Il pentecostalismo è un fenomeno movimentista che negli ultimi decenni è cresciuto in maniera impetuosa su scala mondiale, tanto nei paesi cosiddetti in via di sviluppo che nell’Occidente industrializzato e nei nuovi paesi capitalisti dell’Oriente. Sulla valutazione del numero degli appartenenti non c’è accordo tra i vari studiosi: si parte da una valutazione di circa 120 milioni di aderenti a cifre ben più alte; Barret e Johnson calcolano, ad esempio, che l’insieme degli aderenti ai vari movimenti pentecostali è di circa 520 milioni (cfr. Schirripa, 2016).
Nella sua forma “classica”, nasce a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento negli Stati Uniti, nel contesto della Chiesa Metodista wesleiana (ispirata da John Wesley, famoso riformatore del metodismo, una una delle grandi correnti del protestantesimo caratterizzata da grande rigidità dottrinale).
Uno degli episodi più importanti, e in un certo senso da ritenersi fondativo, è quello delle due sorelle che durante un incontro di preghiera a Philadelphia iniziarono a parlare lingue diverse e a loro sconosciute (ricevettero quindi uno dei carismi dello Spirito Santo). A partire da esperienze come questa si sviluppò una nuova corrente protestante che si distacca per molti versi dal classico protestantesimo: il pentecostalismo ritiene ad esempio che lo Spirito Santo discenda direttamente sul fedele facendolo diventare una persona differente, facendolo addirittura rinascere nella grazia: il cosiddetto concetto del born again.
Lo sviluppo del movimento pentecostale lungo il corso del XX secolo non è stato certo lineare, si è piuttosto presentato come multiforme e, per certi versi, contraddittorio.
Allan Anderson, uno dei più importanti studiosi del fenomeno, propone di suddividere il suo sviluppo e la sua diffusione in tre grandi ondate:
- il pentecostalismo classico;
- la nascita e lo sviluppo della denominazione cattolica, quella del “rinnovamento”, o neopentecostalismo, che si originò sempre in Nord America intorno agli anni Settanta. Si tratta della risposta della Chiesa Cattolica, o meglio parte di essa, alla crisi di vocazione ed un tentativo di ricreare un legame con i fedeli (che la Chiesa stava perdendo in alcune aree). Non è molto diverso da quello classico, infatti ritroviamo anche qui come centrale l’esperienza della Pentecoste, ma ci sono ovviamente delle differenze: non è previsto un nuovo battesimo (in quanto non è presente la forte retorica del born again) e soprattutto resta incontrastata l’autorità della gerarchia della Chiesa Cattolica;
- lo sviluppo della dottrina, soprattutto nel continente africano, del cosiddetto “vangelo della prosperità”, che sostiene fortemente la retorica del “solo chi si salva può aspirare a sviluppo e ricchezza”.
Perchè tanto successo?
Tanto in Occidente, quanto ad esempio in Africa (dove il culto ha ormai alcune delle sue “basi” più importanti) l’idea della salute, come della malattia, costituisce un problema. La malattia “esige” la ricerca di una spiegazione ogni volta ache essa si presenta (il «senso del male», volendo citare l’opera di Marc Augè del 1987), affinché gli uomini possano controllarla.
Il pentecostalismo rafforza l’idea che l’essere umano sia un microcosmo in cui si riflette la lotta eterna tra bene e male, tra principio divino e diabolico; peccare apre la strada ai demoni, e quindi, alla malattia. I processi di salute e malattia vanno letti pertanto sotto una luce generale di salvezza e soprattutto religiosa (cfr. Schirripa, 2012). Le malattie e i problemi vengono visti come sintomi di un più generale male del mondo.
B. Meyer ci offre molti esempi a riguardo. La chiesa di Accra, capitale del Ghana, da lui osservata è spesso impegnata nel trattare casi di stregoneria e di come essa agisca sulla ricchezza. L’autore racconta i vari “rumors” riguardanti per esempio gli incidenti relativi ai trasporti pubblici gestiti da privati: le vittime vengono considerate dei tributi a Satana, che in cambio mantiene produttiva la società di trasporti.
Molto interessanti nell’analisi possono risultare poi le confessioni raccolte dall’autore, come quella di un uomo che chiese favori ad una strega per migliorare i suoi affari in cambio della vita del primogenito o del fratello. Essendo il fratello un impedimento per ottenere l’eredità della madre, la quale l’aveva promessa proprio a lui, decise di sacrificare proprio quest’ultimo. Il narratore della confessione, avvenuta dopo la conversione, si soffermò soprattutto sulla “falsità del diavolo”, raccontò infatti che nonostante la sua vita fosse migliorata economicamente alla sua famiglia cominciarono ad accadere incidenti che portarono addirittura alla morte di sua figlia. Da quel giorno decise di convertirsi.
Il punto cruciale dei due esempi forniti, che sono storie di arricchimento mediante “interventi demoniaci”, è che Satana richiede un sacrificio, un tributo. Tuttavia, il secondo esempio aggiunge un nuovo elemento: la negligenza verso la famiglia. Molte delle confessioni raccolte parlano proprio di tensioni familiari per motivi finanziari. Gli individui in difficoltà si aspettano aiuti non dallo stato ma dalle famiglie, pertanto le cause delle disgrazie sono cercate all’interno dei nuclei familiari (cfr. Meyer, 1995). Le storie sulle “ricchezze sataniche” allontanano perciò gli individui dal capitalismo e il pentecostalismo, in Africa soprattutto, è così popolare ed efficace proprio per via della doppia capacità di demonizzare la religione tradizionale (pagana) e di fornire un’immagine del diavolo che demonizza l’economia capitalistica. (Ibidem).
L’arricchimento del singolo rientra quindi anche in un discorso sulla moralità, infatti lo si ottiene uscendo da questa. Per i pentecostali, tuttavia, la ricchezza personale non è sempre negativa, anzi, se avviene sotto la protezione divina è molto positiva, è una sorta di premio (non a caso molti pastori ostentano le proprie ricchezze, essendo i frutti della loro devozione a Dio).
Il negativo è il frutto del lavoro satanico, e la guarigione non è interpretata solo come l’irruzione del divino nella dimensione umana, ma viene inserita all’interno di una più generale rilettura del percorso esistenziale del malato. La malattia e la sua guarigione assumono senso in riferimento alla conversione e la guarigione rappresenta non solo la liberazione dal male ma la conferma di un percorso esistenziale di cambiamento e rinascita basato sulla conversione (cfr. Meyer, 1995).
Il discorso pentecostale si articola quindi su tre punti:
- Ambiguità delle merci: esse sono un prodotto di Satana ma anche un premio divino.
- Rottura col passato, sia personale che culturale: Il processo di rinascita implica la completa risignificazione della biografia della persona (in Africa soprattutto questa rottura assume la dimensione dell’intero continente, che rompe con il passato pagano). I pentecostali parlano di sisters and brothers in God per indicare l’ingresso in una nuova famiglia e creando una nuova serie di legami (che in Africa non sono più i legami parentali tradizionali).
- Vangelo della prosperità: dottrina, come detto, che si basa sull’assunto che la ricchezza discenda dalla salvezza, e che per quanto riguarda l’esempio africano incolpa l’Africa di essere povera proprio a causa del suo passato pagano e peccatore (cfr. Schirripa, 2002).
È difficile quindi incasellare il movimento da un punto di vista politico o sociale. Da una parte viene presentato come la religione delle emergenti classi imprenditrici urbane, (legame tra diffusione del pentecostalismo ed espansione delle pratiche neoliberiste), dall’altra non possiamo dimenticare come attragga soprattutto masse di poveri sia nelle aree urbane che in quelle rurali. La flessibilità del suo messaggio sembra quindi rispondere alle speranze di una vita migliore, qui e ora, e di una salvezza futura per differenti gruppi sociali.
Molti studiosi sottolineano il carattere di flessibilità del discorso pentecostale, che permette alle singole chiese di rapportarsi ai differenti contesti sociali e culturali e di adattarsi alle varie tradizioni locali. Il suo successo è da ascrivere quindi al «poliglottismo culturale» [Droogers, in Congolani-Gusman, 2012:5] e alla capacità di creare reti a lungo raggio, componente fondamentale nella «globalizzazione del religioso» [Bastian-Champio-Roussellcet, in Cingolani-Gusman, 2012:5] che caratterizza la contemporaneità.
Il movimento pentecostale ha inoltre rovesciato la geografia religiosa mondiale spostando il baricentro della cristianità sempre più a sud, sostituendo ai centri tradizionali della cristianità megalopoli come Kinshasa; questa tendenza abbatte in un certo senso lo stereotipo del cristianesimo come “religione occidentale” e “bianca” (cfr. Cingolani-Gusman, 2012).
Se nel periodo coloniale tali movimenti religiosi, definiti da Lanternari «di libertà e di salvezza», rappresentarono la risposta creativa, dal punto di vista religioso, al processo coloniale, nel periodo successivo ampliarono la loro presenza, caratterizzandosi come “istituti di salvezza globale” (cfr. Schirripa, 2016).
Il credo pentecostale sembra incarnare perfettamente quelle tendenze rilevate da alcuni studiosi riguardo allo sviluppo della sfera religiosa nel ventunesimo secolo: «Troppo a lungo relegata nel campo delle superstizioni residuali di un mondo che sembrava volgere alla fine […] la religione si sarebbe ripresa lo spazio pubblico che le spettava e, avendo scavalcato con imprevisto successo la soglia del secondo millennio, si candida come elemento di stabilizzazione etica, culturale e sociale in un sistema globale segnato dalla precarietà di oggi e dall’incertezza di domani» (Schirripa-Naso, 2016:19-20).
Bibliografia
Cingolani, P. e Gusman, A., “Il pentcostalismo e le sfide della contemporaneità”. In La ricerca folklorica, n.65, Grafo S.p.a., 2012
Dilger, H., “Healing the wounds of modernity”. In Schirripa, P., Terapie religiose. Neoliberismo, cura, cittadinanza nel pentecostalismo contemporaneo, CISU, Roma, 2012
Meyer, B., “Delivered from the power of darkness”. In Schirripa, P., (2012), Terapie religiose. Neoliberismo, cura, cittadinanza nel pentecostalismo contemporaneo, CISU, Roma, 2012
Schirripa, P., “Salute, salvezza, resistenza”. In Schirripa, P., (2012), Terapie religiose. Neoliberismo, cura, cittadinanza nel pentecostalismo contemporaneo, CISU, Roma, 2012
Schirripa, P., “Pentecostalismo, sfera pubblica e ONG. Il caso dell’Etiopia”. In Studi e Materiali di Storia delle Religioni, vol. 82, Morcellania editrice, Brescia, 2016
Schirripa, P. e Naso, P., “Il pentecostalismo e le religioni in movimento”. In Studi e Materiali di Storia delle Religioni, vol. 82, Morcellania editrice, Brescia, 2016
Van Dijk, R., A., “From camp to encompassment”. In Schirripa, P., (2012), Terapie religiose. Neoliberismo, cura, cittadinanza nel pentecostalismo contemporaneo, CISU, Roma, 2012