“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia” – Franco Basaglia
Oggigiorno, la salute mentale risulta essere un concetto che riguarda tutte le persone, e non solamente quelle a cui è stato diagnosticato un disturbo mentale. Essa è un diritto sociale, oltre che personale, che riguarda il benessere di tutti i cittadini e che come tale va affrontato e mai trascurato. Ma in che senso la salute mentale è da considerarsi un diritto sociale che interessa tutti i cittadini? E qual è il contributo della pedagogia e dell’educazione nell’ambito della salute mentale?
Salute mentale come bene comune
L’OMS (2013) definisce la salute mentale come «uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni».
All’interno di questo orizzonte, il concetto di salute mentale va ben oltre l’ambito della psichiatria, senza eliminare alcune sue specifiche caratteristiche, e viene pensato come un aspetto che appartiene a qualsiasi persona, permettendo così di considerare come destinatari di azioni di promozioni, prevenzione e cura non solo chi soffre di una patologia conclamata, ma tutta la popolazione di un territorio di riferimento (Palmieri,Gambacorti-Passerini, 2019). A riguardo, scrive Bruzzone, che l’essere umano in quanto unità e totalità (unitas multiplex) bio-psico-sociale, può essere compreso, curato e formato attraverso un approccio integrato (Bruzzone, 2012), che tiene conto della collaborazione e interconnessione di più discipline tra di loro, tra cui anche la pedagogia.
In che modo la pedagogia contribuisce alla promozione sociale della salute mentale?
La pedagogia come scienza può offrire un rilevante contributo nella creazione di una cultura e di una tutela della salute mentale nel momento in cui quest’ultima viene considerate come un bene comune, che riguarda tutta la società educante (Fadda, 1997).
Secondo il punto di vista di Riccardo Massa, costruito su una rilettura delle opere foucaultiane (Barone et al., 2002), l’apporto della pedagogia nell’ambito della salute mentale risulta indispensabile per una psichiatria che intenda prendersi cura dell’uomo e non esclusivamente della patologia: in questo senso, l’ingrediente pedagogico si rivela fondante se si considera imprescindibile abbracciare tutta la storia esistenziale e di formazione, all’interno della quale si colloca anche la specifica patologia mentale (Gambacorti-Passerini et al., 2017).
Ciò significa anche che una persona non deve essere “etichettata” e considerata solo per la sua malattia psichica o fisica, ma deve essere vista nella sua globalità, nel suo essere “altro” rispetto al suo disagio, e il compito pedagogico consiste proprio nel far vedere questo “altro” possibile.
Il ruolo preventivo e consapevole dei professionisti dell’educazione
In qualsiasi contesto si trovino ad operare, i professionisti dell’educazione (siano essi pedagogisti, educatori, formatori, insegnanti) possono giocare un importante ruolo nel prevenire il disagio e tutelare la salute mentale della persona (Persi, 2013). In questo senso, una maggiore consapevolezza di come le loro azioni consentano di entrare in contatto con le manifestazioni di un disagio iniziale nei soggetti con cui si trovano ad avere a che fare, può aiutare a costruire un solido punto di partenza per la messa a tema e la costruzione di strategie di prevenzione primaria nell’ambito della salute mentale.
Che cosa caratterizza in modo più specifico l’agire educativo in salute mentale?
Le caratteristiche che contraddistinguono l’agire educativo in salute mentale sono:
- una logica di intervento basata sul paradigma della promozione di autonomie possibili in relazione alle capacità e ai desideri delle persone, senza trascurare i loro ambienti di vita, andando oltre la logica dell’assistenzialismo (Palmieri e Gambacorti-Passerini, 2019).
- La comprensione, dal punto di vista istituzionale, del lavoro educativo come lavoro sociale, e vedere la situazione delle persone come complessa e multi-sfaccettata.
- La creazione di condizioni di quotidianità alternative, che permettano alle persone di sperimentare loro stesse la loro condizione in maniera diversa: come una situazione di vita che può essere affrontata con strategie diverse da quelle abituali, scoprendo proprie capacità sopite o inedite.
- La locazione spazio-temporale che distingue il lavoro educativo da quello terapeutico e riabilitativo: gli educatori non vedono le persone in setting professionali altamente connotati come gli ambulatori o gli studi di psichiatria, ma li affiancano condividendo con loro le azioni che ripetono ogni giorno.
Seguendo questa logica, la scommessa dell’educare sta nella possibilità di generare le condizioni perché le persone possano scoprire e coltivare le loro più proprie potenzialità. Il soggetto, come raccomandava Basaglia, è visto come “soggetto possibile”.
Francesca Moscatello
Bibliografia
Barone, P., Orsenigo, J., Palmieri, C. (2002). Riccardo Massa. Lezioni su L’esperienza della follia, Milano, FrancoAngeli.
Bruzzone, D. (2017), L’esercizio dei sensi. Fenomenologia ed estetica della relazione educativa, Franco Angeli, Milano.
Fadda, R. (1997). La cura, la forma, il rischio. Percorsi di psichiatria e pedagogia critica. Milano, Unicopli.
Gambacorti-Passerini, M.B., Palmieri, C., Zannini, L., (2017), Bene comune e salute mentale di comunità: il contributo dell’educazione, Saggio, Metis. VII, vol. 13 Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni
Palmieri, C., Gambacorti-Passerini, M.B. (2019), Il lavoro educativo in salute mentale. Una sfida pedagogica, Milano, Guerini.
Sitografia:
The European Mental Health Action Plan 2013–2020: https://180gradi.org/un-passo-indietro/180gradi/franco-basaglia-luomo-e-la-cosa