Perché quando siamo di buonumore le cose ci riescono meglio?

 

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Immagine realizzata da Enrica Falco

Capita a tutti di svegliarci la mattina già di buonumore con quell’inspiegabile sorriso sulle labbra o, quando siamo più più assonnati, di ricevere quella notizia che ci rallegra per tutta la giornata. Proprio in questi momenti, se dobbiamo studiare o svolgere un lavoro che ci richiede un buon impegno cognitivo, abbiamo come la sensazione di essere più ingegnosi del solito. Ci sentiamo quasi imbattibili, più lucidi e più produttivi. Sta accadendo davvero qualcosa dentro al nostro corpo in grado da giustificare tanta perspicacia o siamo solo in preda ad un delirio di grandezza? Niente deliri, è davvero così.

Il buonumore ha un impatto concreto sulla creatività e sulle capacità di problem solving. A darci questa marcia in più è la dopamina, un messaggero chimico rilasciato dal nostro cervello che, tra le varie funzioni, regola il comportamento motorio, l’attenzione e la gratificazione. Non a caso è anche la principale responsabile dell’iperattivazione psicomotoria conseguente  all’assunzione di alcune droghe,  come ad esempio la cocaina o l’anfetamina.

Questo neurotrasmettitore e i circuiti cerebrali che lo utilizzano (chiamati appunto “dopaminergici”) sono particolarmente attivi quando siamo di buonumore. La dopamina viene prodotta dai neuroni del mesencefalo, i quali inviano i loro assoni in altre aree del cervello rilasciando il neurotrasmettitore. Una di queste strutture riceventi è la corteccia prefrontale. Quando siamo di buonumore quest’ultima riceverà dopamina in misura maggiore e, di conseguenza, risulterà ancora più attivata.

Che cosa significa tutto questo? La corteccia prefrontale è importante per diverse funzioni cognitive, tra cui la pianificazione e il problem solving. Quando il rilascio di dopamina aumenta e la sua attivazione è dunque maggiore, queste funzioni ne traggono beneficio. Non solo, ma un aumento di dopamina è responsabile anche della nostra flessibilità cognitiva, cioè di quella capacità che ci permette di vedere la situazione da altre prospettive. In altri termini, la flessibilità cognitiva è ciò che sta alla base di quella tipologia di problem solving definita “creativa”: quando troviamo una soluzione non convenzionale, fuori dagli schemi e tuttavia estremamente funzionale al raggiungimento del nostro obiettivo.

A questo punto occorre fare una precisazione. Per alcuni l’espressione problem solving potrebbe suonare fuorviante e magari pure un po’ eccessiva, quasi  come se il compito di risolvere problemi spettasse solo ai grandi matematici. In realtà è l’esatto contrario: semplicemente, questa espressione significa trovare il modo per raggiungere il nostro scopo, che potrebbe anche essere risolvere un indovinello sentito in TV o trovare un’alternativa per non restare imbottigliati nel traffico. In altre parole, risolviamo continuamente problemi dalla mattina alla sera e nemmeno ce ne rendiamo conto.

Il meccanismo spiegato poco fa è la teoria dopaminergica dell’umore positivo o DTPA, secondo la quale l’aumento di dopamina associato al buonumore si traduce in un incremento dell’attività della corteccia prefrontale che, essendo coinvolta nel problem solving e nella flessibilità cognitiva, influenza positivamente la nostra creatività e la nostra capacità di trovare soluzioni innovative ai problemi. Siamo cioè realmente più intuitivi, più abili e più veloci nel risolvere i rompicapi di tutti i giorni.

Naturalmente questa teoria non va letta come un’esaltazione dei benefici delle droghe o di qualsiasi altra sostanza psicotropa in grado di aumentare il rilascio di dopamina: al contrario, un aumento consistente e duraturo dei livelli di questo neurotrasmettitore sembra essere correlato con la schizofrenia e con  i sintomi positivi ad essa associati (per esempio, le allucinazioni e i deliri). È stato verificato inoltre come in soggetti sani l’anfetamina provochi gli stessi sintomi positivi osservabili nei soggetti affetti da disturbi psicotici.

Il merito della DTPA sta nell’aver illustrato la base chimica e biologica che regola la relazione tra le nostre emozioni e la capacità di problem solving, cioè nell’aver spiegato come l’aumento di dopamina che si sperimenta assieme al buonumore abbia effetto sulla creatività e sulla capacità di risolvere i nostri problemi, ordinari e non.

Non ci resta quindi che cominciare la giornata con il piede giusto e proseguire quanto più possibile all’insegna di emozioni positive!

 

Gloria RossiGloria Rossi

Info

 

 

 

Bibliografia

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