E se al posto dei voti, a scuola, si mettessero i colori?

 

I bambini hanno davvero bisogno dei voti? La scuola per funzionare bene ne ha davvero bisogno?

Secondo alcuni studiosi del panorama pedagogico, ci possono essere numerose alternative.

Il maestro Davide ne è un esempio lampante. Davide Tamagnini è un maestro novarese che negli anni ha avviato, a tutti gli effetti, un esperimento pedagogico-didattico nelle sue classi. Si ispira alla pedagogia degli oppressi di Paul Freirè ed è esternamente convinto che un’altra idea di scuola – più attenta ai bisogni dei bambini – sia possibile. E che sia oltremodo possibile eliminare il voto tradizionale.
Nasce così il suo progetto pedagogico, scardinando una delle certezze su cui ci si basa il modello di scuola italiano: il voto.
Come è quindi possibile valutare le competenze minime dei bambini?
Come sostiene nel suo libro “Si può Fare. La scuola come ce la insegnano i bambini”, Davide ha risolto introducendo i colori. Tre sono colori usati per le valutazioni: verde quando l’obiettivo è stato raggiunto, arancione quando c’è ancora del lavoro da fare, rosso quando restano alcune difficoltà da risolvere. Tutto un altro modo di concepire la valutazione.
Per Davide, «La valutazione è un po’ lo specchio di come gli insegnanti pensano l’apprendimento. Allora il punto di partenza dovrebbe essere quello di lavorare diversamente, modificare quella didattica trasmissiva e libresca che ancora è rilevante nella scuola primaria e partire dall’esperienza. Praticando questo approccio all’apprendimento è diventato evidente che per i voti non c’era più posto, che era necessario un modello di valutazione più coerente e attento alle competenze in gioco, qualcosa che tentasse di descrivere i percorsi dei bambini».

Così sono stati approntati 2 strumenti:

  1. Le lettere ai bambini, a metà di ogni quadrimestre, con le quali raccontiamo il nostro punto di vista. Da quest’anno abbiamo chiesto anche alle famiglie di scrivere ai bambini una lettera (ed è stata la prima volta che tutti i genitori hanno fatto il compito!).
  2. Una tabella di monitoraggio degli apprendimenti che bambini, famiglie e insegnanti compilano una volta al quadrimestre con 3 indicatori: verde, le cose vanno bene, il percorso è sereno o arrivato a compimento; giallo: il percorso non è concluso, c’è qualche tentennamento; rosso: ci sono delle difficoltà, c’è bisogno di fermarsi a pensare ad un cambiamento, è una richiesta d’aiuto. In questo l’autovalutazione dei bambini è un aspetto fondamentale al quale fin dalla prima è stato dedicato del tempo.

«Queste cose cucite insieme vanno a formare la nostra pagella, alla quale bambini insegnanti hanno la possibilità di aggiungere un ultimo aspetto che hanno piacere di sottolineare».
Due strumenti, quindi, molto utili per l’infanzia dal punto di vista pedagogico. La lettera, in particolare, coinvolge in una sinergia educativa anche la famiglia che può partecipare in maniera positiva al percorso didattico-educativo del bambino.
Infatti Davide sostiene che, grazie a quest’approccio pedagogico, i bambini vivono il momento della valutazione con molta serenità, senza ansie da prestazione e invidie da competizione, dando ad esso il valore che deve avere: un feedback sul proprio percorso di crescita.
L’obiettivo pedagogico di Davide Tamagnini è stato quindi cercare di realizzare un’idea di scuola vista come «un luogo comunitario in cui ciascuno studente avrebbe trovato le risposte ai suoi bisogni di apprendimento […] i risultati raggiunti finora sono tanti, positivi e negativi, ma i fallimenti hanno avuto un ruolo importante: mi hanno aiutato a reimpostare le attività, a riformulare le proposte, sapendo che potevo trovare le forze anche dai successi raggiunti»

Si può dire quindi che, oltre a Freirè, Davide si ispira agli approcci dell’Attivismo pedagogico che reclutano l’esperienza del bambino come elemento fondamentale per l’educazione. Difatti l’esperimento pedagogico di Davide si basa su una didattica puero-centrica, che verte sulla domanda fondamentale: “di cosa hanno bisogno i bambini?”.
“Di cosa hanno bisogno i bambini?” – si chiede Davide – «Davvero… non lo so. Il mio punto di vista è che hanno bisogno innanzitutto di essere considerate persone latori di pensieri, desideri e bisogni propri della loro età (questi ultimi troppo spesso non stimati). E che tutto ciò possa essere condiviso con i loro pari e con adulti capaci di ascolto. Come ogni persona, dunque, hanno bisogno di sentirsi accolti, aiutati, limitati… in una parola direi amati. In risposta a chi riempie la loro vita di oggetti ed episodicità, dico che, secondo me, i bambini hanno bisogno di poche cose e di molte relazioni stabili capaci di strutturare una cornice in cui possano sperimentare il proprio crescere e stupirsi per ogni scoperta che si disvela ad ogni passo. Una cultura di questo tipo, capace di considerare i più piccoli, sarebbe semplicemente una cultura più umana»

Una scuola più attenta ai bisogni dei bambini è quindi possibile e un’alternativa al voto esiste e sembra funzionare! D’altro canto come Davide sottolinea «se si togliessero i voti dalla scuola, senza cambiare tutto il resto, sarebbe un cambiamento che non modificherebbe la sostanza. La scuola italiana ha bisogno di insegnanti competenti, motivati e felici, che abbiano consapevolezza del peso che le relazioni e le relative dinamiche hanno nel facilitare od ostacolare la crescita di una persona, di ogni persona»

L’esperimento pedagogico di Davide Tamagnini riflette una speranza sui nuovi orizzonti della scuola italiana, ancora troppo influenzata da metodi valutativi ancorati ad una didattica che altri paesi europei (si pensi al sistema scolastico delle scuole del Nord Europa) si sono già lasciati alle spalle da qualche decennio.

Per leggere l’intervista completa di Davide per L’Antro di Chirone, clicca qui

 

Ylenia Parma

Info

 

 

Bibliografia

Freire, P., 1968, La pedagogia degli oppressi, Mondadori

Tamagnini, D., 2016, Si può Fare. La scuola come ce la insegnano i bambini, La meridiana

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