Cosa guida il comportamento sociale degli adolescenti di oggi?

 

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Per un adulto, ma anche per chi dall’adolescenza è appena uscito, i giovani risultano talvolta molto difficili da comprendere. La loro devozione verso i media, il modo in cui seguono le tendenze (delle quali sono espertissimi), quasi fosse una necessità vitale, possono sembrare eccessivi o irragionevoli a chi guarda dall’esterno. Ci troviamo quindi davanti a codici di abbigliamento in apparenza assurdi, a slang che si trasformano nel giro di qualche mese, a una vera e propria sofferenza nel caso non si possa avere questo o quell’oggetto. Tutti comportamenti e bisogni di cui i genitori faticano a trovare l’origine. Da dove derivano quindi questi bisogni? E perché risultano così difficili da comprendere per buona parte degli adulti che dei giovani si fanno carico?

La risposta va cercata nei nuovi modelli educativi, a cui i genitori più o meno consciamente fanno ricorso, e che sono molto differenti da quelli del nostro passato recente. Charmet e Lancini parlano di questo cambiamento definendolo come un passaggio: da una educazione “normativa” a una educazione “contrattuale”. (cfr. Pietropolli Charmet, Lancini, 2009; Gambini, 2011). Il modello normativo vedeva il bambino come una creatura principalmente da domare: si pensava che il compito principale della famiglia fosse quindi quello di fornire regole e norme al bambino, che altrimenti avrebbe agito istintivamente e non avrebbe mai imparato, da solo, come si sta con gli altri. Oggi invece, con il modello contrattuale, il bambino è visto molto diversamente. Molto presto, fin dalla nascita, i genitori cercano di intuire le inclinazioni personali dell’infante, le sue passioni, e il modo in cui le norme e le regole vengono impartite non è più rigido come un tempo, ma anzi fa leva sulla relazione. Sta gradualmente scomparendo il concetto “mi obbedirai perché devi”, sostituito da un “devi capire perché obbedire”.

L’educazione normativa era in grado di formare facilmente quello che Freud definiva “super-io”: un insieme di regole, norme e valori che, sebbene non identici a quelle dei genitori, derivavano dai loro insegnamenti e dallo loro autorità, e che la persona si portava dentro per tutta la vita. L’educazione contrattuale odierna, però, riduce il potere delle norme dei genitori, che non sono più viste come corrette a prescindere, ma che richiedono una spiegazione e una contrattazione, appunto, per essere accettate.

Di pari passo con questo fenomeno, tra i giovani è recentemente nata quella che Jenkins definisce “cultura partecipativa”. Questa ha origine come risultato della digitalizzazione delle interazioni, e in essa i bambini e i ragazzi si ritrovano immersi in un ambiente, quello virtuale, caratterizzato dalla condivisione, ma anche dal fortissimo desiderio di emergere ed essere “visibili” tra i tanti. E’ in questo ambiente che bisogna cercare l’origine dei comportamenti sociali degli adolescenti. Secondo Charmet, al fianco del super-io, nei ragazzi troviamo oggi un nuovo tipo di “voce interiore” che dispensa regole e valori, definito “super-io generazionale”. Questo super-io generazionale nasce dalla possibilità di una intera generazione di rimanere in contatto, e la sua forza  normativa è grande perché i suoi valori, nati proprio da questo contatto diffuso (da cui però i genitori e gli “adulti” sono generalmente esclusi), vengono rielaborati dal gruppo dei coetanei, e da esso trasformati in norme. Il fatto che queste norme vengano seguite o meno determina la visibilità della persona, e quindi il valore sociale della persona stessa. Ecco perché è così importante indossare quel particolare abito, o avere proprio quel modello di cellulare. E’ con queste scelte che i ragazzi comunicano l’appartenenza alla loro generazione, e dimostrano di saperne seguire le leggi, prima che agli altri, a sé stessi.

ImmagineRiccardo Calandra

Info

 

 

 

Bibliografia

Pietropolli Charmet G., Lancini M. (2009) “Nuova generazione di genitori”. In De Pra. M, Scalari P. (a cura di) Nascere e crescere. Il mestiere dei genitori.

Pietropolli Charmet G. (2013) Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli.

Lancini M., Cirillo L. (2013) “Il trattamento delle dipendenza da internet in adolescenza”. In Psichiatria e Psicoterapia.

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