Le persone non-binary esistono… e non sono poche

Immagine realizzata da Manuela Anna Pinducciu

La nostra identità è valida e merita di essere rispettata come ogni altra identità. La nostra esistenza non è in discussione” – Barsuola, G. 2019

In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani l’organizzazione Transgender Europe (TGEU) ha pubblicato 9 infografiche che riassumono i risultati ottenuti dal report dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) pubblicato nel 2019. Dalla prima infografica “Most trans people in the EU are outside the binary” si evince che il 62% delle persone che hanno partecipato alla ricerca hanno dichiarato un’identità di genere non-binary.

Ma cosa significa “identità di genere non-binary”?

Per meglio comprendere l’identità di genere non-binary è necessario fare un passo indietro e far chiarezza su alcuni termini impiegati:

  • Identità di genere: può essere definito come il profondo senso di sé rispetto al proprio genere e quindi rispetto al “sapersi” uomo, donna o altro (DSM-5, 2013). Tendenzialmente nelle persone cisgender è una questione che passa in secondo piano e viene data per scontata. Culturalmente il “genere” è stato a lungo confuso con il “sesso” per cui è valsa l’equazione sesso = genere, ossia “a determinati genitali corrisponde un determinato genere”. Ad oggi è sempre più evidente che tale equazione non è sempre valida; 
  • Espressione di genere: l’identità di genere non va confusa con l’espressione di genere. Quest’ultima può essere definita come la maniera di esprimere il proprio genere (WHO, 2016), che può essere più o meno vicina alle norme socialmente condivise di “maschile” e “femminile”. In sostanza, dunque, un uomo può avere un’espressione di genere stereotipicamente definibile come “femminile” e una donna una stereotipicamente definibile come “maschile”. Esistono, inoltre, espressioni di genere che vanno al di là del binarismo di genere. 
  • Transgender: termine ad ombrello che indica una persona alla cui nascita è stato assegnato un sesso (sulla base dei genitali) che, socialmente, non corrisponde alla propria identità di genere (WHO, 2016). Ad esempio una donna transgender può essere una donna alla cui nascita le è stato assegnato il sesso maschile e per questo è stata identificata e trattata come uomo, nonostante lei si riconosca e percepisca come una donaa;
  • Cisgender: termine che indica una persona alla cui nascita è stato assegnato un sesso (sulla base dei genitali) che, socialmente, corrisponde alla sua identità di genere (WHO, 2016). Ad esempio una donna cisgender può essere una donna alla cui nascita è stato assegnato il sesso “femmina” e per questo è stata da sempre identificata e trattata come donna, genere nel quale lei stessa si riconosce;  
  • Non-binary è un termine che indica sia un’identità di genere in sé, sia un insieme di identità di genere. Le persone non-binary hanno un’identità di genere non binaria, né esclusivamente “uomo” né esclusivamente “donna” e/o che van al di là del più noto binarismo di genere (Scandurra et al. 2019). 

Le persone non-binary, infatti, possono identificarsi come tali o come agender (senza un genere), genderqueer, genderfluid (con genere fluido) ecc. e possono usare pronomi maschili, femminili, neutri o combinazioni di questi (Boskey, 2020).  

Persone Non-binary e discriminazione

Le persone non-binary, in quanto parte delle cosiddette “minoranze sessuali e di genere” sono persone che potrebbero dover confrontarsi nel corso della loro vita con episodi di discriminazione, ostracismo e Minority Stress (Meyer, 2003). Il report della FRA del 2019, preso in esame dal TGEU, ad esempio, evidenzia che il 55% delle persone transgender (binary e non-binary) intervistate è stato discriminato, di questi il 68% ha tra i 15 e i 17 anni. Il 51% è stato vittima di bullismo a scuola e il 40% è stato discriminato in ambito lavorativo e il 61% ha subito violenza o abuso. Circa l’80% di chi ha subito violenza, inoltre, non ha riportato il caso alla polizia perché prevedeva che la polizia non avrebbe fatto nulla (40%), per paura di reazioni a omofobe o transfobiche (30%), perché non si fida della polizia (30%). 

Le persone non binary, al pari di quelle transgender binarie, dunque, possono avere outcomes negativi di salute psicologica e fisica non tanto per la loro identità di genere in sé, ma per il rapporto che essa ha con le norme socio-culturali del contesto in cui vivono, come ricorda la divisione 44 dell’APA, The Society for the Psychology of Sexual Orientation and Gender Diversity, le persone non-binary hanno bisogni specifici, ma gli studi sul tema sono ancora molto pochi, ed è necessario, dunque, produrre contenuti ed effettuare ricerche in questo ambito.

Persone non-binary e salute psicologica

Una review sistematica (Scandurra et al. 2019) dei lavori pubblicati sull’esperienza psicologica delle persone non-binary nei più rinomati siti: PubMed, PsychInfo, Web of Science e Google Scholar, concentrando il loro interesse sulla possibilità che vi siano delle necessità specifiche per questa popolazione. Lo studio ha cercato di capire se ci fossero differenze nella salute tra persone non-binary e cisgender e tra persone non-binary e persone transgender che si identificano nel sistema binario (e quindi uomini o donne). 

Le differenze più chiare sono tra le persone non-binary e quelle cisgender secondo cui le persone non-binary hanno più alti rischi di violenza, discriminazione, isolamento, ideazione suicidaria, autolesionismo, ansia, depressione, disforia e meno supporto familiare percepito rispetto alla controparte cisgender. 

Le differenze tra le persone non-binary e quelle transgender binarie, invece, non sono così chiare. Dall’analisi di 11 articoli è emerso che:

  • Alcuni studi riportano che le persone non-binary hanno più alti livelli di distress psicologico e più bassi livelli di qualità della vita, se confrontati con quelli di persone transgender binarie; altri mostrano che hanno più alti livelli di qualità della vita rispetto alle persone transgender binarie;
  • Tra le persone non-binary sono meno frequenti i tentativi di suicidio se paragonati ai tassi delle persone transgender binarie ma sono più alti i livelli di autolesionismo;
  • Le persone non-binary riportano meno comportamenti rischiosi per la salute come l’evitamento delle cure mediche o l’abuso di sostanze, rispetto alle persone transgender binarie;
  • Le persone non-binary ricevono generalmente meno supporto da parte di parenti e amici rispetto alle persone transgender binarie;
  • Le persone non-binary riportano più alti livelli di ansia, depressione e bassa autostima ma più bassi livelli di disforia di genere;
  • Nonostante le persone non-binary ricorrano meno a interventi chirurgici o assunzione di ormoni esogeni per l’affermazione di genere rispetto alle persone transgender binarie, riportano più alti tassi di ostacoli e barriere per l’accesso a tali servizi. 

Scandurra e collaboratori ricordano, tuttavia, che tali risultati possono essere dati dal fatto che gli studi sull’esperienza non binary siano ancora pochi e che ci possono essere stati bias culturali che possono aver influenzato i risultati di alcuni studi presi in esame dalla review (Scandurra et al, 2019). 

Buone prassi per il lavoro psicologico e non solo

Le persone non-binary, dunque, esistono e appare necessario informarsi ed elaborare ricerche sulla loro esperienza in modo da costruire una solida conoscenza scientifica che possa rispondere alle loro peculiari necessità. In un recente studio (James et al., 2016) è stato evidenziato che, tra le persone intervistate, il 70% circa riportava la necessità di poter beneficiare di servizi di psicologia clinica in relazione al genere ma solo il 31% di questi ha avuto accesso a tali servizi. Una possibile spiegazione è che le persone non-binary anticipano che i professionisti della salute mentale non siano preparati sul tema (Scandurra et al., 2019).

Sono necessarie buone prassi sia in ambito psicologico sia in ambito sociale in modo da poter rendere la quotidianità più accessibile e inclusiva. 

Da una prospettiva clinica, è necessaria una pratica affermativa non patologizzante (Scandurra et al., 2019) che riconosca l’esistenza delle persone non-binary e che si traduca nello scioglimento di stereotipi, pregiudizi e credenze socialmente normate e in piccoli accorgimenti che possono fare la differenza, come ad esempio:

  • L’impiego di un linguaggio che prenda in considerazione le identità di genere non binarie, ad esempio attraverso l’introduzione di alternative inclusive sul genere in moduli, form e ricerche oltre le solite “uomo” o “donna” che possono essere “altro”, “non-binary” e “preferisco non rispondere”;
  • L’abitudine a non dare per scontato i pronomi preferiti dalle persone sulla base di inferenze di genere;
  • Non supporre che tutte le persone transgender vogliano vivere con un’espressione di genere stereotipicamente “opposta” a quella del genere correlato al sesso assegnato loro alla nascita.

 

manuela pinducciuManuela Anna Pinducciu

Info

 

Bibliografia 

APA (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5. Arlington, VA

Meyer, I. H. (2003). Prejudice, social stress and mental health in lesbian, gay and bisexual populations: Conceptual issues and research evidence, Psychological Bulletin, 239(5)

Scandurra, C., Mezza, F., Maldonato N. M. Bottone, M., Bochicchio, V., Valerio, P., Vitelli, P. (2019) Health of Non-binary and Genderqueer People: A Systematic Review. Frontiers in Psychology. Gender, sex and sexuality.

Valerio, P., Scandurra, C., Amodeo, A. (2014). Appunti sul genere. Riflessioni sulle linee-guida di intervento psicologico e dintorni. Edizioni Ordine Psicologi della Campania, Napoli

Sitografia 

APA “Non-Binary Gender Identities Fact Sheet”: apadivisions.org/division-44/resources/advocacy/non-binary-facts.pdf

Boskey, E. (2020). What does it mean to be nonbinary?: https://www.verywellmind.com/what-does-it-mean-to-be-non-binary-or-have-non-binary-gender-4172702 

Barsuola, G. (2019). Psychology and neuroscience beyond the binary. Science for the people 22(2) https://magazine.scienceforthepeople.org/vol22-2/psychology-and-neuroscience-beyond-the-binary/

James, S. E., Herman, J. L., Rankin, S., Keisling, M., Mottet, L., and Anafi, M. (2016). The Report of the 2015 U.S. Transgender Survey. Washington, DC: National Center for Transgender Equality: https://www.transequality.org/sites/default/files/docs/USTS-Full-Report-FINAL.PDF 

WHO (2016). Gender, Equity & Human Rights (GER): https://www.who.int/gender-equity-rights/news/health-sexual-diversity/en/ 

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