L’arte della consapevolezza del Sé: può la Meditazione migliorare la qualità della vita?

 

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Immagine realizzata da Tiziana Spinosi

Le pratiche millenarie di meditazione, provenienti dalle civiltà orientali come India e Giappone, da alcuni decenni sono entrate anche nella cultura occidentale, riscuotendo un grande interesse nella comunità scientifica. Dal 1970 ad oggi si sono registrati più di 12000 ricerche e pubblicazioni sull’argomento. Queste ricerche dimostrano i rilevanti effetti clinici, fisiologici, emotivi, relazionali e psicologici della meditazione. Ma cos’è dunque la meditazione? E in che modo può produrre tutti questi effetti?

La meditazione è una pratica che permette di raggiungere uno stato “non mentale”, uno stato di consapevolezza del sé silenzioso e naturalmente integro, non disturbato dal consueto chiacchiericcio della mente. Lo stato meditativo, quello che i praticanti chiamano “quarto stato di coscienza” o di “trascendenza”, nel 1971 viene definito più scientificamente da tre medici di Harvard, (Wallace, Benson, Wilson), come “stato di veglia ipometabolico”, considerandolo differente dai tre ben noti stati di veglia, sonno e sogno REM. Jon Kabat-Zinn la definisce come “consapevolezza non giudicante momento per momento”, mentre Montecucco la definisce come “stato naturale di coscienza”.

Ad un livello neurofisiologico, la meditazione porta al bilanciamento del sistema nervoso simpatico/parasimpatico. Agendo sul sistema simpatico (eccitante) riduce la tensione muscolare, nervosa e psicologica diminuendo l’ HRV. Migliorando il funzionamento del sistema nervoso parasimpatico (calmante), riduce la frequenza del respiro, l’ipertensione sanguigna e il battito cardiaco, prevenendo e migliorando lo stato delle malattie cardiache. Molte ricerche hanno provato che la meditazione diminuisce l’insorgenza delle infiammazioni e migliora anche la risposta immunitaria, evidenziando ottimi risultati anche su pazienti con cancro.

In uno studio del 2003 (cfr. Davidson, Kabat-Zinn et al., 2003), hanno valutato gli effetti sul cervello e sulla funzione immunitaria di un programma di meditazione di 8 settimane applicata in un ambiente di lavoro con i dipendenti sani. Lo studio metteva in correlazione un gruppo sperimentale sottoposto al programma di meditazione e un gruppo di controllo non sottoposto ad alcun trattamento. Alla fine del periodo di 8 settimane, i soggetti di entrambi i gruppi sono stati vaccinati con il vaccino influenzale. I risultati mostrano un aumento significativo di anticorpi contro l’influenza nei soggetti del gruppo sperimentale rispetto a quelli del gruppo di controllo.

In una altro interessante studio (cfr. Ando, Morita et al., 2009), si evidenzia come le terapie di meditazione possono essere efficaci, per alleviare l’ansia e la depressione nei pazienti oncologici, e che il benessere spirituale è legato a stati ansiosi, depressivi e alla sopportazione del dolore.

Mentre una ricerca del 2010 (cfr. Fang, Reibel et al.), metteva in correlazione i miglioramenti dei parametri psico-sociali (qualità della vita), dopo un programma di meditazione di 8 settimane, con misure delle risposte immunitarie, dell’attività citolitica delle cellule NK (implicate nella distruzione delle cellule tumorali) e con la proteina C-reattiva (sintetizzata durante gli stati infiammatori).

I pazienti che dopo il programma di meditazione, hanno riportato un miglioramento globale nel benessere mentale hanno anche mostrato un aumento dell’attività citolitica delle cellule NK e una diminuzione della proteina C-reattiva. Mentre i pazienti che non hanno riportato alcun miglioramento non hanno mostrato cambiamento di attività citolitica delle cellule NK ne cambiamenti significativi nella sintetizzazione della proteina C-reattiva. Ad un livello meta-cognitivo la meditazione produce miglioramenti nelle capacità individuali.

Shin Yamamoto e Yoshihiro Kitamurain in uno studio del 2008 hanno riscontrato, durante la meditazione, un aumento delle onde alpha nell’EEG (elettroencefalografia), producendo una migliore sincronizzazione tra le aree del cervello, che si manifesta come migliore stato di consapevolezza di sé, chiarezza del pensiero e maggiore capacità di concentrazione, apportando miglioramenti nelle capacità cognitive, di apprendimento, di creatività e insight.

Di particolare importanza è l’effetto della meditazione sullo stress. Essa favorisce da un lato la diminuzione di ormoni eccitatori e dello stress come adrenalina e noradrenalina, diminuendo anche la produzione di CRH (ormone di rilascio della corticotropina) e di conseguenza la produzione di ACTH ( corticotropina), importante nella secrezione del cortisolo o ormone dello stress.

Dall’altro l’aumento della produzione di ormoni che producono senso di rilassatezza e piacere psico-fisico come la serotonina (ormone del piacere fisico), l’endorfina (ormone della soddisfazione), la dopamina (ormone dell’entusiasmo), l’ossitocina (ormone della cura) e il DEHA. (cfr. Kang et al. 2010; Vandana, Vaidyanathan et al., 2011 – Yung, Kang et al., 2010; Newberg, Iverson., 2003).

Per quanto riguarda gli effetti della meditazione sulla sfera emotiva e relazionale, le ricerche internazionali evidenziano che la meditazione permette un notevole aumento della comunicazione empatica, ossia della percezione delle emozioni e dei sentimenti che vive la persona o le altre persone vicine, migliorando le relazioni tra genitori e figli (anche nei rapporti neonatali o adolescenziali), nelle relazioni di coppia, nelle relazioni scolastiche e nelle organizzazioni lavorative. La meditazione può aumentare il benessere grazie ad un miglioramento delle risorse personali, quali l’autostima, l’autoefficacia, “locus of control” e resilienza.

In uno studio del 2008, Barbara Fredrickson ha valutato gli effetti della meditazione orientata alla gentilezza e all’amorevolezza, riscontrando un aumento di emozioni positive e di soddisfazione per la propria vita, in concomitanza con un aumento delle proprie risorse personali. Questi risultati indicano che le attività quotidiane con la pratica della meditazione, possono aumentare non solo la soddisfazione di vita, ma sviluppare le risorse psico-emotive e relazionali importanti, che consentono all’individuo di affrontare al meglio le situazioni pericolose e stressanti dell’esperienza umana.

In ambito clinico le pratiche meditative sono ormai ampiamente utilizzate, sopratutto nella sua variante della mindfulness. Le ricerche evidenziano infatti la loro utilità nella gestione dello stress, nella riduzione del disturbo di ansia generalizzato, nel trattamento della depressione maggiore, nei disturbi di attacchi di panico, nei disturbi alimentari, nella riduzione della sintomatologia del disturbo ossessivo-compulsivo, nel disturbo post traumatico da stress, come supporto alle terapie del dolore e nei casi di dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti.

Molti studi, inoltre, evidenziano la sensibile superiorità e la maggior efficacia della meditazione rispetto alle tecniche di rilassamento, antistress e training autogeno, sia in ambito clinico che nella pratica quotidiana. (cfr. Manzoni, Pagnini et al., 2008)

Inoltre gli effetti della meditazione si sono dimostrati mantenersi più a lungo nel tempo, con un miglioramento dello stato di benessere e e con una maggiore stato di consapevolezza di sé, anche al di fuori dello spazio dedicato alla meditazione. (cfr. Justo 2009; Lazara, Kerrb et al., 2005). Infatti le pratiche meditative agiscono risvegliando la coscienza di sé, il senso profondo della individualità ed entità della persona, che si ripercuote su tutti i livelli: fisico, emotivo e psicologico.

Il concetto di meditazione racchiude in sé il semplice principio di stato naturale dell’essere umano. Non si tratta dunque di un concetto esistenziale o filosofico, ma piuttosto di una condizione reale in cui si può trovare l’individuo.

Oggi le pratiche meditative, se pur molteplici e differenti nei loro aspetti, possono rappresentare una valida opportunità di prevenzione, oltre ad un grande supporto terapeutico insieme alle terapie farmacologiche classiche, perché in grado di migliorare la nostra qualità della vita. Sebbene restino ancora molti pregiudizi sulle pratiche di consapevolezza del sé, e ci siano ancora scetticismi sul loro reale valore medico, ancor più che sociale, le ricerche scientifiche hanno ormai dimostrato ampiamente il loro grande potenziale.

 

Leonardo Caramazza

Info

 

 

Bibliografia

Wallace, R.K., Benson, H., Wilson, A.F. (1971). “A wakeful hypometabolic physiologic state”. American Journal of Physiology

Davidson, R.J., Kabat-Zinn, J., Schumacher, J., Rosenkranz, M., Muller, D., Santorelli, S.F., et al. (2003). “Alterations in brain and immune function produced by mindfulness meditation”. Psychosom Med , 65(4)

Ando, M., Morita, T., Akechi, T., Ito. S., et al. (2009). “The efficacy of mindfulness-based meditation therapy on anxiety, depression, and spirituality in japanese patients with cancer”. Journal of Palliative Medicine 12(12)

Fang, C. Y., Reibel, D. K., Longacre, M. L., Rosenzweig, S., Campbell, D. E., & Douglas, S. D. (2010). “Enhanced psychosocial well-being following participation in a mind-fulness- based stress reduction program is associated with increased natural killer cell activity”. Journal of Alternative and Complementary Medicine, 16(5)

Yamamoto, S., Kitamura, Y., Yamada, N., Nakashima, Y., & Kuroda, S. (2006). “Medial profrontal cortex and anterior cingulate cortex in the generation of alpha activity induced by transcendental meditation: a magnetoencephalographic study”. Acta Medica Okayama, 60(1)

Jung, Y. H., Kang, D. H., Jang, J. H., Park, H. Y., Byun, M. S., Know, S. j., et al. (2010). “The effect of mind-body training on stress reduction, positive effect, and plasma catecholamines”. Neuroscience Letters

Travis, F., & Wallace, R.K. (1999). “Autonomic and EEG patterns during eyes-closed rest and transcendental meditation (TM) practice: the basis for a neural model of TM practice.” Consciousness and Cognition, 8(3)

Ospina, M.B., Bond, K., Karkhaneh, M., Tjosvold, L., Vandermeer, B., Liang, Y. Et al. (2007). “Meditation practices for health: state of the research”. Evidence Report Technology Assessment

Vandana, B., Vaidyanathan, K., Saraswathy, L. A., Sundaram, K. R., & Kumar, H. (2011). “Impact of integrated amrita meditation technique on adrenaline and cortisol levels in healthy volunteers”. Evidence-based complementary and alternative medicine

Newberg, A. B., Iversen, J. (2003). “The neural basis of the complex mental task of meditation: neurotransmitter and neurochemical considerations”. Medical Hypotheses, 61(2)

Harte, J.L., Eifert, G,H. & Smith, R. (1995). “The effect of running and meditation on B-endorphin, corticotropin-releasing hormone and cortisol in plasma, and on mood”. Biological Psychology

Manzoni, G.M., Pagnini, F. Castelnuovo, G. & Molinari, E. (2008). “Relaxation training for anxiety: a ten-years systematic review with meta-analysis”. BMC Psychiatry, 8

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