«Il bullismo può essere considerato come una forma d’aggressività proattiva,come un comportamento che ha lo scopo di fare del male o nuocere a una o più persone» ( Parke e Slaby, 1983)
Il fenomeno delle prevaricazioni tra bambini è stato definito bullying, ossia bullismo e attualmente trova ampio riscontro nel contesto scolastico, nel quale desta maggiore preoccupazione. Occorre, infatti, attenzionare questo fenomeno nei diversi ambiti di vita, nei quali, a seconda dei contesti, assume una connotazione e terminologia differente. Ciò che viene definito bullismo in ambito scolastico, viene definito mobbing in ambito lavorativo e ancora, viene definito bossing nei contesti militari.
Dan Olweus, pioniere degli studi effettuati sul fenomeno del bullismo, lo definisce come un’oppressione fisica o psicologica e come un insieme di comportamenti aggressivi, vessatori e intimidatori nei confronti di una persona ritenuta il più delle volte “debole”; afferma inoltre che: «uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni» (Olweus D., 1996, p.11). Nella sua origine, il termine bullying include sia i comportamenti del bullo che quelli della vittima, ponendo quindi il focus sulla relazione che intercorre tra i due protagonisti.
Le caratteristiche del bullismo
Il fenomeno del bullismo assolve dunque una connotazione propriamente relazionale e va quindi a descrivere una specifica modalità tra due persone in cui, una persona (il bullo) prevarica su un’altra (la vittima) per recarle intenzionalmente danno. «E’ un fenomeno definito come il reiterarsi dei comportamenti e atteggiamenti diretti e indiretti volti a prevaricare un altro con l’intenzione di nuocere, con l’uso della forza fisica, o della prevaricazione psicologica» (Farrington, 1993).
Sono quindi tre le caratteristiche che permettono di definire il fenomeno del bullismo (Santrock, 2005):
- Intenzionalità: ossia la volontà deliberata di recare offesa;
- Sistematicità: fa riferimento alla continuità nel tempo delle azioni di sopraffazione;
- Asimmetria di potere: concerne differenze fisiche o psicologiche tra i due protagonisti, tali da poter definire due ruoli: quello del prepotente che sottomette e quello della vittima che subisce.
Il bullismo inoltre, può manifestarsi attraverso diversi modi, per tale ragione possiamo riconoscere e suddividere il bullismo in (Santrock, 2005) :
- Diretto: esso può essere fisico (aggressione fisica) o verbale (richiama in causa l’aspetto psicologico e fa riferimento agli insulti);
- Indiretto: esso può manifestarsi sotto forma di isolamento o attraverso aggressività indiretta, ove trova ampio riscontro un fenomeno sviluppatosi recentemente dato lo sviluppo delle nuove tecnologie: il Cyberbullismo.
Quest’ultimo ha subito una crescita esponenziale soprattutto con la DAD (Didattica a Distanza) ed indica “un atto aggressivo ed intenzionale, condotto da un individuo o da un gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo, contro una vittima che ha difficoltà a difendersi” (Smith et all, 2008).
Come intervenire?
È fondamentale analizzare gli episodi di bullismo dal punto di vista psicologico, non soffermandosi solo sulla comprensione del profilo psicologico del bullo e della vittima ma è importante anche soffermarsi sulle dinamiche che si creano affinché una determinata situazione sfoci nel bullismo.
Per contrastare questo fenomeno occorre che le diverse figure competenti sviluppino progetti di prevenzione nei contesti a rischio, come le scuole, in cui un obiettivo imprescindibile deve essere quello di sviluppare empatia e migliorare i rapporti interpersonali, portando il gruppo dei pari (o gruppo classe) a cooperare insieme. Tuttavia, risulta fondamentale coinvolgere anche gli adulti: genitori e docenti, con l’obiettivo di renderli competenti nell’identificare possibili comportamenti di disagio, prevaricazioni e più in generale, per sviluppare un sistema di denuncia.
Barbara Di Nardo
Bibliografia
Buccoliero, E., Magg,i M., (2005) Bullismo, bullismi, Milano, Franco Angeli
Fonzi, A., (1997) Il bullismo in Italia, Giunti, Firenze
Formella, Z., Ricci A., (2010) Il disagio adolescenziale: tra aggressività, bullismo e cyberbullismo, LAS, Roma
Marini, F., Mameli, C. (2004) Bullismo e adolescenza, Carocci, Roma
Olweus, D., (1996) Bullismo a scuola: ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Firenze
Perricone, G., (2005) Manuale di psicologia dell’educazione. Una prospettiva ecologica per lo studio e l’intervento sul processo educativo, McGrawHill, Milano
Santrock, W. J., (2005) Psicologia dello sviluppo, McGraw-Hill, Milano