Se il mago si trasforma: tra appropriazione culturale, folklore e “realtà”

 

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L’8 Marzo del 2016, la scrittrice inglese J.K. Rowling, famosa per aver dato vita alle avventure del giovane mago Harry Potter, iniziò a pubblicare su Pottermore.com (piattaforma dedicata ad ampliare il Wizarding World descritto nei libri) una serie di quattro storie, una al giorno, rivolte a un’inedita descrizione del mondo magico nel Nord America (cfr. Flood, 2016). Già dalla prima parte, riguardante i secoli dal XIV al XVII, l’autrice ha iniziato a subire delle critiche relative all’imprecisione di alcuni fatti riportati, trasformati e, a volte, totalmente snaturati del loro significato originario, molti dei quali relativi alle comunità native del continente oltreoceano. Una di queste contestazioni riguarda gli skin-walker: gli stregoni e le streghe malvagi della cultura Navajo (e dei Navajo soltanto, quindi non appartenenti alla “comunità dei Nativi Americani”, come generalizza la Rowling) capaci di trasformarsi in animali e commettere atti terribili. Nella versione della scrittrice, questi divengono dei poveri animagus (maghi e streghe capaci di assumere forme animali) ingiustamente demonizzati dai No-Maj (i “Babbani”* americani).

La critica si fonda prevalentemente sul fatto che «la Rowling sta riscrivendo completamente queste tradizioni. Tradizioni che nascono da un contesto, da un luogo, da conoscenze e verità particolari. Questi esseri non sono dei “maghi incompresi”» [cfr. Adrienne, 2016].

Per quanto gli animagi della Rowling potrebbero essere un’alternativa allettante che giustifichi ogni credenza di uomini mutaforma, è bene riconoscere che nel mondo “reale” esistono enormi differenze tra le varie tradizioni, in primis fra le molteplici comunità native delle Americhe, ognuna portatrice di culture ricche e diversificate, e, in secondo luogo, tra le concezioni del Vecchio e del Nuovo Mondo, prima e dopo la Conquista.
«Tra le caratteristiche che nell’Europa tardo medievale e rinascimentale contraddistinguevano [la figura che è la strega] una delle più salienti è la capacità di trasformarsi (e di trasformare)» [Lupo, 2011:177]. Questa metamorfosi, le cui caratteristiche cambiavano in maniera sostanziale di luogo in luogo, poteva essere concepita letteralmente, di solito a livello popolare, oppure poteva essere vista come una semplice illusione del demonio. Quest’ultima visione derivava da delle credenze, divulgate dall’istituzione ecclesiastica, che negavano inderogabilmente a streghe, stregoni e demoni abilità che potevano essere, secondo logiche teologiche del tempo, soltanto divine (cfr. Lupo, 2011).

Questa superstizione trae origine dalle riflessioni di alcuni dei massimi esponenti della teologia cristiana: siamo nel V secolo, qualche decennio prima della caduta dell’Impero Romano d’Occidente (data che convenzionalmente segna l’inizio dell’Alto Medioevo) e il filosofo berbero Agostino d’Ippona redige il trattato teologico De Civitate Dei. In esso si esprime prontamente riguardo la trasformazione: «I demoni certamente non creano una sostanza […], ma trasformano soltanto nell’apparenza gli esseri creati dal Dio vero in modo che sembrino quel che non sono. […] Così il contenuto dell’immaginazione, presa forma corporea, si mostra ai sensi degli altri nella figura di un determinato animale». Tuttavia, il corpo dello stregone, colpevole di un patto col demonio, giace in sogno e intatto in un altro luogo, dimostrando come la “trasformazione” sia soltanto un inganno dei sensi, un’illusione (Ibidem). Lo stesso Tommaso D’Aquino, confermando alla fine del XIII secolo le precedenti proposte teologiche di Sant’Agostino, ritiene la magia come «un insieme di inganni e menzogne con le quali il mago crede di asservire il demonio» [Federici Vescovini, 2008: 73].

Tenendo quindi a mente questa visione del mago e delle sue trasformazioni come puro inganno demoniaco, passiamo ora tra i Nahua dell’Altopiano centrale del Messico: «in essi, il termine nahualli [designava] sia un essere umano capace di trasformarsi […] sia – in alcuni casi – una sorta di compagno (per lo più animale) che si “possedeva” (dunque una specie di alter ego) o in cui ci si poteva trasformare**» [Lupo, 2011: 184]. Grazie a delle opere redatte in epoca coloniale, si presume che tra queste popolazioni, prima dell’arrivo degli europei, fossero presenti alcuni elementi che possono essere riassunti nei seguenti punti:

  • Alcuni personaggi potevano assumere un aspetto animale e/o controllare il proprio alter ego. 
  • Il rapporto di co-essenza con un dato animale, le caratteristiche del quale si imprimevano solitamente alla nascita, influenzava la vita e la personalità dell’individuo.
  • Le azioni compiute a seguito della trasformazione, inclusa la stessa metamorfosi, non avevano connotazioni morali intrinsecamente positive o negative.
  • Il proprio “animale” rispecchiava delle caratteristiche di autorità e di potere. 

Tuttavia la peculiarità forse di maggior rilievo, ma sicuramente la più distante rispetto alla concezione ecclesiastica di metamorfosi stregonesca è il fatto che i nativi credessero che un uomo potesse mutare realmente il proprio aspetto e non che la trasformazione fosse una semplice illusione frutto di un patto demoniaco (Ibidem).

«Nei secoli fino ad oggi, simili concezioni della persona […] si sono certamente modificate, ma non sono scomparse», nonostante l’insistente opera degli evangelizzatori che cercarono di imporre le credenze del Vecchio Mondo. Per esempio, tra gli Huave dell’Istmo di Tehuantepec (Oaxaca), esistono tutt’oggi due tipologie di individui con l’abilità di trasfigurarsi: il neombasüik che ha la capacità innata di trasformarsi ed è essenzialmente “buono” e il neawüneay, uno di «quegli individui che, attraverso l’apprendimento di apposite tecniche […], si trasformano “soltanto corporalmente”» e non hanno alcuna utilità o fine per la comunità. È interessante vedere, poi, come anche tra i Nahua della Sierra odierni si sia mantenuta una tradizione di uomini-animali simile a quella pre-coloniale; nahual è, infatti, un termine che designa due tipologie di persone: dei piccoli malfattori, che si trasformano completamente in animali, come volpi e coyote per andare a rubare, ma anche degli stregoni malvagi che, proiettando la loro ombra (ecahuil, una delle tre componenti animiche) nel proprio “doppio” possono controllarlo. La discrepanza è evidente: prima dell’arrivo dei colonizzatori, la trasformazione, così come la proiezione, non avevano connotazioni morali particolari, oggi, invece, almeno tra i Nahua, viene considerata come un atto intrinsecamente malvagio (cfr. Lupo, 2011).

3 Agosto 2001, l’agenzia Ananova annuncia la notizia di uomo che stava per trasformarsi in tigre. Denis Smith, infatti, rispettabile programmatore di computer statunitense, dopo tatuaggi e interventi estetici, stava per impiantarsi, tramite intervento chirurgico, un’autentica pelle di tigre. Intervistato, si giustificò: «Si tratta del mio vero io» (cfr. Lombardi, 2008). Per quanto bizzarra e annoverata tra le Bad Taste Stories (“storie di cattivo gusto”) di Ananova, il racconto del signor Smith è emblematico per mostrare la corrispondenza tra il mondo umano e il mondo animale, che sembra essere sempre presente e persistente in luoghi e miti di ogni genere: a partire da Ulisse e la maga Circe, fino al kitsune giapponese e ai più comuni lupi mannari, la trasformazione magica di uomini in animali continua ad affascinare e a influenzare la sfera dell’immaginario e, a volte del reale, degli esseri umani.

 

Anna Giulia Macchiarelli

Info

 

 

 

* I Babbani o Muggles nella versione originale, nel mondo di Harry Potter, sono coloro che sono privi di poteri magici.

** È bene sottolineare che questo “doppio” animale è compresente alla persona e non una “sostituzione”, questo deriva dalla concezione tripartita dell’anima degli esseri umani tra i Nahua (sia in epoca pre-coloniale, che attuale, anche se con differenze sostanziali) (cfr. Lupo, 2012).

 

Bibliografia

Federici Vescovini, G., Medioevo magico. La magia tra religione e scienza nei secoli XIII e XIV, UTET Libreria, 2008

Lombardi, P., Streghe, spettri e lupi mannari. L’«arte maledetta» in Europa tra Cinquecento e Seicento, UTET, Libreria, 2008

Lupo, A., “La trasformazione delle metamorfosi del mago: confronti e malintesi tra concezioni europee e amerindiane”. In Giocerelli C., Finazzi Agrò E. (a cura di), Metamorfosi. Continuità e Discontinuità nelle Culture Americane, Loffredo Editore University Press, 2011

Lupo, A., Corpi freddi e ombre perdute, CISU, 2012

Sitografia

Adrienne K., Magic in North America, Part 1: Ugh, 8 Marzo 2016, Native Appropriations.com – http://nativeappropriations.com/2016/03/magic-in-north-america-part-1-ugh.html

Flood, Allison, JK Rowling under fire for writing about ‘Native American wizards’, 9 Marzo 2016, TheGuardian.com – https://www.theguardian.com/books/2016/mar/09/jk-rowling-under-fire-for-appropriating-navajo-tradition-history-of-magic-in-north-america-pottermore

Harry Potter Wiki, “Animagus” – http://harrypotter.wikia.com/wiki/Animagus
Rowling, J.K., A History of North America, 8 Marzo 2016, Pottermore.com – https://www.pottermore.com/collection-episodic/history-of-magic-in-north-america-en

Wikipedia.com, “Skin-walker” – https://en.wikipedia.org/wiki/Skin-walker

Wikipedia.it, “Babbano” – https://it.wikipedia.org/wiki/Glossario_di_Harry_Potter#Babbano

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