Lo chiamano The Human Camera (macchina fotografica umana) ma il suo vero nome è Stephen Wiltshire.
Dopo un giro di poche ore in elicottero nei cieli di Roma, nel 2005, ha ridisegnato perfettamente l’intera città (qui il link alla performance) grazie alla sua strabiliante memoria fotografica (Figura 1). Oltre alla Capitale italiana, tuttavia, la lista di città è in continuo aggiornamento: Londra, Tokyo, Dubai, Francoforte, Madrid, Gerusalemme, Sydney e, nel 2011, New York, la cui riproduzione è oggi considerata l’opera d’arte più lunga mai realizzata al mondo (76 mt).
Di chi stiamo parlando esattamente? E che tipo di facoltà possiede davvero?
Stephen è un prodigio autistico inglese a cui venne diagnosticata la Sindrome di Asperger a soli tre anni. In un reportage sulla sua vita, la Bbc spiega come furono le maestre ad accorgersi che il giovane Wiltshire, durante le gite scolastiche, riproduceva in maniera incredibilmente esatta i monumenti visti. Da lì, si iniziarono a comprendere le sue stupefacenti capacità mnesiche e artistiche. Nella sua pagina Facebook, egli stesso racconta infatti come il suo primo disegno fu commissionato, a soli 8 anni, dall’ex primo ministro britannico Ted Heath, il quale chiese di riprodurre la cattedrale di Salisbury. (qui il link).
Stephen è in grado di memorizzare perfettamente tutto ciò che vede, anche se solo per breve tempo, e riesce a trattenere queste immagini nella mente per anni, con pochissime perdite o distorsioni. E’ inoltre capace, come detto, di riprodurre a memoria interi edifici, strade, ponti e paesaggi, in maniera incredibilmente dettagliata e accurata, riportando particolari architettonici e mantenendo perfette le proporzioni e la prospettiva.
Il potenziamento di determinate capacità e la compromissione, o uno scarso sviluppo, di altre è probabilmente la caratteristica più importante di quella che viene comunemente definita Sindrome Savants. Nelle capacità dei soggetti in questione, le abilità potenziate sono sempre di tipo concreto: arti visive (in particolare nel disegno), musicali, matematiche o meccaniche e, meno frequentemente, verbali. Quelle compromesse, invece, risultano sempre le abilità astratte e, spesso, anche quelle linguistiche. L’anomalia, tuttavia, non risiede nella facoltà potenziata in sé, ma nel suo netto isolamento. Ciò che risulta davvero anomalo è, cioè, il suo sviluppo insolito – e spesso prodigioso – in una mente che appare decisamente sottosviluppata nelle abilità verbali o astratte (cfr. Sacks, 2007).
E’ ormai trascorso più di un secolo dalla teorizzazione dell’esistenza di una “specializzazione emisferica relativa” (Geschwind & Galaburda, 1985). Sappiamo infatti che, non in maniera assoluta, lo sviluppo di abilità astratte e verbali è perlopiù associato all’emisfero sinistro (o dominante) e quello delle abilità percettive all’emisfero destro.
Tuttavia nel feto la situazione è diversa: l’emisfero destro si sviluppa prima e più rapidamente del sinistro, sperimentando le prime funzioni percettive già nei primi giorni di vita. Le aree cerebrali sinistre necessitano di più tempo per loro sviluppo e, anche dopo la nascita, continuano a subire cambiamenti fondamentali. In particolare, nel momento in cui sviluppano le proprie facoltà (in larga misura concettuali e linguistiche) inizia un processo di soppressione ed inibizione delle funzioni percettive dell’emisfero destro (cfr. Sacks, 2007). L’emisfero sinistro, a tal ragione, presenta un’immaturità funzionale in utero, così come per tutto il primo anno di vita, che lo rende vulnerabile a eventuali danni. Se questi dovessero infatti verificarsi, è possibile abbia luogo un “ipersviluppo compensatorio” dell’emisfero destro: un vero e proprio aumento delle dimensioni reso possibile dalla migrazione neuronale (cfr. Treffert, 2014). Tale processo è in grado di produrre una dominanza anomale dell’emisfero destro, invece della consueta dominanza dell’emisfero sinistro (cfr. Sacks, 2007).
Sebbene questa sia una delle ipotesi più avvalorate, restano ancora in piedi molte questioni. Ci si domanda, ad esempio, perché gli esseri umani non sviluppano questi talenti? Snyder e Mitchell, nel 2003, hanno provato a costruire una risposta. L’idea di fondo era che in età precoce i meccanismi alla base di tali abilità siano molto probabilmente insiti in ognuno di noi e, durante la maturazione cerebrale, esse vengano inibite o, comunque, allontanate dalla “consapevolezza cosciente”. Gli studi sperimentali che hanno tentato, negli anni, di verificare tale ipotesi hanno tuttavia prodotto risultati modesti, ma non significativamente schiaccianti.
In conclusione, nonostante non ci sia una correlazione diretta tra savantismo e autismo, si stima che oggi più del dieci per centro dei soggetti con autismo abbiano effettivamente talenti Savant. Persone come Orwell, Mozart, Einstein, Ludwig van Beethoven, Kant si pensa, infatti, siano state affette – secondo lo psichiatra Michael Fitzgerald – dalla sindrome di Asperger. Nell’attesa di una più esaustiva interpretazione scientifica che possa render conto di dinamiche cerebrali così sbalorditive, non resta che ammirare la complessità con la quale ci regalano l’immortalità del loro genio.
Roberto Gammeri
Bibliografia
Darold A. Treffert (2014). “Savant Syndrome: Realities, Myths and Misconceptions”. In Journal of Autism and Developmental Disorders
Geschwind, N., & Galaburda, A.M. (1985a). “Cerebral lateralization: Biological mechanisms, associations, and pathology: I. A hypothesis and a program for research”. In Archives of Neurology, 42
Geschwind, N., & Galaburda, A.M. (1985b). “Cerebral lateralization: Biological mechanisms, associations, and pathology: II. A hypothesis and a program for research”. In Archives of Neurology, 42
Geschwind, N., & Galaburda, A.M. (1985c). “Cerebral lateralization: Biological mechanisms, associations, and pathology: III. A hypothesis and a program for research”. In Archives of Neurology, 42
Sacks O. (2007). Musicofilia, Gli Adelphi
Snyder, Allan W., Elaine Mulcahy, Janet L. Taylor, John Mitchell, Perminder Sachdev e Simon C. Gandevia (2003). “Savant-like skills exposed in normal people by suppressing the left fronto-temporal lobe”, in Journal of Integrative Neuroscience