“Il cuore è la tenda regale d’amore per lui
e gli occhi sorreggon lo specchio al suo volto.
Me, non questo mondo mi piega, non l’altro, però il carico grave mi fiacca di sua cortesia.
Tu all’albero del paradiso, io all’alta figura d’amico: ognuno pensa secondo che l’aspirazione gli detta.
E se pure ho una veste macchiata, che importa?
Tutto il mondo è di sua purità testimone evidente” – Hafez, Il Canzoniere
La definizione e la scansione del passare del tempo sono una delle caratteristiche che differenziano l’essere umano da qualsiasi altro animale presente sulla terra. Fin dalle prime civiltà, l’uomo ha sempre sentito la necessità di definire un tempo che segnasse l’inizio e la fine di qualche cosa oppure di qualsiasi azione compiuta (basti pensare, ad esempio, al calendario mesoamericano). Il calendario più usato oggi è quello gregoriano, istituito nel 1582 da Papa Gregorio XIII, che pone all’anno zero l’avvento della nascita di Gesù, corrispondente all’anno 3761 del calendario ebraico. Il calendario gregoriano (solare1), attualmente in uso, ha una durata annua di 365,2422 giorni2 e ogni quattro anni si aggiunge un giorno in più (il 29 febbraio), quell’anno è definito anno bisestile.
Per quanto riguarda il calendario persiano (anch’esso solare) la faccenda si fa più complicata.
Il calendario in questione ha origini antichissime che si rifanno allo zoroastrismo, una tra le prime religioni monoteistiche del mondo: ad esempio per il persiano il 2016 corrisponde all’anno 3754, mentre per il neopersiano3 o Jalalì, corrisponde al 1395. Da cosa è data la differenza? Lo scarto di 2359 anni è dovuto all’istaurarsi dell’islam nell’altipiano iranico; infatti i persiani vollero mantenere, seppur modificando la data dell’anno zero, il loro calendario preislamico solare, piuttosto che iniziare ad usare quello lunare arabo islamico, fatto “ripartire” dal 622 d.C, anno in cui il Profeta compì l’egira a Medina. Il calendario neopersiano è quello usato oggi in Iran e Afghanistan.
L’islamizzazione dell’area iranica ha portato cambiamenti importanti nella scansione del tempo; il calendario rivisto e riadattato dall’autore della famosa raccolta di poesie “Rubbaīat”, Omar Khaīam (1044-1123), è considerato uno dei calendari più precisi in uso, anche più preciso di quello gregoriano. Se, infatti, quest’ultimo presenta un errore ogni 3226 anni, il calendario persiano necessita di una correzione ogni 141.000 anni, fissando il primo giorno dell’anno con l’equinozio di primavera (cfr. Cristoforetti, 2000).
La ciclicità del calendario persiano è una delle più caratteristiche al mondo:
ll primo giorno dell’anno coincide con l’equinozio di primavera, normalmente tra il 20 e il 21 marzo e le celebrazioni collegate ad esso ricordano l’importanza dei cicli naturali come l’acqua, il vento, il fuoco e la luce del sole. I primi 6 mesi dell’anno sono composti da trentuno giorni e, i restanti sei mesi, da trenta (ogni quattro anni l’anno diventa bisestile). Il 20 o 21 giugno si celebra il solstizio d’estate, il 20 o il 21 settembre l’equinozio d’autunno e il 20 o il 21 dicembre il solstizio d’inverno, come per quello gregoriano; la particolarità è che questi giorni coincidono con il primo giorno del nuovo mese. Il cambio delle stagioni hanno un significato estremamente importante nelle culture persiana e contadina in generale, dalle quali nascono le feste e le celebrazioni legate alla ciclicità temporale. Secondo Giacalone, la “festa”, legata a questi aspetti, segue un percorso definito in diversi momenti (Giacalone, 1993):
- Periodicità calendariale. La festa ha un tempo ciclico, definito dalle stagioni e dal raccolto, definisce il rinnovo dei ritmi del tempo circoscritto da pienezza e liberato dalle tensioni della comunità.
- Connessione con un evento fondante. La festa definisce un tempo sacre legato ad un evento fondante che può essere sia laico che religioso, definendo così l’identità del gruppo.
- Ritualizzazione dei comportamenti. La socializzazione dei soggetti all’interno del festa definiscono simboli e ritualizzano comportamenti.
- Non utilità economica. La gratuità del lavoro svolto sia durante che prima dello svolgimento della festa in se per se, definiscono la volontà di mantenere viva la funzione del gioco legato alla celebrazione. Nel caso in cui dovessero esserci dei guadagni andranno tutti a favore della prossima organizzazione.
- Variabilità di significati. Ogni simbolo utilizzato all’interno della festa ha un suo significato proprio che può cambiare a seconda del luogo e del tempo.
- Rituali alimentari. L’eccesso alimentare durante la festa indica un momento di liberazione di tutta l’ansia accumulata durante l’anno trascorso.
In questo contesto, Shabe4Yalda5, o la Notte di Yalda (la notte più lunga dell’anno) che cade il 21 dicembre e che coincide con il primo dey (il decimo mese del calendario persiano), segna dunque la fine dell’oscurità, l’inizio dell’inverno e il prolungarsi, durante il giorno, della luce solare. Diverse leggende sono legate alle celebrazioni della notte di Yalda, tra le più importanti troviamo quella che racconta che la presenza sempre maggiore della luce solare, allungando i giorni, scaccia il diavolo appresentato dal buio; l’altra narra che il sole si è rifugiato sotto terra per tenerla calda e per preparare la natura al suo risveglio il quale arriverà definitivamente a primavera (cfr. Vartanian, 2012).
Tali racconti, prima patrimonio della cultura pagana e poi inglobati dal cristianesimo, collegavano il solstizio d’inverno con il dio della luce, Mitra e successivamente con la nascita di Cristo. Le celebrazioni persiane, della notte della rinascita prevedono pranzi e cene con particolari pietanze, le più importanti: l’anguria, il melograno, la frutta secca e a seconda della zona geografica di provenienza si possono trovare delle polverine particolari (chiamate ghavut/qavut) che hanno diversi colori a seconda di quali siano le spezie macinate all’interno. L’anguria e il melograno, rappresentano con i loro chicchi e la polpa rossa, l’allegria, la prosperità e la fertilità, mentre la frutta secca rappresenta energia e gioia. Le celebrazioni si prolungano con una veglia notturna e l’accensione di candele e lanterne che, con il giallo della loro luce, vorrebbero riuscire a sconfiggere l’oscurità e le tenebre, una lotta infinita tra il giorno e il blu profondo della notte, tra il bene e il male. La serata continua con la lettura di alcune delle più famose poesie di Hafez, poeta iraniano del 1300, che celebrano l’amore e l’allegria.
“Un banchetto che il cuore rallegra, quale reggia dell’alto dei cieli,
tutt’intorno un roseto ,a eguagliare i superni giardini di pace.
Cortigiani che siedono a schiere, famiglie dai modi gentili,
confidenti custodi d’arcani, benevoli amici a brindare.
Vino lieve colore di rosa, amabile vivo e corposo:
son confetti le labbra d’amico, e sol di rubini e’ discorso!
Uno sguardo che porge, che sguaina in assalto a ragione la spada,
e un ricciolo amato che appresta il suo laccio a far preda di cuori.
A chiunque non voglia tal gioia, interdetta gaiezza di cuore,
a colui che non cerca il simposio, interdetta l’inutile vita!” – Hafez, Il Canzoniere
Di seguito i mesi del calendario persiano:
Farvardin (marzo 21-aprile 20)
Ordibehešt (aprile 21-maggio 21)
Khordād (maggio 22-giugno 21)
Tir (giugno 22-luglio 22)
Mordād-Amordād (luglio 23-agosto 22)
Šahrivar (agosto 23-settembre 22)
Mehr (settembre 23-ottobre 22)
Ābān (ottobre 23-novembre 21)
Āzar (novembre 22-dicembre 21)
Day (dicembre 22-gennaio 20)
Bahman (gennaio 21-febbraio 19)
Esfand (febbraio 20-marzo 20)
1 I calendari solari vengono calcolati in base alla rotazione della terra intorno al sole, mentre i calendari lunari vengono calcolati in base alla rotazione della luna intorno alla terra.
2 John Herschel (1792-1871), astronomo, matematico e chimico inglese cercò di migliorare il calendario gregoriano (riuscendoci di cinque secondi) attraverso complicate formule matematiche, portandone la durata a 365,24225 giorni, con un margine di errore di quattro secondi.
3 Il calendario avestico si riferisce alla religione zoroastriana, mentre il calendario neopersiano o Jalalī, pur rimanendo solare è riferito alla religione dell’islam con inizio il 622 d.C.
4 dal persiano “notte”.
5 dal persiano “rinascita”, “nascita”, “natività”.
Bibliografia
Cristoforetti, S. (a cura di), Forme “neopersiane” del calendario “zoroastriano” tra Iran e Transoxiana. Grafiche Biesse Edizioni, Eurasiatica. Quaderni del Dipartimento di Studi Eurasiatici, Venezia, 2000
Giacalone, F., Feste Umbre: il tempo, lo spazio, i bambini, il cibo, Arnaud – Cidis, Firenze, Perugia, 1993
Sitografia
Vartanian, V. : http://www.mahmag.org/italiano/index.php?itemid=328