“Sentire le voci” è sempre sinonimo di psicosi?

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Ulisse e le Sirene, di Herbert James

Socrate, Platone, Mose, Giovanna d’Arco, Virginia Woolf, Carl Gustav Jung. La lista dei personaggi che in passato udirono le voci sembra essere tanto lunga quanto illustre. L’umanità, a seconda dei luoghi e dei tempi, li chiamò profeti, sciamani, folli mentre la psichiatria ha sempre stigmatizzato questi fenomeni come sintomo di un disturbo mentale molto serio, quale è la psicosi.

Molto si è scritto e si è detto su questa esperienza. Per esempio, secondo il controverso psicologo statunitense Julian Jaynes (1976) un tempo «la natura umana era scissa in due parti: una parte direttiva chiamata dio, e una parte soggetto chiamata uomo». Questa scissione andava ricercata in una reale modalità di funzionamento mentale: erano gli “dei”, vere e proprie organizzazioni mentali a guidare le azioni degli uomini. Così, la vestigia di questa mente bicamerale nel mondo moderno si può ritrovare in quelle persone che odono le voci.

La teoria di Jaynes suscitò molto interesse. Anche Pasty Hage, una donna olandese che soffriva di schizofrenia, ne fu ammaliata: da quel momento in lei qualcosa incominciò a cambiare. La donna riconobbe nella propria differenza un modo di “essere nel mondo” tanto nobile quanto comune in passato, proprio degli antichi eroi omerici, gettando involontariamente le basi per una nuova cornice interpretativa che avrebbe cambiato non solo la sua vita, ma quella di molti altri uditori.

Da questa esperienza, grazie alla dedizione di Romme ed Escher (1993) prese forma a metà degli anni Novanta il progetto Intervoice, l’associazione internazionale degli uditori di voci. Le voci, in questa prospettiva, non si configurano come sintomo di un disturbo cerebrale, ma «una variante naturale del comportamento umano, come l’essere mancini» dove «il problema non sono le voci in sé ma l’incapacità di affrontarle» (www.intervoiceonline.org): l’obiettivo non sarà pertanto quello di ignorarle per estirparle definitivamente ma di gestirle e di donarle un senso, attraverso la costituzione di gruppi di mutuo soccorso, ovvero luoghi in un cui la propria esperienza diventa narrabile, accolta e condivisibile. Alcuni come Cristina Contini, fondatrice del primo gruppo di auto-aiuto italiano, che nel 2005 è stata chiamata come consulente presso il servizio di psichiatria dell’Ausl di Reggio Emilia, sono riusciti a trasformare lo stigma derivante dalla propria condizione e la propria differenza in un’attività professionale, diventando experts by experience (Coleman,1999).

Certo il fenomeno delle voci rimane un argomento complesso. Se è pur vero che le allucinazioni si riscontrano nelle psicosi e in molte altre patologie, secondo le ultime statistiche l’8-15% della popolazione non clinica adulta ha o ha avuto allucinazioni uditive (Congresso Sopsi 2012). Udire le voci quindi, senza nessun altro sintomo, non implica in sé uno stato psicopatologico, come del resto anche l’ultima revisione del DSM (il manuale diagnostico-statistico dei disturbi mentali) confermerebbe.

Andrea Selva

Bibliografia

Cardano M., Lepori G., Udire la voce degli dei. L’esperienza del gruppo voci, Milano, Franco Angeli, 2012.

Frances, A., Psychiatry and Recovery: Finding Common Ground and Joining Forces.

Romme M., Escher S., (a cura di) Accettare le voci. Le allucinazioni uditive: capirle e conviverci, Milano, Giuffrè Editore, 1997 (ed. orig. 1993

Romme M., Escher S., L’elaborazione di un diverso approccio sull’esperienza degli Uditori di voci, in Rivista sperimentale di freniatria, vol. CXXX, n. 2, 2006, pp 141-165

3 Replies to ““Sentire le voci” è sempre sinonimo di psicosi?”

  1. Articolo molto interessante. Il tema del confine religione/psicologia mi affascina moltissimo. Mi ha fatto tornare in mente uno dei punti del “normogramma” di Massimo Biondi. Potresti inserire anche il riferimento bibliografico del Congresso Sospi che hai citato?

    1. Risposta dell’ Autore:
      La ringrazio innanzitutto per il suo apprezzamento. All’interno del movimento Intervoice potrà trovare molte narrative che fanno riferimento proprio al confine tra psicologia e religione. Per quanto riguarda direttamente la sua richiesta qui di seguito le posto due link, il primo relativo a un articolo di giornale, il secondo invece è quello da lei direttamente richiesto.

      http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/svolta-nella-scienza-chi-sente-le-voci-non-malato.html http://www.gipsicopatol.it/issues/2012/congresso/congresso-2012.pdf

      Rimango a sua disposizione per ulteriori richieste.
      A. Selva

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