Il consumo di pornografia è enormemente facilitato dalla larga distribuzione e dalla libera fruizione di file sharing e video sharing (condivisione di file e video, i quali si configurano come una concretizzazione delle più svariate fantasie erotiche di ogni essere umano in immagini, disegni, scritti, oggetti o altre produzioni. Si racconta, sempre più spesso, di una donna schiava del piacere dell’uomo, disposta a tutto per farlo godere, o di una ninfomane, intenzionata esclusivamente a saziare la sua infinita fame di piacere. È così che la sessualità viene largamente dissociata da qualsiasi forma di intimità e relazionalità. Quanto influisce l’immagine della donna e, più in generale, dei rapporti sessuali nei fruitori di materiale pornografico?
La pornografia contemporanea presenta, in riferimento alla donna, immagini e dialoghi nei quali essa:
- è deumanizzata, ovvero presentata come un oggetto sessuale a disposizione dell’uomo e trattata come fosse un prodotto, attraverso la presentazione reiterata di parti del suo corpo, il più delle volte relative ad organi genitali primari o secondari;
- viene mostrata in pose e situazioni che denotano sottomissione e obbedienza passiva;
- viene rappresentata, a volte, in situazioni di violenza estrema, dalle quali non sono esclusi abuso, incesto e stupro in cui, per altro, ella manifesta di provare piacere.
L’enorme quantità di materiale di questo tipo, purtroppo, è facilmente accessibile da soggetti di tutte le età: la Symantec (azienda statunitense nota per la produzione di antivirus) ha monitorato i campi di ricerca di giovani minorenni di tutto il mondo, rivelando che “sesso” e “porno” si classificano nella lista delle prime cinque parole più cliccate. Visionare grandi quantità di materiale pornografico in un periodo critico in cui si generano aspettative, modelli, pensieri, attitudini e fantasie relative alla sessualità può portare a credere che la visione proposta dal mondo del porno riguardo sesso, donna e rapporti sessuali sia quella reale e, di conseguenza, può divenire un modello di riferimento. A sostegno di questa tesi si inseriscono diversi studi, i quali suggeriscono in primo luogo che l’esposizione a materiale pornografico esplicito negli adolescenti può sancirne l’accettazione di comportamenti sessualmente aggressivi sulle donne (cfr. Malamuth and Huppin, 2005).
In secondo luogo, è stata riscontrata un’interessante correlazione tra l’uso della pornografia negli adolescenti ed un basso livello di self-concept (concezione di sé): alcune ragazze rivelano di sentirsi fisicamente inferiori alle ragazze dei video porno, così come i ragazzi temono di non essere virili quanto i soggetti maschili pornografici e di non riuscire ad eguagliare le loro performance sessuali (cfr. Lofgren-Martenson & Masson, 2010). È bene sottolineare, tuttavia, che la ricerca dimostra che ciò che un soggetto “impara, pensa, sente e valuta” riguardo la pornografia di cui usufruisce è strettamente legato non solo ai materiali consultati, ma anche alle cornici cognitive e culturali sviluppate nei sistemi educativi.
In tal modo, viene sottolineata l’importanza dei contesti evolutivi e della vasta gamma di valori educativi a cui si è fatto riferimento in precedenza, affinché l’autismo dell’immagine pornografica trasmessa in rete possa essere sradicato dai comportamenti sociali: il porno nel porno, le donne a se stesse.
Bibliografia
R. Vianello, G. Gini, S. Lanfranchi. Psicologia dello sviluppo. Torino, 2012
E., W. Owens, R., J. Behun, J., C. Manning, e R., C. Reid. The Impact of Internet Pornography on Adolescents: A Review of the Research (2012)
Pellai A. “Teen Porn, cosa dire ai giovanissimi sulla pornografia”, In Psicologia Contemporanea, Novembre 2014.