Ognuno di noi ha un modo peculiare di spiegarsi ciò che gli accade, di interpretare e reagire agli eventi negativi che la vita gli presenta. Il proprio stile di pensiero determina le convinzioni e le risposte comportamentali, più o meno adattive, che adoperiamo per fronteggiare le circostanze in cui ci imbattiamo, anche le più temute, come l’essere chiamati ad affrontare la malattia oncologica. Certo è che la diagnosi di tumore metterebbe a dura prova chiunque, ma grazie alla fusione tra oncologia e psicologia, si può avere una presa in carico del malato a 360°, aiutandolo a non essere travolto dalla tempesta emotiva che ne deriva.
La psiconcologia è la disciplina che si occupa delle variabili psicologiche che ruotano intorno alla patologia tumorale, ha lo scopo di alleviare la sofferenza emotiva, le difficoltà personali e relazionali che una diagnosi di cancro presenta e di ridisegnare nuove strategie più adattive per affrontare la malattia. Grazie a questa disciplina si possono comprendere gli aspetti emotivi, sociali, interpersonali, pratici, spirituali e gli stili di pensiero attraverso i quali il tumore può influenzare la vita del soggetto che ne è affetto. (cfr. Biondi, 2014)
Predisposizione alla malattia e senso di efficacia
Per definire il programma di intervento da attuare ai malati oncologici, è necessario conoscere sia le cornici teoriche di riferimento che i diversi bisogni individuali emersi da anni di studi scientifici. Ad esempio, diverse ricerche presentano delle relazioni tra alcuni tratti psicologici e comportamentali che potrebbero predisporre una persona ad ammalarsi, mentre altri tratti sarebbero fattori protettivi
Le caratteristiche della personalità predisposta al cancro, la cosiddetta personalità di tipo C descritta in ambito psicosomatico, sembrerebbero: l’accondiscendenza, la tendenza a nascondere i propri sentimenti, ridotta capacità di socializzare, senso di alienazione verso gli altri , la passività, repressione dei sentimenti aggressivi e di rabbia, l’alessitimia* ed un costante sentimento di inadeguatezza e mancanza di amore. (cfr. Morris, 1980; Grassi, 1987; Faller et al., 1996)
In questo senso, i nostri sentimenti verso noi stessi, gli altri, la capacità di verbalizzarli o meno, sembrano essere particolarmente importanti. E’ quindi rilevante, il lungo lavoro sull’aspetto relazionale-emotivo e sul senso di efficacia di queste persone. Questo stile di pensiero, il self-efficacy , sembra avere un ruolo importante sullo stato di salute, e consiste nell’avere fiducia delle proprie capacità e nella convinzione di poter esercitare un certo controllo dinanzi a circostanze inaspettate e stressanti come quelle di una diagnosi di cancro. (cfr. Bandura, 1977)
Studi dimostrano che il senso di efficacia può essere sviluppato con un opportuno training: persone con basso self-efficacy possono imparare ad avere più fiducia in stesse e nelle proprie potenzialità. In tal modo, potrebbero esercitare maggiore controllo su alcuni aspetti della loro vita che prima sembravano incontrollabili. Un esercizio per sviluppare questo stile di pensiero, è quello di chiedere al paziente di descrivere l’aspetto della malattia sul quale vorrebbe avere più controllo. Una volta individuato si chiede di autovalutarsi, da 1 a 10, circa la propria efficacia in quell’ambito. Durante la settimana verranno registrati i successi ottenuti: anche l’essere riuscito a compiere una piccola attività nonostante la fatigue* ed il dolore, viene considerato un successo. Per ogni traguardo raggiunto si esaminano i pensieri, le emozioni ed i comportamenti, se positivi, verranno rinforzati dal terapeuta cercando di ricreare “l’emozione di quel successo”. A questo punto si farà rivalutare il proprio senso di efficacia e si solleciterà a trovare altre azioni per potenziarlo. Questa tecnica insegna ad apprendere comportamenti alternativi, plasmando l’idea di saper fare.
Dirigere la propria vita
Nella gestione della malattia oncologica, un alto aspetto su cui si lavora è la capacità di controllo personale sugli eventi. Il locus of control interno risulta essere più funzionale ed adattivo, cioè: io controllo la mia vita, e sono le mie azioni a direzionare gli eventi che mi accadono. Questa dimensione di personalità possiede la percezione di avere una responsabilità personale e la possibilità di controllare ed intervenire sugli eventi; l’opposto avviene nel locus of control esterno, quando le cause sono percepite come indipendenti da un nostro comportamento: io non controllo la mia vita e gli eventi che mi accadono sono direzionati dal destino o dal caso (cfr. Watson, 1990). Il lavoro deve essere orientato alla restituzione della fiducia nelle proprie capacità, anche per favorire l’adattamento psicologico alla malattia oncologica.
Per permettere ciò, Folkman e Lazarus, hanno individuato l’utilizzo di strategie di coping, cioè tutte quelle strategie cognitive-comportamentali ed emotive messe in atto per affrontare e gestire una situazione stressante. Queste strategie devono, però, riflettere un’aperta accettazione della malattia, con risposte emozionali che possono essere identificate come spirito combattivo, in cui predomina un atteggiamento di fiducia nelle proprie capacità di combattere e sconfiggere la malattia (cfr. Greer, 1987).
Per sviluppare le capacità di coping, che favoriscono l’adattamento e l’utilizzo di soluzioni più adattive, si utilizza la tecnica di risoluzione di problemi (Weisman AD et al, 1980) che consiste, principalmente, nella presentazione di immagini-dilemma tipiche del cancro e nella discussione tramite brainingstorming* di soluzioni più efficaci per fronteggiarli. Le immagini presentate e discusse sono: isolamento-solitudine, paura e apprensione, relazione medico-paziente, sollevamento del morale tramite rete sociale, modificazioni dell’immagine corporea, sessualità e contatto nelle relazioni, emozioni, comunicazione, depressione e alienazione sociale. Si invita ogni membro del gruppo a presentare, senza censura, le proprie idee per risolvere il dilemma e i commenti degli altri partecipanti fungono da stimolo, in un sorta di reazione a catena delle idee (cfr. Fawzy, 2004).
Molti autori sostengono che le strategie comportamentali più attive, in cui la persona si senta di avere il potere di intervenire nella propria vita, di non essere in balia degli eventi esterni o di decisioni altrui, risultino più efficaci e favoriscano un miglior adattamento alla malattia e una più elevata qualità della vita. Se le strategie messe in atto per affrontare la malattia sono funzionali ed efficaci, l’adattamento può trasformarsi in una occasione di crescita personale e la malattia può portare ad una nuova definizione della situazione personale del paziente (cfr. Matsushita, Roesch 2005)
Respira nel dolore
Un approccio più recente è quello della Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) che aiuta a non lasciarsi coinvolgere in abitudini ruminative, pensando e ripensando ad aspetti della malattia, e a non reagire impulsivamente. La persona ascolta e osserva le proprie emozioni, i dolori fisici e con l’aiuto del respiro entra nel corpo praticando un body scan, che parte dalle dita dei piedi fino ad arrivare alla testa, compresa la zona anatomica colpita dal cancro, accettando tutti i pensieri così come sono, senza giudicare, senza bloccarli o modificarli. Se prova rabbia, sperimenterà a fondo la rabbia, se sente salire l’ansia, non si sforzerà di respingerla, accoglierà tutte le emozioni. Il dolore diventa più sopportabile: ci si rende conto che non è poi così costante e si presta attenzione più alle sue caratteristiche che ai significati negativi associati. Occorre presenza, consapevolezza e accettazione rispetto alle proprie esperienze interne, così come vengono sperimentate nel qui e ora, ed essere sufficientemente aperti da poter contenere anche le esperienze negative, senza esserne travolti (cfr. Kabat-Zinn, 2010).
Disegnare la malattia
Il disegno, tra gli strumenti proiettivi, rappresenta una delle più importanti tecniche d’indagine della personalità individuale. Il disegno è il riflesso del mondo affettivo interiore e permette di esprimere e di sdrammatizzare conflitti, pulsioni inaccettabili e stati di ansia (cfr. Winnicott, 1971). Attraverso il disegno si può parlare delle proprie paure, della rabbia, dell’aggressività che si ha difficoltà a manifestare, senza dover usare le parole, che in alcune fasi della malattia, sono difficili da trovare. (cfr. Ferraris, 2012) Nel lavoro di arte-terapia, solitamente di gruppo, si ha la libertà di poter decidere se trasformare il proprio vissuto in un dipinto, un disegno a matita, un collage, dando spazio alla creatività. L’attenzione è centrata su se stessi e aiuta a vivere il momento, le preoccupazioni possono allontanarsi, sparire per qualche ora e il corpo e la mente possono riposare dallo stress che la malattia comporta. Il lavoro non è strutturato e si procede seguendo la propria creatività, dettata dai pensieri ed emozioni presenti, sfruttando l’aspetto catartico dell’arte-terapia. Alla presenza dello psicologo ognuno parlerà della sua opera, e sarà importante per comprendere quali sentimenti sono presenti in quel momento e se la persona vive con difficoltà alcuni aspetti della malattia, entrando così in confidenza con il proprio vissuto, attraverso forme meno dirette.
Qualunque sia la metodologia usata per avvicinarsi alla malattia, oltre che della competenza tecnica, non bisogna mai dimenticarsi competenza empatica, ovvero la capacità di sintonizzarsi con le emozioni del paziente, aiutandolo ad esprimerle e a contenerle se non è ancora in grado di farlo da solo. La fiducia nelle capacità personali e nella propria resistenza psicologica, alimentano la speranza e danno la forza necessaria per ricostruire la vita ripartendo proprio dal cancro.
Miriam Giordani
*Alessitimia: difficoltà ad identificare, descrivere e interpretare i propri e gli altrui sentimenti, distinguere gli stati emotivi dalle percezioni fisiologiche ed individuare quali siano le cause che determinano le proprie emozioni. (http://www.formazionepsichiatrica.it/rivista/pag-25.html)
*Fatigue: astenia, stanchezza. Considerata come parte integrante della sintomatologia causata dal tumore o come effetto collaterale delle terapie oncologiche.
*Brainstorming: tecnica attraverso la quale un gruppo di persone, nel corso di una riunione, cerca di trovare una soluzione ad uno o più problemi, attraverso la produzione spontanea e non sistematica di idee da parte di ogni membro del gruppo. (http://www.lematpercorsi.com/2012/12/tecniche-di-creativita-brainwriting-e-brainstorming/)
Bibliografia
Bandura, A., Adams, N. E. (1977). Analysis of self-efficacy theory of behavioral change, Cognitive Therapy and Research, 1
Biondi M. (2014), Psiconcologia, Raffaello Cortina Editore, Milano
Faller H., Causal “cancer personality” attribution: an expression of maladaptative coping with illness?, J Clinic Psychol Psychopatol-Psychoter, 1996; 44(1)
Fawzy I.F., A structured psychoeducational intervention for cancer patients,Trad it: Capovilla ED, Serpentini S, Fiorentino MV (eds). L’intervento psicoeducazionale per malati di cancro. Padova: Cleup, 2004.
Folkman S., Lazarus RS., If it changes it must be a process: a study of emotion and coping during three stages of a college examination, Journal of Personality and Social Psychology, 1985; 48
Grassi L., L’ipotesi della personalità di Tipo C a rischio per neoplasia, Medicina Psicosomatica 1987; 32
Greer S., Morris T., Psychological response to breast cancer: effect on outcome, Lancet 1979; 2
Kabat-Zinn, (2010). Dovunque tu vada, ci sei già, Tea Edizioni, Torino.
Morris T., A “Type C”for cancer? Low trait anxiety in the pathogenesis of breast cancer, Cancer Detection and Prevention 1980; 3
Matsushita T., Psychological state, quality of life, and coping style in patients with digestive cancer, Gen Hosp Psychiatry 2005; 27(2)
Ferraris O. A. (2012), Il significato del disegno infantile, Bollati Boringhieri
Roesch S. C., Coping with prostate cancer: a meta-analytic review, J Behav Med 2005; 28(3)
Watson M., Greer S. e van den Borne B, Locus of control and adjustment to cancer, Psychol Rep 1990; 66(1)
Weisman A.D., Worden J.W., Sobel H.J., Psychosocial screening and intervention with cancer patients (Project Omega, Grant No. CA-19797). Boston: Harvard Medical School, Massachusetts.
Gen Hosp, Winnicott D. (1971), Colloqui terapeutici con i bambini. Interpretazione di 300 scarabocchi, Armando Editore, Torino.
One Reply to “Riconosci le emozioni, abbi fiducia nelle tue capacità e riprogetta la vita: così il cancro non ti farà più paura.”