Psicologia DEL Lavoro: Psicologia AL lavoro

psicologia del lavoro

La Psicologia del Lavoro è una branca della Psicologia che studia i comportamenti dei lavoratori in relazione al ruolo che svolgono e al contesto organizzativo in cui sono inseriti, tenendo in considerazione le relazioni con i colleghi e superiori. 

La Psicologia del Lavoro può essere definita come un ramo della Psicologia che si focalizza sulla persona nel suo ambiente, sul suo modo di costruire una condotta lavorativa efficace, efficiente e soddisfacente in rapporto alle altre persone e ai mezzi di lavoro. Inoltre, analizza lo sviluppo personale e professionale dei lavoratori e tutti i fattori ambientali, sociali, tecnici e culturali che possono incrementare le sue possibilità di padroneggiare le proprie scelte, progetti e direzioni di inserimento sociale (Sarchielli, 1998).

Un po’ di storia

Generalmente si fa risalire la nascita della Psicologia del Lavoro al 1913, anno della pubblicazione del libro Psychology and Industrial Efficiency da parte dello psicologo Hugo Münsterberg, il quale fu un fervente sostenitore dell’applicazione di questa disciplina nel mondo organizzativo. In questo volume l’autore scrive: “Nel momento in cui ciascuno otterrà il lavoro in cui applicare le sue migliori energie, lo scontento e la depressione saranno sostituiti da una fiorente gioia e da una perfetta armonia”.

La prima applicazione della Psicologia all’interno di aziende produttive risale al 1910 quando Jean Michel Lahy utilizzò per la prima volta test psicoattitudinali per selezionare del personale operaio (Borromeo e Gazzetti, 2015). Un altro sviluppo importante per la disciplina risale tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento in cui furono condotti degli esperimenti dallo psicologo e sociologo australiano Elton George Mayo. Grazie alle sue ricerche emerse che le dinamiche relazionali aziendali e la capacità di fare gruppo e di collaborare avessero un impatto positivo sul rendimento e sulla produttività dell’azienda. In particolare, gli studi di Mayo si sono focalizzati sugli aspetti del lavoro in squadra, che hanno portato a scoprire che la vera motivazione del lavoratore è data dal bisogno di coltivare un rapporto con gli altri, per definire la propria identità. In questo modo, si è cominciato a mettere in relazione le circostanze dell’ambiente di lavoro con il benessere fisico e mentale del lavoratore (Mayo, 1949). In questo frangente, la dimensione sociale e di gruppo dell’individuo è stata inclusa tra le indagini e gli interventi di pertinenza della psicologia del lavoro.

In Italia, tuttavia, la Psicologia del Lavoro si è diffusa più lentamente. Infatti, solo nel 1944 è stata pubblicata l’opera La psicotecnica applicata all’industria di Padre Agostino Gemelli, in cui sono descritte delle ricerche realizzate da un gruppo di psicologi da lui coordinati, relative ad alcune tematiche legate alle organizzazioni, tra cui l’ambiente di lavoro, le tecniche di motivazione ed incentivazione del personale e le procedure della selezione. Attraverso questo volume è possibile delimitare le due principali aree di intervento degli psicologi del lavoro: la prima è relativa all’orientamento professionale, scolastico e lavorativo, mentre la seconda è costituita dalle diverse tecniche utilizzate per la selezione del personale.

Fin dalle origini l’obiettivo della Psicologia del Lavoro è stato quello di aiutare l’individuo a mettere in luce le sue competenze in modo da svilupparle al massimo, riducendo al minimo l’affaticamento e lo stress che l’attività lavorativa può provocare. Attraverso l’analisi delle condotte lavorative è possibile comprendere quali siano i diversi fattori in gioco che contribuiscono a determinare il comportamento delle persone nei loro contesti lavorativi. Tali osservazioni sono utili per implementare gli interventi in ambito organizzativo al fine sia di migliorare il benessere dei lavoratori sia di permettere all’organizzazione di raggiungere i propri scopi sul mercato.

Gli ambiti di intervento

La Psicologia del Lavoro focalizza il proprio interesse sulla condotta delle persone che svolgono un ruolo all’interno di un’azienda a tre livelli (Sarchielli, 2003):

  1. individuale: riguarda le caratteristiche degli individui e i processi relativi al rapporto con il loro lavoro; si prendono in esame le qualità psicologiche e gli stili di azione messi in atto dalle persone nei confronti delle mansioni e degli strumenti a loro disposizione;
  2. gruppale: analizza l’individuo all’interno del proprio team, in particolare focalizza l’attenzione sulle interazioni con gli altri e al modo in cui influenzano le condotte lavorative di ciascuno.
  3. organizzativo: valuta il grado di influenza del contesto più ampio dell’azienda e delle modalità di gestione da parte dei responsabili sulle performance dei lavoratori.

Rispetto agli sbocchi professionali, nel 2021 la Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione (SIPLO) ha condotto un’indagine su “Il mestiere dello Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni”. In questo studio sono stati coinvolti 132 rispondenti con diversi ruoli all’interno delle aziende a cui è stato chiesto quali fossero le attività di competenza degli psicologi del lavoro. Dall’indagine sono emersi i seguenti settori:

  • la selezione dei candidati, attraverso colloqui e/o somministrazione di test, per individuare le loro caratteristiche sociali, cognitive, motivazionali e attitudinali;
  • la valutazione del potenziale sia del personale da assumere sia di coloro che già lavorano, utilizzando metodi e tecniche opportune (come interviste, gruppo di ascolto, Assessment Center, etc…);
  • il career counseling, ossia la consulenza individuale per la carriera, sia per le persone in cerca di occupazione, che per quelle che intendono cambiare lavoro;
  • Il coaching, ovvero un percorso di affiancamento volto ad accompagnare le persone verso una maggiore consapevolezza delle proprie capacità lavorative, in modo da favorirne la crescita;
  • la sicurezza sul lavoro, in cui vengono individuati i comportamenti più efficaci (influenzati da elementi cognitivi ed emotivi) da mettere in atto al fine di ridurre gli incidenti nell’ambito organizzativo.

Lo psicologo del lavoro, quindi, si occupa della gestione e dello sviluppo delle risorse umane, per quanto riguarda la formazione, carriera, selezione, valutazione e motivazione al lavoro. Secondo la classificazione proposta da Europsy (certificazione di qualità fondata su standard europei di formazione accademica e professionale messa a punto dall’European Federation of Psychologists’ Associations – EFPA) gli psicologi del lavoro si occupano dell’inserimento delle persone nel lavoro, della costruzione dei percorsi professionali, degli effetti della mobilità occupazionale anche non volontaria, della disoccupazione e dell’outplacement. Inoltre, si focalizzano sulle scelte lavorative, sulla motivazione e sui processi di socializzazione all’interno della vita professionale delle persone.

Gli sbocchi professionali

Per diventare psicologo del lavoro è necessario conseguire una Laurea Magistrale in psicologia, svolgere il tirocinio, superare l’Esame di Stato ed iscriversi all’Albo degli Psicologi nella Sezione A. Poiché dovrà interfacciarsi con diversi contesti organizzativi, è importante che lo psicologo del lavoro abbia una formazione multidisciplinare, che includa sia conoscenze di base sulle modalità di funzionamento organizzativo interno delle aziende e sui principi di selezione e inserimento del personale sia competenze tecniche e professionali specifiche sui metodi e sugli strumenti per la valutazione e lo sviluppo del personale e capacità relazionali.

A livello occupazionale, uno psicologo del lavoro può operare come dipendente in aziende pubbliche o private di medio-grandi dimensioni oppure all’interno di società di consulenza che offrono servizi di counseling. In alternativa, può lavorare come libero professionista, in uno studio privato o collaborando con enti e aziende di vario tipo in qualità di consulente. Lo psicologo del lavoro, quindi, può rappresentare una risorsa di grande importanza per riuscire a conciliare i bisogni dei dipendenti con quelli dell’azienda.

 

Francesca D'AmbrosioFrancesca Chiara D’Ambrosio

Info

 

 

 

Bibliografia

Borromeo, C., & Gazzetti, M. P. (2015). Introduzione alla psicologia del lavoro (Vol. 2). Pianopiano book bakery di Anna Lo Piano

Gemelli, A. (1944). La psicotecnica applicata all’industria. Società editrice libraria

Mayo, E. (1949). “Hawthorne and the western electric company” in The social problems of an industrial civilisation

Münsterberg, H. (1913). Psychology and industrial efficiency. Houghton, Mifflin and Company

Sarchielli G. (1998). Divenire lavoratore: il lavoro come contesto di socializzazione, in M. Depolo (a cura di), L’ingresso nel mondo del lavoro, Carocci, Roma

 Sarchielli G. (2003). Psicologia del lavoro. Il Mulino. Bologna

Sitografia

https://siplo.it/wp-content/uploads/2022/03/Risultati-survey-referenti-aziendali-2021-.pdf

Microsoft Word – 7. Psicologo del lavoro, organizzazione e risorse umane_CNOP1.doc (psy.it)

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