«L’educazione interculturale è un’educazione che apre gli occhi ai cittadini sulle realtà del mondo» (Dichiarazione di Maastricht, 2002).
Il 21 maggio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo. Istituita nel dicembre del 2002 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, essa ha l’obiettivo di valorizzare le differenze culturali del pianeta, oltrepassando la logica monoculturale. Ma come si può andare oltre la logica monoculturale? Cosa possiamo fare per valorizzare le differenze culturali e quali metodi possiamo mettere in atto?
Multiculturalità vs monoculturalità
La rete di società multietniche e multiculturali è un processo che mira a sviluppare nuove regole di convivenza e un nuovo modo di fare educazione e formazione, anche se sul piano dei processi soggettivi la logica della monocultura stenta a scomparire (Desinan, 1999). È, infatti, ancora oggi molto diffusa l’idea che il pluralismo culturale porti alla perdita dei sistemi di significato e di valori delle singole identità culturali ma, in realtà, esso apre all’alterità e, dunque, alla ricchezza delle diversità (Bauman, 2010).
Il ruolo dell’educazione interculturale
L’educazione interculturale è una prospettiva dell’educazione definita come «l’insieme dei processi – psichici, relazionali, di gruppo, istituzionali – generati dalle interazioni delle culture, in un rapporto di scambi reciproci e in una prospettiva di salvaguardia di una relativa identità culturale dei partecipanti alle relazioni» (Desinan, 1999:93).
È quindi essenziale che l’istruzione assicuri agli studenti la capacità di interagire e di condividere le loro opinioni sul loro ruolo, in una società sempre più globalizzata e caratterizzata da numerose interconnessioni, oltre a permettere di comprendere e discutere gli stretti legami esistenti tra i problemi comuni di ordine sociale, ecologico, politico ed economico, allo scopo di elaborare nuovi modi di pensare e di agire.
Ma quali sono gli obiettivi che si propone l’educazione interculturale?
Essa si propone di:
- educare i cittadini in materia di giustizia sociale e di sviluppo sostenibile;
- aprire una dimensione globale e una prospettiva olistica dell’educazione, per aiutare le persone a comprendere le complesse realtà e i complessi processi del mondo d’oggi e a sviluppare valori, atteggiamenti, conoscenze e competenze che permettano loro di far fronte alle sfide di un mondo interconnesso;
- aiutare nella comprendere alcuni processi complessi che generano violenza e conflitti a livello individuale, nazionale e globale e a prendere coscienza del modo in cui questi conflitti potrebbero essere prevenuti o risolti;
- sviluppare comunità di apprendimento, all’interno delle quali le persone siano incoraggiate a lavorare insieme su problemi globali;
- stimolare e motivare le persone a riflettere sui problemi globali, attraverso un insegnamento e una pedagogia innovativi;
- promuove la partecipazione all’azione, ad essere cittadini attivi, ad operare in modo dinamico, per un mondo più giusto ed equo per tutti (cfr.: Linee guida per l’educazione interculturale. Un manuale per educatori per conoscere e implementare l’educazione interculturale, 2008).
Quale tipo di metodologia sta alla base dell’educazione interculturale?
La metodologia in materia di educazione interculturale deve essere messa in relazione con le realtà del mondo, e quindi deve basarsi sulla società contemporanea globale che influenza le nostre realtà locali e le loro interconnessioni.
La costruzione di processi di apprendimento in ottica interculturale può essere guidata dalle Linee guida per l’educazione interculturale (2008):
- “Chi sono le persone che formano il gruppo?”
- “Da dove vengono (contesto culturale, ecc.)?”
- “Come si sentono in questo gruppo?”
- “Qual è il loro comportamento reciproco?”
Capire da chi è costituito il gruppo di apprendimento è una condizione sine qua non per tutti i componenti del gruppo, soprattutto quando si trattano questioni relative all’educazione interculturale. La conoscenza dei membri del gruppo permette, infatti, di instaurare una libera flessibilità relazionale, che permette ad ognuno di esprimersi liberamente e di accettare il punto di vista dell’altro, senza alcun pregiudizio (Borgato, 2016).
Come possiamo, noi professionisti dell’educazione, raggiungere questo obiettivo? Attraverso la scelta di attività educative e di apprendimento varie, attrattive, partecipative, creative e flessibili che coinvolgano tutti, ma che rispettino aspirazioni, personalità, vita, contesto culturale e dignità (Desinan, 1999).
Nuove proposte metodologiche per i professionisti dell’educazione
Ecco di seguito due proposte metodologiche per lo svolgimento di una didattica interculturale:
- Il metodo di collegamento con il mondo
È una metodologia utilizzata in qualsiasi spazio destinato all’apprendimento. Si possono utilizzare diverse procedure:
- organizzare manifestazioni multiculturali, feste, mostre o altre attività negli spazi pubblici e coinvolgere in queste attività persone appartenenti a diverse culture che potranno apportare cibo, stili diversi di vita, di musica, di danza e di teatro;
- instaurare legami e tessere reti con cittadini di altre parti del mondo per corrispondenza o per posta elettronica;
- accogliere visitatori di diverse culture, ad esempio invitando i migranti abitanti nel nostro paese a intervenire nelle sale riservate ai partecipanti ai corsi, nelle aule o nei luoghi informali destinati all’educazione interculturale.
- Il metodo delle Gare verbali
Le “gare verbali” sono un metodo che permette di sensibilizzare le persone del settore dell’istruzione formale o non formale nei confronti dei problemi attuali dell’educazione interculturale. Gli obiettivi sono:
- sviluppare le competenze necessarie per poter pronunciare un discorso e formulare argomentazioni di carattere critico;
- sensibilizzare i più giovani nei confronti di problemi d’attualità e portarli fino al punto di porsi delle domande, quando questi problemi vengono trattati;
- agire come recettori critici di messaggi e sviluppare una resistenza attiva alla manipolazione.
In conclusione, possiamo quindi affermare che l’incontro e il confronto tra diverse culture è funzione non tanto dell’isolamento dei gruppi quanto, piuttosto, delle relazioni che li uniscono (Lévi-Strauss, 1967). Pertanto, la progettazione di nuovi percorsi di educazione interculturale è necessaria per poter aiutare le persone a riconoscere la propria identità e poter poi interagire e relazionarsi con altre identità.
Francesca Moscatello
Bibliografia
Borgato R., (2016), Un’ arancia per due. Giochi d’aula ed esercitazioni per formare alla negoziazione, Franco Angeli, Milano
Desinan C., (1999), Orientamenti di educazione interculturale, Franco Angeli, Milano
Lévi-Strauss C., (2015), Razza e storia. Razza e cultura, Einaudi, Torino
Zygmunt B., (2010), Modernità liquida, GLF editori, Roma
Sitografia