Dalla parte dei rifugiati e degli studenti stranieri

Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro. Tutti possono fare la differenza. #WithRefugees – UNHCR

Il 20 Giugno ricorre la Giornata Mondiale dei Rifugiati, istituita il 4 dicembre 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di rifugiati, sfollati e richiedenti asilo del mondo. Nel biennio 20/21 si è svolta in un momento delicato per l’umanità, segnata dalla Pandemia da COVID-19 e dal protrarsi dei conflitti mondiali.

Come nasce questa giornata? Come possono essere accolti i rifugiati? E ancora, cosa può fare la scuola per gli alunni stranieri?

L’argomento è vasto, e sicuramente un articolo non può essere del tutto esaustivo, ma proviamo a fare qualche passo indietro per capire meglio di cosa si tratta e da dove si è partiti. 

La Giornata Mondiale:

I Diritti umani furono consacrati con la costituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e con la stesura della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, firmata a New York nel 1948. Due anni dopo, sulla base della Risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, fu istituto l’UNHCR – United Nations High Commissioner for Refugees.

Così, per la prima volta «veniva riconosciuta l’inalienabilità e l’universalità di diritti la cui applicazione non avrebbe più dovuto essere geograficamente limitata ai soli Paesi occidentali, ma estesa alla popolazione mondiale. Tra questi il diritto alla libertà di movimento e di emigrazione ed il diritto all’asilo» (Sarti, 2010:15). Inoltre, il 28 luglio 1951, per completare questo Sistema di protezione dei Rifugiati, è stata adottata la Convenzione di Ginevra, sottoscritta da 144 Stati contraenti e poi entrata in vigore il 22 aprile 1954.

Chi è un rifugiato?

La definizione generale di rifugiato contenuta nel diritto internazionale, e recepita anche in ambito italiano, è quella della Convenzione di Ginevra del 1951: è considerato rifugiato chi teme «a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese»

I richiedenti asilo sono uomini, donne, bambini e anziani costretti a lasciare la propria terra, a fuggire da situazioni di violenza, di degrado, di costrizione, di negazione di libertà, di privazione della dignità umana; affrontano gli infiniti pericoli di un viaggio travagliato nella speranza di ricevere accoglienza, sostegno, protezione e rifugio negli Stati ispirati al rispetto delle libertà ed ai principi posti a fondamento della democrazia.

Un po’ di numeri:

Dai rapporti annuali dell’UNHCR si evince che nel 2019 le persone in fuga nel mondo erano 79,5 milioni. Nel 2020, nonostante le restrizioni alla libertà di movimento ed i confini chiusi a causa del COVID-19, erano 82,4 milioni; numeri tanto elevati e mai registrati, destinati probabilmente a salire. Per quanto riguarda l’Italia, a gennaio 2021 sono arrivati ​​via mare 1.039 rifugiati e migranti, mentre 70-80 sono stati arrestati poiché attraversavano il confine italo-sloveno. 

Ma come si interviene in questi casi? E cosa si può fare di concreto?

Come funziona l’accoglienza in Italia 

Attualmente, il decreto legge 130/2020 convertito in legge a dicembre 2020, che fa riferimento al dl. lgs. 142/2015 prevede le seguenti fasi: 

  • Soccorso, prima assistenza ed identificazione. Invio ai centri governativi presenti nelle aree di sbarco per l’assistenza sanitaria, il fotosegnalamento, la pre-identificazione e le informazioni sulle procedure per l’asilo.
  • Prima accoglienza nei Centri governativi. Chi vuole richiedere asilo in Italia viene trasferito presso i Centri di prima accoglienza (Cpa), in cui si avvia la procedura di esame della richiesta; chi non richiede asilo viene trasferito nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).
  • La seconda accoglienza. Sistema di accoglienza e integrazione (Sai, ex SPRAR ed ex Siproimi),  che si sviluppa su due livelli di servizi: il primo è riservato ai richiedenti asilo, ed è basato sull’assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica; il secondo è riservato ai titolari di protezione ed ha anche funzioni di integrazione e orientamento lavorativo.
  • Il supporto a percorsi di integrazione. Terminato il periodo nel Sai, le amministrazioni locali possono avviare altre iniziative con lo scopo di favorire l’autonomia individuale dei cittadini beneficiari.
  • Il sistema di accoglienza straordinaria. Nel caso in cui non ci siano posti disponibili nei sistemi di prima e seconda accoglienza, le prefetture possono prevedere l’istituzione di Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e affidarli a soggetti privati mediante le procedure di affidamento dei contratti pubblici, limitatamente al tempo utile al trasferimento nelle strutture Sai.

Buone pratiche di accoglienza ed integrazione 

Tra le iniziative innovative vi è quella di Refugees Welcome Italia, che dal 2015 offre l’opportunità a singole persone o nuclei familiari di accogliere presso la propria abitazione i rifugiati. Una modalità di accoglienza familiare, da affiancare ed integrare alle modalità già esistenti. Difatti, «può essere un’esperienza di reciproco scambio, di conoscenza e responsabilità favorendo l’incontro tra culture e persone differenti e creando così reti sociali e nuovi processi di inclusione» (Bassoli et al., 2017:7).

Anche la scuola italiana è, per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, un laboratorio educativo che ha favorito risorse, progetti e partecipazione da parte delle famiglie (Kanizsa e Tramma, 2016).

Quali sono, dunque, le strategie più efficaci per accogliere gli alunni stranieri?

Ė da tenere a mente che questi studenti hanno vissuto esperienze traumatiche, e che possono avere intorno poche persone che parlano la loro lingua. 

Per cui sarebbe utile:

  • non forzarli a parlare del loro vissuto, rispettando il diritto al silenzio ed i loro ritmi, per farli sentire a loro agio ed acquisire fiducia in sé stessi;
  • affrontare temi come diritti umani, rifugiati, migranti e la storia del nostro Paese, concentrarsi sull’empatia, la diversità e il rispetto reciproco;
  • rendere il programma scolastico più accessibile: usare la danza, il canto, marionette, recitazione e mimo, fornire supporto individuale, usare risorse dal forte contenuto visuale, massimizzare l’uso delle TIC, rendere chiari gli obiettivi, usare foto per etichettare, organizzare, abbinare e classificare, usare giochi di carte e da tavolo, usare vari materiali manipolativi, enfatizzare le competenze di ascolto e parlato;
  • dare riconoscimento ai punti di forza e ai successi.

Così facendo l’educazione interculturale potrà agire «sul versante affettivo e delle rappresentazioni, oltre che su quello cognitivo e delle conoscenze, con lo scopo di esercitare il confronto critico e il riconoscimento delle identità e delle differenze» (Biagioli, 2016:246).

In conclusione, la questione dei rifugiati e dei migranti riguarda tutti indistintamente, ed ognuno può fare il suo. Sicuramente questa «dimensione di alterità può essere vissuta come una minaccia» (Kanizsa e Tramma, 2016:109), ma unificando i diversi sistemi di accoglienza (Miraglia, 2016), ricercando nuove forme di convivenza e creando progetti di collaborazione si può erigere un domani più multietnico, interculturale ed identificabile per tutti.

dania stravatoDania Stravato

Info

 

 

 

Bibliografia 

Bassoli M., Gianfreda S., Marroccoli G., Musicco F., Oggioni L., Mi fido di te: come e perché aprire casa a un rifugiato, Gennaio 2017

Biagioli R., Sfide pedagogiche e integrazione scolastica dei minori stranieri non accompagnati. Una ricerca in Toscana, in “I Problemi della Pedagogia” n.2, 2016

Camera dei deputati. Servizio studi XVIII Legislatura, Diritto di asilo e accoglienza dei migranti sul territorio, 11 marzo 2021

Kanizsa S., Tramma S., (2016) Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo, Roma, Carocci Editore

Miraglia F., Gubbini C., (2016) Rifugiati. Conversazioni su frontiere, politica e diritti, Torino, Edizioni Gruppo Abele 

Sarti S., (2010) L’Italia dei rifugiati, Cittalia Fondazione Anci Ricerche

UNESCO, Report 2019 Global Education Monitoring Report, Migration, displacement and education – Building Bridges, not Walls

UNHCR, Convenzione di Ginevra del 1951. Convenzione sullo statuto dei rifugiati16 febbraio 2004

UNHCR, Report Fact Sheet. Italy, January 2021

Sitografia

https://www.openpolis.it/parole/come-funziona-laccoglienza-dei-migranti-in-italia/ 

https://www.unhcr.org/it/chi-aiutiamo/rifugiati/ 

https://www.unhcr.org/it/risorse/statistiche/ 

https://www.unhcr.org/it/wp-content/uploads/sites/97/2016/01/Convenzione_Ginevra_1951.pdf 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.