Sappiamo davvero relazionarci online? Tra rischi e benefici

Essere connessi oggi è diventata una necessità imprescindibile. Nessuno può pensare di sottrarsi al mondo della Rete e vivere una vita dis-connessa. Lo studio degli strumenti tecnologici e del loro impatto sulla vita quotidiana di ognuno di noi, ha oggi un ruolo importante, in quanto questi hanno acquisito una pervasività notevole nelle nostre vite, tanto da spingere Luciano Floridi (2015) a coniare il termine onlife: questo neologismo descrive sapientemente l’impossibilità di tracciare una linea di demarcazione netta tra l’online e l’offline, ovvero di percepire la nostra stessa esistenza in una compresenza ubiquitaria e pervasiva con i dispositivi tecnologici.

Gli adolescenti e i giovani adulti degli anni 2000 sono definiti nativi digitali (Riva, 2019) per indicare come essi siano nati e cresciuti in un mondo impregnato di Internet ed abitato da diverse forme di tecnologia. Tutti noi, ma soprattutto i ragazzi, utilizziamo la rete anche per relazionarci con gli altri: del resto «il mondo virtuale costituisce un ulteriore spazio di incontro e di relazione, un luogo potenziale, un “luogo-non-luogo” in cui nascono, si costruiscono e si gestiscono relazioni, affetti, conflitti e comunicazioni» (Floridi, 2015: p. 26). Anche i dati sull’utilizzo delle applicazioni pubblicati da We are social & Hootsuite (2020) sottolineano una netta prevalenza delle applicazioni social di cui l’89% per chat-app e social networking apps, tant’è che circa la metà delle 3.7 ore che le persone spendono ogni giorno utilizzando il telefono cellulare, vengono trascorse utilizzando app sociali.

Dibattito intorno ai rischi e benefici delle relazioni digitali

Il dibattito in merito ai rischi e benefici delle relazioni tecno-mediate sembra non aver trovato ancora una via unitaria. Da una parte il digitale ha consentito “relazioni senza corpo” (Lancini, 2015) che, per loro intrinseca natura, liberano dalle inibizioni tipiche delle relazioni face-to-face, salvaguardando la possibilità di entrare in contatto con l’altro e, spesso, anche consentendo alle proprie fragilità e debolezze di emergere più sinceramente grazie proprio al filtro creato dallo schermo. «Privandosi dello sguardo giudicante altrui, i quali potrebbero essere abbagliati o disgustati dalle fattezze corporali» (ivi: p. 53) il vero-Sè (Winnicott, 1975) può emergere attraverso le parole scritte, creando importanti e profondi legami relazionali. 

Dall’altra parte però, questa condizione ha determinato quella è stata definita come “una generazione che cresce senza sbucciature sulle ginocchia” (Vegetti Finzi, Battistin, 2017), ovvero un mondo digitale nel quale i corpi dei figli sono protetti fino all’estremo da genitori che non li lasciano più sperimentare liberamente. La scoperta diventa così possibile solo in ambienti fisici rigidamente presidiati da adulti iperprotettivi, lasciando poco spazio all’iniziativa dei ragazzi che potrebbero prediligere il “minore sforzo” forse riscontrabile nelle relazioni digitali.  

Cyberbullismo, pericolo della rete

La scarsa corporeità data dal digitale, inoltre, ha condotto anche ai fenomeni di deriva relazionale che hanno attraversato la cronaca. Il cyberbullismo (o bullismo online) è un fenomeno complesso e in continuità con il bullismo classicamente inteso (Tonioni, 2014). «L’istinto a danneggiare gli altri ha [infatti] trovato nuove forme, nuove arene. [Ci si riferisce in particolare ai] social network, vere e proprie piazze virtuali dove i ragazzi corrono il rischio di subire facili adescamenti, episodi di violenza verbale o vessazioni» (Bilotto & Casadei, 2017: p. 26). Se pensiamo poi che la rete, proprio per le sue caratteristiche, offre un enorme palcoscenico d’espressione, ci accorgiamo di come i contenuti violenti non solo siano veicolati molto velocemente, ma vengano amplificati ad ogni nuova visualizzazione. 

Bilotto e Casadei (2017) suggeriscono alcune strategie per affrontare il cyberbullismo:

  • mantenere uno stato d’animo positivo: il punto centrale non è soltanto il comportamento degli altri, ma anche le emozioni che attiva nella vittima. Provare ad affrontare l’esperienza con il sorriso può sorprendentemente far desistere il cyberbullo;
  • evitare la lamentela: piuttosto che continuare ad alimentare conversazioni vittimistiche, anche in famiglia, attivarsi per proporre soluzioni operative in grado di dare una svolta alla situazione;
  • fare del bene: spesso il problema non è solamente l’altro, ma tutto il contesto relazionale nel quale sono inseriti i ragazzi a determinare questi processi. Insegnare i veri valori della vita, attraverso la coltivazione di azioni altruistiche, può creare schemi mentali capaci non solo di colpevolizzare l’altro, ma di leggere la realtà in maniera positiva. Così quello che prima poteva essere d’impulso interpretato come un gesto di scherno, può diventare un dubbio sulle intenzioni che è meglio discutere apertamente, prima di saltare alle conclusioni;
  • aprire gli occhi: ricordarci che ciò che accade online non deve essere totalizzante. Se investiamo di eccessivo valore la dimensione del virtuale, rischiamo di perderci ciò che di bello ci circonda.

Dopo aver attenzionato quali azioni possono entrare in campo per affrontare in maniera proattiva quanto sta accadendo, potrebbe essere più semplice rimanere vittima, rifuggendo un atteggiamento “vittimistico”.

Con questo non si vuole in alcun modo sminuire gli episodi di cyberbullismo, i quali sono tanto gravi quanto grande è l’azione legislativa che li tutela (la Legge del 29 maggio 2017, n. 71 ha normato proprio il cyberbullismo), ma invitare a riconsiderare le dinamiche relazionali che stanno dietro un mondo iper-connesso, riconsiderando una dimensione digitale che non è più leggibile con gli schemi mentali tipici dell’offline, ormai catapultati in un indistinguibile ambiente onlife

Rossella BottaroRossella Bottaro

Info

 

 

 

Bibliografia

Bilotto, A. & Casadei, I. (2017). Dalla balena blu al cyberbullismo. Affrontare i pericoli dei social con la psicologia positiva, Imprimatur, Reggio Emilia.

Floridi, L. (2015). The onlife manifesto: Being human in a hyperconnected era, Springer International Publishing

Lancini, M. (2015). Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali, Erikson, Trento. 

Riva, G. (2019). Nativi Digitali, Il Mulino, Bologna. 

Tonioni, F. (2014). Cyberbullismo, Edizioni Mondadori, Milano.

Vegetti Finzi, S. & Battistin, A. (2017). L’età incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori, Milano.

Winnicott, D. W. (1975). Dalla pediatria alla psicoanalisi, Feltrinelli, Firenze.

Sitografia

We are social & Hootsuite. (2020). Digital report 2020. Global digital overview: https://wearesocial.com/blog/2020/01/digital-2020-3-8-billion-people-use-social-media.

 

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