In Italia è ancora forte il pregiudizio nei confronti delle persone omosessuali sia da un punto di vista sociale, che psicologico, che clinico. Ciò è anche dovuto alla definizione che l’American Psychiatric Association nel 1952, all’interno del DSM, diede dell’omosessualità ovvero come “Disturbo sociopatico di Personalità”. Ancora nel 1968 era considerata una deviazione sessuale alla stregua della pedofilia, essendo stata catalogata tra i “Disturbi Mentali non Psicotici”.
Una delle conseguenze del pregiudizio è ritenere che le persone omosessuali non sarebbero in grado di essere caregiver e quindi risulterebbero incapaci di svolgere un ruolo genitoriale. In Italia, inoltre, non sono stati condotti molti studi di ricerca su questo argomento e non sono stati diffusi ampiamente i risultati di altri paesi. Tra le varie ricerche condotte nella nostra nazione è utile, tuttavia, ricordare quelle condotte da Salvatore D’amore, Alessandra Simonelli e Marina Miscioscia (2013) e da Anna Maria Speranza (2015). Nel primo studio si evidenzia come la qualità delle relazioni tra genitori e figli non sia influenzata dalla composizione familiare e che il livello di interazione delle famiglie omogenitoriali è nella sostanza uguale a quello delle famiglie eterogenitoriali; nel secondo che l’educazione di bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso non è diversa da quella di bambini con genitori eterosessuali per quanto concerne la salute psicologica, lo sviluppo sociale, cognitivo e psicosessuale, le relazioni tra pari ed i risultati scolastici. I risultati provano che il benessere dei bambini è conseguenza delle relazioni con i loro genitori, del senso di competenza e sicurezza dei loro genitori e della qualità del sostegno sociale ed economico anziché dell’orientamento sessuale dei loro genitori.
Buoni genitori?
Come affermato da vari autori, da David Cramer a Charlotte J. Patterson, non si ha alcuna evidenza empirica per cui individui omosessuali non siano in grado di essere buoni genitori. Come affermato da Patterson stesso, gli studi hanno messo in evidenza che la maggior parte delle coppie omosessuali tende a dividersi alla pari il lavoro domestico e familiare e si ritengono soddisfatte della loro vita di coppia.
Sempre da Cramer a Pattinson si evincono quali siano i timori secondo i quali si ritiene che non si possano affidare figli a coppie lesbiche e gay (Ciriello, 2000):
- il primo è che lo sviluppo dell’identità sessuale possa essere messo a repentaglio nei figli di coppie omosessuali;
- il secondo è che i figli possano avere maggiori insorgenze di disturbi mentali, di adattamento, problemi comportamentali durante le varie fasi dello sviluppo;
- il terzo è che la prole potrebbe avere difficoltà relazionali a causa delle etichette e dello stigma; inoltre che possano essere maggiormente esposti all’abuso sessuale da parte di amici dei genitori o dei genitori stessi in quanto ritenuti “perversi”.
Per quanto riguarda il primo timore è utile considerare tre aspetti dell’identità sessuale: l’identità di genere, il comportamento di ruolo di genere e l’orientamento sessuale. Per quanto riguarda l’identità di genere è stata condotta una ricerca in cui tutti i bambini, che sono stati seguiti durante l’età infantile, adolescenziale e poi nella fase adulta hanno avuto uno sviluppo di identità di genere ordinario ovvero che tutti si riconoscevano nel proprio genere di appartenenza (Green 1978, Kirkpatrick, Smith, Roy 1986). Circa il comportamento del ruolo di genere gli studi affermano, sia per gli interessi che per le preferenze di attività, i figli di genitori gay e lesbiche hanno comportamenti meno stereotipati, meno legati al ruolo di genere e al comportamento di genere ovvero che tendono a scegliere liberamente sport, studi e professioni considerati tipicamente maschili o femminili (Green 1978, Kirkpatrick, Smith, Roy 1986). Rispetto all’orientamento sessuale dei minori, una delle preoccupazioni è che i figli di genitori omosessuali potessero divenire omosessuali a loro volta mentre i dati espongono, rispetto all’orientamento sessuale, che i figli di persone gay e lesbiche hanno la stessa probabilità di essere eterosessuali o omosessuali(Gottman 1990, Bozett 1980, Golombok 1983).
L’American Psychiatric Association e Patterson (1995) hanno evinto che lo sviluppo delle relazioni con i pari è ordinario in quanto i figli di genitori omosessuali hanno medesime capacità relazionali di infanti cresciuti in famiglie eterosessuali. Inoltre, in una ricerca condotta in Inghilterra, nella relazione con gli adulti (Golombok, 1983), le madri lesbiche divorziate tendono ad avere contatti maggiori con il padre rispetto alle madri divorziate eterosessuali. Per quanto riguarda la discriminazione da parte dei pari essa dipende dagli ambienti e dai contesti che sono più o meno ostili ed in cui è radicato il pregiudizio. È stato studiato che le conseguenze di tale pregiudizio produrrebbero traumi psicologici o difficoltà dovuti ad atti di bullismo (Cavina, D’Anna, 2009). Ciò è osservabile anche in altre situazioni familiari atipiche come nei figli di genitori separati o stranieri. Per quanto riguarda gli abusi sessuali questi vengono perpetrati per la maggior parte da maschi, come dimostrato, e hanno luogo solitamente in famiglia; sono i padri perlopiù che abusano delle figlie femmine e quindi in un contesto eterosessuale (APA, Patterson, 1995).
Salute e benessere genitoriale
Riguardo il benessere psicologico del genitore omosessuale vi è un problema: quanto un genitore stia bene rispetto al suo percorso di consapevolezza e di auto accettazione dovuto ad un contesto eteronormato come quello italiano che esclude, discrimina sia implicitamente (microaggressioni) sia esplicitamente (discriminazioni verbali, sessuali) la persona. Da queste situazioni si può generare anche la cosiddetta omolesbobitransfobia interiorizzata. Da tenere presente che il “malessere” non dipende dall’orientamento sessuale o identità di genere di una persona quanto più dal rapporto che il proprio orientamento sessuale o identità di genere ha all’interno della società. Numerose ricerche hanno evidenziato che lo stato di salute psicologica del bambino è legato a quello del suo caregiver (Holmes, 2017). Perciò la crescita ed il benessere non sono legati al sesso biologico e all’orientamento sessuale ma alla qualità della relazione. L’incremento del benessere psicologico di madri e padri avvantaggia i figli sia nelle famiglie con genitori eterosessuali che omosessuali. La sensazione di benessere delle madri lesbiche è commisurata al loro grado di accettazione della propria identità e al processo di coming out verso il mondo che le circonda (Tully, 1993). Inoltre, prima i figli conoscono l’identità del genitore meglio reagiscono e riescono ad integrare questa notizia con ciò che loro stessi sono e nella relazione (Kirkpatrick 1987).
Non esistono quindi prove che genitori omosessuali non siano adatti ad essere tali e che esserlo comprometta lo sviluppo dei figli. Inoltre l’American Academy of Pediatrics ha affermato che: <<Sembra che lo sviluppo ottimale sia influenzato più dalla natura delle relazione e delle interazioni del gruppo famigliare che dalla particolare forma strutturale che esso assume>> (AAP, 2002:341). L’importante per un figlio è crescere in una famiglia che sappia accoglierlo, amarlo, crescerlo, che sia guida amorevole, ferma e consapevole del proprio ruolo e delle proprie responsabilità per poter vedere crescere il loro bimbo con un forte senso di giustizia e valori in cui credere, una propria identità, relazioni sicure, capace di prendere decisioni e risolvere le avversità che la vita gli porrà innanzi (Muzi, 2019).
Diego Corona
Bibliografia
American Academy of Pediatrics, Perrin E. C., (2002), Technical Report: Coparent or Second-Parent Adoption by same-Sex Parents.
Salvini A., Ravasio A., Da Ros T., (2008), Psicologia Clinica Giuridica, Giunti, Milano.
Patterson C. J., (1995), Lesbian and Gay Parenting, American Psychological Association, Washington.
Barbagli M., Colombo A., (2001), Omosessuali Moderni, Il Mulino, Bologna.
Ciriello D., (2000), Oltre il pregiudizio. Madri lesbiche e padri gay, Il dito e la luna, Milano.
Cavina C, Danna D., (2009), Crescere in famiglie omogenitoriali, Franco Angeli, Milano.
Golombok S., Tasker F.L., (1997), Growing Up in a Lesbian Family: Effects on Child Development, The Guildford Press, London.
Kirkpatrick M., (1987), “Clinical Implications of Lesbian Mothers Studies”, in Journal of Homosexuality.
Tasker F. L., (2006), “Lesbian Mothers, Gay Fathers, and Their Children: a review”, in Journal of Developmental and Behavioural Pediatrics.
Holmes J., (2017), La teoria dell’attaccamento. John Bowlby e la sua scuola, Raffaello Cortina, Milano.
Muzi M., (2019) La genitorialità : le prime relazioni diadiche e triadiche, Aras Edizioni, Fano.
D’Amore, S., Simonelli, A., Miscioscia, M., (2013), “La qualità delle interazioni triadiche nelle famiglie lesbogenitoriali: uno studio pilota con la procedura del Lausanne Trilogue Play”, in Infanzia e adolescenza, 12 (2).
Speranza A. M., (2015), Crescere in una famiglia omogenitoriale, in Medico e Bambino, 34.