La pratica dello Yoga ha origini molto antiche. Le prime descrizioni risalgono al primo secolo dopo Cristo ad opera del filosofo indiano Patanjali. Si tratta di una pratica che nel corso degli anni ha guadagnato grande popolarità grazie ai diversi benefici riscontrati tra i suoi praticanti. Nell’ultimo ventennio la letteratura scientifica ha prodotto molti risultati sui diversi aspetti che costellano “l’universo Yoga”. Ci sono evidenze, ad esempio, che mostrano come tale pratica sia estremamente benefica per soggetti con alle spalle problemi di panico, depressione, ansia e ipertensione (cfr. Verrastro, 2014). Tuttavia, ci si domanda, ancora oggi, quale possa essere il meccanismo fisiologico sottostante il generale miglioramento delle funzioni degli organi.
Una delle spiegazioni possibili è stata recentemente teorizzata da un gruppo di ricercatori della School of Regenerative Medicine (Bangalore), un centro di eccellenza per lo studio e la ricerca sulle cellule staminali. Gli autori hanno ipotizzato che la pratica dello Yoga possa fornire la giusta stimolazione meccanica per la mobilizzazione delle cellule staminali mesenchimali1 (stem cell traffiking) dal midollo osseo e dai tessuti deposito alla circolazione periferica (cfr. Shree, 2016).
Negli esseri umani, la mobilitazione di cellule staminali ematopoietiche (HSC) e progenitrici (HSPC)2 può infatti avvenire senza l’uso di agenti farmacologici. In particolare, ci sono una serie di evidenze a supporto dell’idea che l’esercizio fisico possa mobilizzare tali cellule in modo transitorio, anche se ad oggi non si conoscono bene le quantità di questo effetto (De Lisio, 2015). Sembra che l’ipossia intermittente, ovvero brevi episodi ciclici di carenza di ossigeno, rivesta un ruolo importante nella proliferazione cellulare e nella differenziazione neurale (cfr. Windsor, 2007). E’ possibile sostenere, infatti, che la combinazione di Yoga con Pranayama (parte dello yoga costituita da una serie di esercizi respiratori) possa essere in grado di esporre i tessuti corporei ad una forma di ipossia intermittente, stimolando in tal modo la mobilitazione di cellule staminali e permettendo la sostituzione delle cellule adulte (Figura 1). La pratica dello Yoga dovrebbe, dunque, poter fornire un supporto praticabile e low-cost, utile a incentivare la mobilitazione cellulare, giocando un ruolo interessante nel controllare i tessuti periferici e prevenire infezioni e danni tessutali. Basandoci su precedenti evidenze, inoltre, sembra che cellule staminali molto piccole simil-embrionali (VSELs) si mobilitino in parallelo con HSPC, differenziandosi in diverse tipologie cellulari.
Tale risultato si aggiunge ulteriormente all’idea che un esercizio regolare possa apportare benefici sul ringiovanimento dei tessuti e degli organi e, più in generale, sul miglioramento della qualità di vita (Marycz, 2016). Ci si aspetta, pertanto, che una regolare pratica dello Yoga possa incoraggiare il traffico lento e costante di cellule staminali alla circolazione periferica, conducendo ad uno stato di salute positivo.
Molti dei più importanti report scientifici, infatti, sembrano suggerire che la “Yoga terapia” possa avere effetti positivi nella prevenzione della progressione del cancro e nella sua ri-presentazione (Bhargav, 2012).
Sono stati, inoltre, riportati possibili effetti antidepressivi in donne con il cancro al seno sotto trattamento tradizionale (Rao RM, 2015) e nella riduzione dello stress post-operatorio (Rao RM, 2008).
In che modo questo avviene?
Sul piano fisiologico, sappiamo che lo stress elevato e protratto nel tempo è implicato nella patogenesi della depressione. Inoltre, una vasta letteratura scientifica ha negli anni documentato l’associazione tra depressione e livelli elevati di cortisolo nel sangue. Gli effetti antidepressivi derivanti dalla pratica dello Yoga si inseriscono proprio in questa cornice teorica: in soggetti sottoposti a diverse sessioni di Yoga Terapia, si rileva una riduzione dei livelli mattutini di cortisolo e un ri-equilibrio dei livelli di arousal psicofisiologico in termini di diminuzione dell’attività simpatica del sistema nervoso. Sembra, dunque, che le particolari regolazioni respiratorie siano in grado di aumentare le difese antiossidanti, condurre ad un decremento generale del cortisolo e un incremento della produzione di melatonina, i cui effetti si traducono in un minore stress ossidativi (cfr. Martarelli, 2011), definito come un disturbo dell’equilibrio tra la produzione di “specie reattive dell’ossigeno” (chiamati radicali liberi) e le difese antiossidanti che permettono lo smaltimento degli stessi (cfr. Betteridge, 2000). Un alto livello di stress ossidativo può avere gravi conseguenze per la salute come, ad esempio, un accelerato invecchiamento cutaneo e il presentarsi di patologie cardiovascolari e/o neurodegenerative. Sul piano emotivo e cognitivo, i soggetti riportano un miglioramento generale dell’umore – con una riduzione degli stati d’ansia- e una progressiva diminuzione della stanchezza e dei disturbi del sonno (ibidem). E’ bene sottolineare, tuttavia, che la realizzazione di un completo beneficio dipenderà da parecchi fattori come, ad esempio, età, stato di salute e frequenza della pratica.
In conclusione, nonostante la grande mole di dati scientifici sugli effetti benefici dello Yoga, non è ancora stato compreso del tutto il meccanismo fisiologico sottostante il generale miglioramento delle funzioni degli organi. Gli stessi autori sottolineano come l’ipotesi di una stimolazione del traffico di cellule staminali sia da verificare a livello sperimentale, anche se rimane tuttora valida l’idea che praticare Yoga possa condurre ad un benessere fisico e psichico. Nel rumore quotidiano, in bilico tra quello che siamo stati e ciò che vorremmo essere, spesso fermarsi ad ascoltare il proprio corpo può risultare la più grande immunità individuale ad un’alienazione che non rende giustizia al benessere fisico e mentale di cui ognuno di noi ha diritto. Nelle parole di uno dei più influenti maestri di Yoga contemporanei, B. K. S. Iyengar: “Il ritmo del corpo, la melodia della mente e l’armonia dell’anima creano la sinfonia della vita”.
1 Le cellule staminali mesenchimali (MSCs) sono cellule staminali adulte, isolate dal midollo osseo, che possiedono una significativa plasticità terapeutica dimostrata dalle loro capacità di migliorare la riparazione dei tessuti e influenzare la risposta immunitaria sia in vitro che in vivo [da “Associazione Italiana Sclerosi Multipla” http://www.aism.it]
2 Le cellule staminali ematopoietiche (HSC) sono cellule staminali che danno origine a tutte le cellule del sangue. Le cellule progenitrici (HSPC) sono cellule parzialmente differenziate, impiegate per riparare i tessuti danneggiati.
Bibliografia
Boppart MD, De Lisio M, Witkowski S. (2015), “Exercise and stem cells”. In Progress in molecular biology and translational science, 135
Martarelli D, Cocchioni M, Scuri S, Pompei P. (2011). “Diaphragmatic breathing reduces exercise-induced oxidative stress”. In Evid Based Complement Alternat Med
Nitya Shree, Ramesh R. Bhonde. (2016). “Can yoga therapy stimulate stem cell trafficking from bone marrow?”. In Journal of Ayurveda and Integrative Medicine
Rao RM, Raghuram N, Nagendra HR, Usharani MR, Gopinath KS, Diwakar RB, et al. (2015). “Effects of an integrated yoga program on self-reported depression scores in breast cancer patients undergoing conventional treatment: a randomized controlled trial”. In Indian J Palliat Care;21(2)
Verrastro G. (2014). “Yoga as therapy: when is it helpful? Good evidence supports the use of specific types”. In J Fam Pract
Windsor JS, Rodway GW. (2007). “Heights and haematology: the story of haemoglobin at altitude”. In Postgrad Med 83(977)
One Reply to “Yoga e benessere psicofisico: quali sono i meccanismi fisiologici coinvolti?”