Il termine famiglia deriva dal latino “famulus” che significa servitore, inizialmente il termine era infatti usato per riferirsi all’insieme della servitù che viveva in una stessa casa e solo successivamente acquistò l’accezione che conosciamo oggi.
Nella cultura occidentale sono la famiglia nucleare, intesa come l’insieme di un uomo con una donna e dei loro figli, e la famiglia estesa, dove vengono inclusi anche i nonni, ad aver rivestito nella storia il ruolo di modello di riferimento. Nell’epoca moderna tuttavia, a seguito di numerosi cambiamenti a livello socio-economico, culturale e relazionale, esistono un gran numero di tipologie familiari possibili:
- Famiglie Monogenitoriali: composte da un solo genitore e almeno un figlio. Se in passato questa tipologia familiare era strettamente legata alla morte di uno dei due coniugi, nella società contemporanea invece può essere legata ad esempio ad una scelta consapevole di voler crescere un figlio da soli, un divorzio, l’abbandono di uno dei due coniugi, ecc.
- Famiglie senza Figli: molte coppie al giorno d’oggi scelgono di non avere figli, mentre altre pur desiderandolo, non ne hanno la possibilità (sterilità).
- Famiglie Ricostruite: nucleo familiare convivente formato da una coppia e i figli dell’uno e/o dell’altro partner nati durante un precedente matrimonio o unione di fatto.
- Famiglie Ricomposte: vengono a comporsi progressivamente dopo la separazione e il divorzio, quando vengono costituiti più nuclei familiari (che possono essere a loro volta famiglie ricostituite) dai genitori separati.
- Famiglie di Fatto: composte da partner non sposate ma conviventi.
- Coppie Omosessuali: attualmente in Italia a livello giuridico non è definibile come famiglia per l’assenza di leggi che la riconoscono.
- Famiglie Affidatarie: composte da partner che hanno preso in affidamento temporaneo un minore per garantirgli sicurezza e stabilità.
- Famiglie Adottive: composte da partner con figli adottati.
Per l’antropologia la famiglia è uno dei principali oggetti di studio ed è proprio grazie ad alcuni studiosi che siamo stati in grado di venire a conoscenza di alcune pratiche familiari a noi poco conosciute (cfr. Inglese, 2016).
Molte culture prevedono la pratica della poligamia, ne sono un esempio i Nyimba del Nepal. Gli Inuit attuano delle alleanze tra famiglie in territorio estremamente ostile tramite scambio di coniuge. In molte culture cinesi, indiane o africane famiglie di consanguinei convivono nella stessa casa e procreano con partner esterni che rimangono a loro volta nelle case di famiglia. I figli nati da queste unioni senza convivenza vengono allevati dai fratelli della partoriente e non dal padre naturale del bambino: questa condizione è detta “Residenza Natolocale” (cfr. Inglese, 2016).
Dal punto di vista psicologico la famiglia è uno dei principali responsabili dello sviluppo di un individuo sia nell’ambito intrapersonale (sviluppo della personalità), sia in quello interpersonale (ad esempio lo sviluppo dei ruoli sociali). I genitori hanno il compito di costruire un ambiente sicuro, equilibrato e stimolante per il bambino lungo tutte le fasi del suo sviluppo. Molti autori, come Bowlby, Mahler e Spitz, hanno studiato il rapporto del bambino con quelli che vengono definiti “caregivers”: cioè coloro che se ne prendono cura sin dalla nascita (cfr. Mangini, 2003).
Bowlby formulò la teoria dell’attaccamento in relazione allo schema di comportamento manifestato dal bambino nei confronti della madre (che al tempo era la principale figura di riferimento del neonato). Secondo lo studioso questo schema di comportamento viene attuato verso la persona che viene ritenuta maggiormente in grado di affrontare il mondo. È un legame che risponde al bisogno del bambino di istaurare una relazione sicura e continua, indipendente dalla semplice soddisfazione della fame o di altri bisogni puramente fisici (cfr. Mangini, 2003).
La famiglia, tuttavia, ha anche un altro obbiettivo importante ed è quello che riguarda lo sviluppo sociale del bambino. Per sviluppo sociale si intende l’apprendimento delle capacità che lo aiuteranno a stare con gli altri durante il resto della vita. In questo processo di apprendimento i genitori sono parte fondamentale in quanto trasmettono le loro modalità di comunicazione, verbale e non verbale, ogni giorno tramite l’interazione con i figli. Questa modalità di apprendimento viene chiamata “modellamento” ed implica l’osservazione passiva dei genitori e del loro comportamento. Successivamente, quando l’interazione diverrà attiva, tramite gioco e linguaggio, il bambino svilupperà un insieme di abilità che da solo non potrebbe apprendere come regole di comportamento o il riconoscimento di valori e norme.
Il comportamento stesso del bambino inoltre, viene influenzato da come i genitori rispondono ad esso: grazie al feedback degli adulti impara cosa, come e quando è più giusto fare o non fare qualcosa. A tal proposito due ricercatori, Maccoby e Martin (1983) hanno evidenziato come possono emergere diversi stili di famiglia in base al comportamento adottato dai genitori nei confronti dei figli (cfr. Pastore, 2018):
- Famiglie Autorevoli e Reciproche: autorità genitoriale coerente, comunicazione chiara e bidirezionale con i figli che facilita un clima caloroso e aperto all’aiuto.
- Famiglie Autoritarie: rigide e inflessibili, imposizione di norme con punizioni, comunicazione ritenuta utile al solo scopo di ottenere ubbidienza dai figli.
- Famiglie Indulgenti: ai figli è permesso fare ciò che vogliono, senza punizioni, con comunicazione aperta e affettiva.
- Famiglie Negligenti o Indifferenti: genitori indifferenti alla crescita dei figli, non si preoccupano della loro educazione.
All’interno della famiglia un ruolo importante viene rivestito anche da fratelli e sorelle. I maggiori possono infatti influenzare lo sviluppo dell’empatia nei più piccoli, diventando un modello di comportamento da seguire. È stata inoltre esplorata con successo la possibilità che anche i fratelli minori possano influenzare lo sviluppo dell’empatia nei confronti dei più grandi. (cfr. Riboli, 2018).
È dunque possibile pensare al sistema famiglia come un trampolino di lancio verso quella che sarà la vita del singolo individuo nella società. Non a caso nella psicoterapia sistemico relazionale si ricostruisce la storia familiare. Attraverso lo studio dei rapporti del singolo con il proprio nucleo familiare infatti, spesso si possono trovare indizi utili a comprendere le problematiche attuali del singolo o della coppia (cfr. Mancioppi, 2012).
È perciò importante che la famiglia venga compresa, sostenuta e assistita in ogni aspetto e necessità così da poter svolgere al meglio il suo ruolo: formare le nuove generazioni in modo da garantire un futuro equilibrato a tutta la società.
Bibliografia
Mangini, E., Lezioni sul pensiero post-freudiano, LED Edizioni, Milano, 2003
Bonichini, S. e Axia, G., L’assessment psicologico nella prima infanzia, Carocci, Roma, 2007
Santrock, W., Psicologia dello Sviluppo, McGraw-Hill Education, Milano, 2017
Sitografia
Cristofaro, Elisabetta, Modelli familiari: quanti tipi di famiglia esistono oggi? in i-cult.it: http://www.i-cult.it/tipi-di-famiglia/
Inglese, Dario, Forme di famiglia: uno sguardo antropologico, in istitutoeuroarabo.it: https://www.istitutoeuroarabo.it/DM/forme-di-famiglia-uno-sguardo-antropologico/
Pastore, Valentina, Contesti di sviluppo della competenza sociale: la famiglia e il gruppo dei pari, in stateofmind.it: https://www.stateofmind.it/2018/05/sviluppo-sociale-famiglia-pari/
Riboli, Greta, I fratelli aiutano a sviluppare l’empatia in infanzia, in stateofmind.it: https://www.stateofmind.it/2018/03/fratelli-sviluppo-empatia/
Mancioppi, Serena, La coppia in terapia: la prospettiva trigenerazionale, in stateofmind.it:
https://www.stateofmind.it/2012/09/terapia-di-coppia-trigenerazionale/