Fred Uhlman in L’amico ritrovato (2009) definisce l’amicizia come una delle cose più importanti che possano esistere. I rapporti di amicizia svolgono, infatti, un ruolo fondamentale nelle nostre vite ed è da questa consapevolezza che nasce in tutti noi il desiderio di avere dei legami di affetto e di fiducia, perché abbiamo bisogno degli altri per sviluppare e vivere una vita piacevole. Ma che cosa è esattamente l’amicizia?
Le caratteristiche fondamentali
Tutti sappiamo cos’è l’amicizia. Tutti la conosciamo e, in misura maggiore o minore, ne godiamo. Tuttavia, darne una definizione è difficile: nessuna teoria psicologica, filosofica o poetica, infatti, può pretendere di spiegare completamente questo rapporto umano universale. È possibile però individuare alcune caratteristiche fondamentali che delineano i rapporti di amicizia: «reciprocità ed intimità, maggior intensità degli scambi sociali, maggiore propensione al chiarimento pacifico dei conflitti e maggiore capacità nella cooperazione durante un lavoro di gruppo» (Smith et al., 2000: 127). Certo è che l’amicizia si qualifica come una relazione che trae origine da un atto di volontà e, pertanto, non è imposta né obbligatoria (Dunn, 2006).
Le prime relazioni amicali
Fino agli inizi degli anni ’70, la posizione prevalente tra gli studiosi dello sviluppo sociale infantile è stata quella di negare la possibilità stessa che i bambini fossero in grado di sviluppare relazioni sociali significative tra di loro. L’impostazione psicoanalitica dominante tendeva, infatti, ad assegnare un’importanza pressoché assoluta alla “prima relazione sociale” tra il bambino e la madre, considerando di conseguenza secondarie e scarsamente rilevanti per il futuro sviluppo sociale le relazioni con i coetanei. La celebre psicoanalista Susan Isaacs affermava che «nella prima infanzia il bambino è per lo più un egoista ingenuo e gli altri fanciulli rappresentano per lui soprattutto dei rivali nell’amore e nell’approvazione degli adulti» (S.Isaacs, 1967:14).
Studi recenti, tra i quali Baumgartner e Bombi (2005), affermano, invece, che si possiedono le prime capacità per poter creare ed instaurare reti di amicizia fin dalla tenera età. È tra i tre e i sei anni che i bambini diventano individui sociali autonomi, capaci di portare avanti rapporti sociali senza la mediazione dell’adulto, dimostrando interesse per i coetanei.
L’amicizia nelle varie fasi della vita
L’amicizia viene vissuta in maniera differente e assume un valore diverso a seconda dell’età del soggetto. È pertanto un sentimento che evolve in base ai bisogni dell’età in cui ci si trova.
«Il bambino piccolo, dai tre ai cinque anni circa, di solito considera l’amico come “compagno di gioco momentaneo”,con cui poter giocare in determinati momenti» (Rubin, 1998 p. 44), come colui che non picchia, che condivide le sue cose etc. Dal momento che uno di questi elementi viene a mancare, l’amicizia potrebbe già essere “conclusa” e diventare ben presto amico qualcun altro. In questo stadio i bambini non hanno la chiara concezione di un rapporto durevole che esiste anche al di fuori degli incontri specifici, tanto meno prendono in considerazione gli aspetti psicologici propri e degli altri, come i tratti del carattere o gli interessi (Rubin, 1998).
Più si va avanti con gli anni e più il significato della parola “amicizia” cambia. Subentra per esempio il modo di vedere le cose “alla stessa maniera”; si trasforma quindi in un rapporto confidenziale dove la fiducia è l’elemento fondamentale, insieme al rispetto e alla lealtà.
Il ruolo degli adulti
Avere amici è un’esperienza fondamentale per lo sviluppo infantile per tanti motivi. Lo è perché permette ai bambini di conoscere se stessi al di fuori della rete famigliare, di conoscere le proprie emozioni, i propri interessi e desideri, le proprie capacità e risorse ma anche i propri limiti, comprendendo più facilmente la propria identità. L’amicizia tra bambini non permette di crescere solo a livello personale, bensì anche a livello relazionale e sociale.
Con gli amici si condividono molte esperienze e, quindi, senza di loro diventa difficile affinare competenze come la cooperazione, l’altruismo o la mediazione. Grazie all’esercizio di queste competenze i bambini sviluppano relazioni più soddisfacenti, con importanti ripercussioni anche sull’autostima.
Quali strategie per “fare amicizia”?
Esistono vari suggerimenti che gli adulti possono seguire per facilitare i rapporti di amicizia dei più piccoli:
- Aiutare il bambino sin dai primi anni di vita, interagendo con lui correttamente, mostrando di saperlo ascoltare e comprendere i suoi bisogni, stabilendo una serie di interazioni che lo aiutiamo a sviluppare l’empatia: uno dei valori fondanti dell’amicizia (Dunn, 2006).
- Presentarsi come esempio, guida e sostegno ai bambini, favorendo un legame di attaccamento sicuro (Belsky, 2009).
- Dare dimostrazione diretta di come funziona un rapporto di amicizia, mostrando il modo in cui noi stessi ci comportiamo con i nostri amici (Rubin, 1998).
- Aiutare il bambino ad allacciare rapporti di amicizia con altri coetanei ad esempio invitando a casa i compagni o organizzando incontri (Dunn, 2006).
- Insegnare ai bambini come diventare una persona responsabile, come accettare le diversità, come acquisire le abilità sociali utili a poter esprimere il proprio pensiero e atteggiamento, e utili a favorire l’ascolto e l’accettazione dell’altrui pensiero (Belsky, 2009).
- Incentivare la risoluzione dei problemi e dei conflitti senza l’uso dell’aggressività e della forza, muniti di autocontrollo (Dunn, 2006).
L’amicizia può quindi essere considerata la chiave della vita, la quale ci porta alla strada dell’amore e nella quale impariamo ad amare noi stessi ed i nostri simili. Dice bene il detto: “Chi trova un amico, trova un tesoro!”.
Barbara Bianchessi
Bibliografia
Fred Uhlman, 2009, L’amico ritrovato, Feltrinelli
Peter K. Smith, Helen Cowie, Mark Blades, 2000, La comprensione dello sviluppo, Giunti Editore
Judy Dunn, 2006, L’amicizia tra bambini, Raffaello Cortina Editore
Susan Isaacs, 1967, Lo sviluppo sociale dei bambini, La Nuova Italia
Emma Baumgartner, Anna Silvia Bombi, 2005, Bambini insieme. Intrecci e nodi delle relazioni tra pari in età prescolare, Laterza
Janet Belsky, 2009, Psicologia dello sviluppo. Periodo prenatale, infanzia, adolescenza, Zanichelli
Zick Rubin,(1998) L’amicizia tra bambini, Armando editore