Considerando che una delle sfide essenziali del nuovo millennio è quella di accrescere, nelle giovani generazioni, le competenze emotive e sociali necessarie per edificare un brillante futuro lavorativo e personale (OMS, 1993), si considera auspicabile, nell’educazione dei bambini, rivalutare l’estetica, la bellezza e l’esperienza multisensoriale che caratterizza tutta la produzione artistica
Proprio con il motto “Giocare con l’arte” Bruno Munari, uno dei più grandi protagonisti mondiali dell’arte, del designer e della comunicazione visiva, ha ideato una metodologia didattica che attraverso l’educazione multisensoriale possa stimolare lo sviluppo del bambino in tutte le dimensioni dell’individualità: cognitiva, emotiva, sociale, fisica.
Idee e pensieri si possono costruire attraverso le mani?
Nel lessico montessoriano la mano è considerata l’organo dell’intelligenza, quasi una protesi della mente. Il bambino utilizza la mano per “appropriarsi” del mondo. Il suo movimento, comandato da un preciso progetto mentale come stropicciare un foglio, ritagliare delle forme geometriche, dipingere con un pennello oppure afferrare un cucchiaino, esplora gli oggetti fino a penetrare nella loro essenza più reale (B. Q. Borghi, 2019). Il tatto, la manipolazione, lo stesso contatto con altre superfici corporee formano il primo linguaggio comunicativo, utilizzato dal bambino per conoscere ogni cosa.
L’arte di apprendere informazioni attraverso i recettori tattili si chiama “tattilismo” e fu introdotta ufficialmente da Filippo Tommaso Marinetti, il quale il 14 gennaio 1921 ne presentò al pubblico del Théâtre de l’Oeuvre di Parigi il manifesto. Da questo momento il tatto viene considerato come un organo che dipana le sue percezioni attraverso tutti i sensi: vista, udito, olfatto e palato si attivano come quando, nel buio, “esploriamo” una stanza “sentendola” con ogni poro della nostra pelle (treccani.magazin).
Ampliando la prima scala del tatto di Marinetti, Bruno Munari introdusse la didattica del tatto proponendo un elenco di qualità: «leggero, soffice, morbido, rigido, liscio, ruvido, rugoso, rigato, caldo, tiepido, rovente, bollente, freddo, fresco, ghiacciato, elastico, flessibile, vellutato, spigoloso, geometrico, rotondo, curvo, pungente, peloso, setoso, smerigliato, duro, tenero, pastoso, denso, fluido, duttile, malleabile, fibroso, ondulato, venato, variegato, semplice, composto, viscido, appiccicoso, vaporoso tagliente, umido, bagnato, inzuppato, secco, friabile, fragile fragilissimo, resistente, terroso, polveroso, gommoso, molle, allentato, cedevole, teso, bidimensionale, tridimensionale, tridimensionale, frastagliato, sottile, spesso, avvolgente, stretto, largo, spugnoso» (Restelli B., 2002, pag.56).
Munari parte da questi elementi per ideare giocattoli e attività per l’infanzia per consegnare nelle mani dei bambini quegli strumenti necessari a stimolare la conoscenza. Tra questi si trovano i “libri illeggibili”, una rivoluzionaria invenzione rivolta ai più piccoli. “Libri Illeggibili” o “Prelibri”, sono libri non scritti, a misura di bambino, con stimoli tattili, sonori e termici. Essi hanno pagine realizzate con materiali moderni (carta, cartoncino, panno, spugna…), una dimensione di 10×10 cm, forme e colori differenti.
L’immaginazione come si lega alle modalità del fare e del capire?
Secondo Munari la fantasia, l’invenzione, la creatività e l’immaginazione sono reazioni costruttive che il cervello realizza in base a quello che conosce. Più si conosce, più il cervello riesce a stabilire relazioni significative (Munari B., 1977). Per questo motivo, poiché nei primi anni di vita il bambino memorizza tutto ciò che gli servirà da grande, bisogna offrirgli un numero esiguo di dati visivi e tattili. Il cervello in pratica, analizzando le informazioni che desume dalla manipolazione, memorizza i dati e li utilizza nella definizione e risoluzione di un problema (problem solving). A questo punto, si attiva un processo immaginativo capace di cercare tutte le soluzioni logiche possibili, intrecciando all’osservazione oggettiva, ragionata e ponderata, un’interpretazione soggettiva. È questo un processo di “azione creativa” definito design thinking, un metodo strategico di progettazione pratica, centrato sul ragionamento abduttivo (Zurlo F., 2010).
Nei laboratori per bambini Munari (ispirandosi alla pedagogia attiva di John Dewey) metteva in atto questa forma di ragionamento seguendo due punti (Dewey J., 1951):
- Permettere al bambino di toccare e manipolare in modo autonomo, per esprimere la propria curiosità, senza interferenze da parte degli adulti tranne che di facilitazione;
- Spiegare al bambino come fare: l’educatore deve fornire le informazioni di tipo tecnico e procedurale per offrire una vasta gamma di esempi tra cui il bambino potrà scegliere quello che gli è più congeniale.
La comprensione delle leggi, dei materiali e delle geometrie (all’interno di regole prestabilite) è lo strumento per giungere alla conoscenza della realtà. Non semplice imitazione di un modello. La conoscenza riguarda i sistemi costruttivi e compositivi, le regole di sviluppo di una tecnica. Non è tanto importante osservare in sé la bellezza di un albero o di un fiore piuttosto, è funzionale all’acquisizione dei dati, notare la la struttura naturale delle cose. Indagare le immagini che ci circondano permette di ampliare il contatto con la realtà. Ogni superficie ha una propria composizione. La corteccia di un albero, la pelle di un coccodrillo oppure un muro intonacato posseggono una propria rugosità e un significato diverso (Munari B., 1968).
I colori, le forme, i pennelli, possono formare l’esperienza emotiva?
A partire dagli anni 90, una nuova disciplina, la neuroestetica, nata dall’applicazione delle metodologie delle neuroscienze al campo dell’estetica, ha voluto indagare il rapporto tra la produzione artistica e i meccanismi cognitivi ed emotivi del cervello che sono coinvolti in relazione al movimento e alla visione dei colori. Il neurobiologo Semir Zeki ha proposto di indagare scientificamente le basi neurali dei processi cerebrali che riguardano l’osservazione e la comprensione di un’opera d’arte, attraverso lo studio dei fenomeni quali la percezione, la creatività, i sentimenti estetici di benessere e di gusto (Treccani, lessico del XXI Secolo).
Uno dei capisaldi dei laboratori introdotti da Bruno Munari, “Giocare con l’arte”, riguarda una fase del design thinking che fa riferimento all’empatia, all’osservazione e all’ascolto. A livello neuroeducativo si stabilisce un nesso tra mirror system (sistema di neuroni motori) e comportamento empatico nella relazione, all’interno del laboratorio, contesto socio-educativo di condivisione e sperimentazione delle relazioni. Le modalità di conduzione del laboratorio da parte degli adulti, facilitatori e accompagnatori, e le risposte espressive-motorie (verbali e non verbali) fanno emergere l’autostima nei bambini, l’autoregolazione emotiva e il senso critico (Marmocchi P, Dall’Aglio C., Zannini M., 2004). Più volte Munari aveva sottolineato il ruolo di sostegno (scaffolding) dell’educatore, il quale non limita mai la volontà del bambino di sperimentare, piuttosto lo aiuta “a fare da solo” e fornisce l’aiuto necessario nella comprensione delle modalità di imitazione. L’imitazione non è un pedissequo atteggiamento a specchio.
Imitare per Munari significa imparare a ricomporre in un’unica sequenza, pezzi frammentati del movimento osservato. È a questo punto che emerge l’emotività, l’originalità, la creatività del bambino. Munari con il suo modus operandi ha considerato l’arte con i bambini come quella forma di comunicazione e di incoraggiamento emotivo indispensabile per avviarli alla comprensione della realtà: con un semplice input di formare dei semplici alberi, con semplici forme di carta colorata, ad esempio, ogni bambino con gli strumenti adatti, scatenerà la sua più fervida immaginazione (Munari B., 2004).
Bibliografia
Dewey J., (1951), L’arte come esperienza, La Nuova Italia, Firenze
Marmocchi P., Dall’Aglio C., Zannini M., (2004), Educare le life skills. Come promuovere le abilità psicosociali e affettive secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, Edizioni Erickson, Trento
Munari B., (1968), Design e comunicazione visiva: contributo ad una metodologia didattica, Laterza, Bari
Id, (1977), Fantasia, Laterza, Roma-Bari
Id, (2004), Disegnare un albero, Corraini, Mantova
Restelli B. (2002), Giocare con tatto: per una educazione plurisensoriale secondo il metodo Bruno Munari®, Franco Angeli, Milano
Sitografia
www.treccani.it/enciclopedia/design-strategico_%28XXI-Secolo%29/
Il Tattilismo tra educazione sensoriale e pensiero della differenza di Maria Valeria Dominioni: http://www.treccani.it/magazine/chiasmo/lettere_e_arti/Interazione/interazione_sgl_tattilismo.html