McDonald’s, la catena più grande e famosa di fast food. Sinonimo di riunioni felici con amici e familiari negli spot pubblicitari, non si penserebbe mai al McDonald’s come ad un’azienda che elude ed evade le tasse. Per i suoi enormi introiti, per i milioni di punti vendita sparsi nel mondo, per i trattamenti riservati ai lavoratori.
Eppure è così, almeno da quanto risulta secondo un importante documento internazionale.
La notizia, che inizia a diffondersi nel febbraio scorso, fa discutere in Italia come nel mondo.
Difatti, la catena di fast food è accusata di evasione per un miliardo di euro: è ciò che risulta dal rapporto stilato dall’ONG internazionale “War on Want” in collaborazione con i sindacati europei ed americani. McDonald’s avrebbe pagato, tra il 2009 ed il 2013, solo 16 milioni di tasse in Europa. Il rapporto, denominato “Unhappy meal”, che prende di mira chiaramente uno dei prodotti più venduti dal fast food, è riuscita a carpire la strategia di McDonald’s per eludere il fisco: difatti, avrebbe spostato la sede europea in Svizzera, utilizzando royalties come forma di pagamento, girate poi verso il Lussemburgo dalle società che operano per suo conto in Europa ed in America. Le royalties sono i diritti che i punti vendita in franchising (il 73% del totale in Europa) devono alla casa madre: tra questi non solo il 5% sulle vendite, ma spesso anche l’affitto dei locali, visto che la multinazionale in questione ha in mano anche un discreto patrimonio immobiliare. Secondo l’accusa McDonald’s finirebbe per convogliare le stesse royalties in una controllata lussemburghese, la McD Europe Franchising Sàrl, così da evitare di pagare le tasse nei singoli paesi dove le raccoglie.
In particolare, in Italia, sempre secondo il documento su citato, McDonald’s avrebbe eluso tasse per 74,7 milioni di euro. Naturalmente, il fast food smentisce le accuse, affermando che il rapporto è errato in tutte le sue parti. I sindacati americani ed europei sostengono fermamente le loro idee, invitando chi di dovere a vigilare attentamente sul caso. In particolare, in Italia il caso non è stato abbandonato a se stesso: il Codacons ha fatto del rapporto “Unhappy meal” un esposto alla Procura, dichiarando che la grande catena di fast food potrebbe essere in debito fino a 224 milioni di euro, più del doppio di quanto accertato nel rapporto, cifra comprensiva di sanzioni ed interessi per quanto non versato.
Ma a cosa ci si riferisce parlando di “elusione” ed “evasione”? La differenza è sottile ma fondamentale, e aiuta a chiarirla il diritto tributario vigente. L’elusione consiste nell’evitare il prelievo tributario a proprio carico, approfittando delle importanti smagliature presenti nella normativa italiana, utilizzando dunque dei negozi giuridici che tendono a coprire la violazione. Per poter parlare di un atteggiamento elusivo in ambito fiscale, è necessario che vi sia un evidente vantaggio fiscale. L’evasione invece consiste nel sottrarsi al pagamento delle tasse ed imposte dovute mediante un atteggiamento diretto ed immediato che violi le norme tributarie.
Per evitare l’elusione delle tasse o addirittura l’evasione delle stesse, sarebbe necessario che il sistema tributario vigente colmasse quelle lacune che permettono al soggetto passivo di imposta di aggirare la normativa, considerando gli enormi danni causati che spesso vengono scoperti solo dopo anni come nel caso McDonald’s.
Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali
Sitografia
http://www.waronwant.org/unhappy-meal