“In analogia con il networking ci sarà il netloving, un circuito sentimentale tra più individui. A che titolo si dovrebbero avere due case e due cellulari, e non più relazioni?” Queste sono le parole di Jacques Attali, celebre economista e politico Francese; una becera provocazione rivolta all’Europa conservatrice? Oppure un lungimirante pronostico frutto di un’arguta e scrupolosa osservazione delle moderne dinamiche sociali? Ed ancora: “Oggi dovete essere consapevoli di una cosa: se votate Sì, non state cambiando la storia di questo Paese. È già cambiata! io sarò una donna felice solamente quando sarò inchiodata ai miei doveri di madre nei confronti di tutti i miei figli, di quelli che ho partorito con la pancia così come quelli che ho partorito con il cuore“, queste le parole rivolte al senato da Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, lette alla Camera dalla senatrice Valeria Fedeli, che chiamano la nostra classe politica ad un gesto di responsabilità nei confronti di tutte quelle famiglie “diversamente tradizionali” ma pur sempre Italiane.
In un mondo frenetico e materialista viviamo perennemente connessi ed invischiati in quelli che Baumann definisce una rete di rapporti fluidi, che proprio in virtù della loro liquidità ben si plasmano ai dettami della vita moderna. La tendenza a configurare rapporti all’interno di reti relazionali e circuiti multidirezionali, inevitabilmente porta con sé la necessità di abbandonare l’oramai superato, e per certi aspetti demodé, concetto di fedeltà. La fedeltà è qualcosa che va ben oltre la mera esclusività sessuale, nasce dalla scelta di mettere a nudo con se stessi e con il proprio partner anche le esigenze più inconfessabili; scegliere, con il consenso informato di tutti i partner coinvolti, di intraprendere una pluralità di relazioni profonde, serie e a lungo termine, in cui il sesso rappresenta una componente fondamentale ma non indispensabile. Essere infedeli, secondo questa “innovativa” accezione, significa violare quel patto e quelle regole, venire meno a quella comunione di intenti che fa della comunicazione e della gestione emotiva l’essenza stessa del vero amore: meglio del poliamore
Il termine poliamore deriva dall’inglese polyamory, neologismo nato dalla fusione del termine greco poli (molti) e quello latino di amor. Comparso per la prima volta negli anni ‘90 sulla rivista Green Egg Magazine lungi dall’essere una semplice moda naif destinata ad eclissarsi in breve tempo, ad oggi è un vero e proprio fenomeno sociale su scala mondiale, come testimonia l’inserimento del termine polyamory all’interno dell’ Oxford English Dictionary, definendolo come: “Il fatto di avere strette relazioni affettive con uno o più altri individui simultaneamente, inteso come un’alternativa alla monogamia, specialmente rispetto a quanto attiene alla fedeltà sessuale”. In sostanza i poliamorosi intrattengono una pluralità di relazione affettivo/sessuali di medio-lunga durata con una pluralità di partner, possono o meno vivere al di sotto dello stesso tetto e condividere lo stesso letto, essere legati tra di loro da vincoli matrimoniali, e di contro, da legami extraconiugali, intrattenere relazioni eterosessuali, omosessuali ed in alcuni casi anche miste. Si impegnano a “disciplinare” ogni aspetto della vita quotidiana e di coppia nel massimo rispetto dei bisogni e delle esigenze dell’altro, sposando appieno l’ideologia secondo la quale amare significa donarsi totalmente e rispettare l’altro e le sue necessità, sopratutto quelle che il “partner principale” non può soddisfare. I figli di genitori poliamorosi, oltre che dai genitori biologici e legali, vengono allevati ed accuditi dall’intera famiglia poliamorosa, in virtù di un legame “per scelta” più forte di qualsiasi legame di sangue.
Prescindendo dall’esprimere o meno un giudizio morale, va in ogni caso preso atto che in Italia il numero di iscritti ai diversi siti internet “poliamory friendly” sono ormai migliaia e che quello che potremmo definire se non un movimento quanto meno un “modo d’amare” vede sempre più connazionali tra la schiera dei proseliti. Proprio per questo motivo sembra legittimo chiedersi in che modo l’attuale progetto di legge sulle unioni civili (meglio conosciuto come DDL Cirinnà) possa fornire risposte concrete anche ai poliamorosi, i quali, sotto un profilo strettamente giuridico, lamentano nella vita quotidiana di scontrarsi con le difficoltà tipiche delle coppie omosessuali e che da anni invocano a gran voce l’elaborazione di uno statuto giuridico minimo. Si pensi alla successione nel contratto di locazione dell’appartamento in cui si vive col proprio partner, oppure alla possibilità di optare per un regime fiscale e tributario comune, alla possibilità di prendere decisioni rilevanti sulla salute del proprio compagno nell’ipotesi spiacevole in cui esso non sia più in grado di decidere per se stesso, alla possibilità di rientrare nel novero degli eredi legittimi in caso di morte prematura in mancanza di un testamento, e perché no! anche il diritto alla pensione di reversibilità, senza contare i figli e l’esercizio della responsabilità genitoriale. Apparentemente piccole cose, per chi può permettersi il lusso di darle per scontate, ma non per chi quotidianamente si trova a fare i conti con una burocrazia ed una legislazione incoerente ed, in alcuni casi, del tutto assente!
Ed è proprio a tutte queste richieste a “gran voce” che il progetto di legge sulle unioni civili cerca di fornire risposte concrete quando riconosce la possibilità che “due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso […] possono contrarre tra loro un’unione civile per organizzare la loro vita in comune” ( art. 1) premurandosi di equiparare ad ogni effetto di legge lo stato di “parte di un unione civile con quella di membro della famiglia” (art.11), al contempo chiarendo però che, come per il matrimonio, il riconoscimento giuridico di un vincolo affettivo è possibile solo quando lo stesso intercorre tra due persone, precludendo a monte la possibilità di estendere l’istituto giuridico anche a relazioni multipersonali, come ad esempio il poliamore. Il tutto alla luce della considerazione che è sempre lo stesso DDl ad escludere apertamente, all’art 5, la possibilità che due coniugi possano a loro volta “contrarre” un’unione civile con terze persone, compreso il caso in cui siano separati in attesa di divorzio.
Molto probabilmente il testo della legge sulle unioni civili risultante dall’approvazione parlamentare sarà stravolto rispetto al progetto presentato all’approvazione Camerale, e lascerà in tutto o in parte insoddisfatte quelle stesse esigenze alle quali era stato chiamato a fornire risposte concrete; ma anche un siffatto risultato sarà comunque una conquista, alla luce dell’evidenza che in Italia sono almeno trent’anni che si discute di: famiglie di fatto, coppie di fatto, Pacs, Dico, Didore, ed infine unioni civili. Un carosello di acronimi e neologismi usati da tutti ed inseriti in ogni contesto ma mai in un testo di legge ufficiale della Repubblica Italiana.
Parafrasando una celebre frase del giurista Jemolo se è vero che la famiglia è un’isola che il mare del diritto può solo lambire, forse ormai i tempi sono finalmente maturi per uno “tsunami” giuridico.
Bibliografia
Attali, J.,(2008) Storia del rapporto uomo – donna. Roma, Fazi editore
Bauman, Z., (2006) Amore liquido, sulla fragilità dei legami affettivi. Roma, Laterza editore.
Cook, E. (2005) Thesis in Polyamorous Relationships. Master of Arts in Liberal Studies (Psychology) at Regis University in Denver, Colorado
Sitografia
Disegno di legge Cirinà: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/46051.htm
Cos’è il poliamore: http://www.rifacciamolamore.it/poliamore/
Videografia
Huffingtonpost ( 5 Febbraio 2016) Unioni Civili, Valeria Fedeli si commuove al Senato leggendo la lettera di una mamma arcobaleno: http://video.huffingtonpost.it/politica/unioni-civili-valeria-fedeli-si-commuove-al-senato-leggendo-la-lettera-di-una-mamma-arcobaleno/6955/6947