sperimentali più uno di controllo, e che furono divisi a loro volta fra maschi e femmine. Nella metà dei gruppi, la violenza sul pupazzo veniva eseguita da uno sperimentatore dello stesso sesso, nell’altra metà da uno sperimentatore del sesso opposto.
I bambini inoltre erano stati valutati in base alla loro aggressività generale, per poi permettere di quantificare l’aggressività dovuta invece alla visione del comportamento dello sperimentatore.
Nel gruppo di controllo lo sperimentatore si limitava a giocare con alcuni giocattoli,mentre nel gruppo “aggressivo”, dopo aver giocato un po’ con i giocattoli, lo sperimentatore aggrediva la bambola Bobo con 2 tipi di atti aggressivi, ovvero gesti aggressivi e parole aggressive, e un atto non aggressivo, consistente in frasi rivolte alla bambola.. Il bambino, che entrava da solo con lo sperimentatore, osservava la scena e aveva giocattoli suoi a disposizione (ma non una bambola Bobo).
Successivamente, i bambini venivano portati in un’altra stanza e lasciati a giocare liberamente con altri giocattoli, bambola Bobo compresa, che vennero suddivisi in “aggressivi” (ovvero giocattoli sui quali era possibile prodursi in comportamenti aggressivi) e “non aggressivi”.
L’aggressività venne misurata con un punteggio, basato su diversi indici che ricalcavano ognuno un preciso atto aggressivo (picchiare, con un martello, picchiare con i pugni, ecc…).
Risultò una marcata differenza nel punteggio tra il gruppo di controllo e quello esposto alla visione dell’aggressività dello sperimentatore, molto a favore di quest’ultimo gruppo. L’imitazione non si limitava solo agli atti aggressivi, ma anche alle verbalizzazioni non aggressive.
Per chi fosse interessato, ecco un video che mostra alcuni spezzoni dell’esperimento https://www.youtube.com/watch?v=Pr0OTCVtHbU