Siamo stati tutti adolescenti, siamo tutti passati attraverso quella fase della vita in cui ci sentivamo spinti a differenziarci dalla massa, a cercare una nostra identità al di fuori della dimensione familiare rimanendo, al contempo, saldamente ancorati al conformismo di gruppo, adottando uno spettro di comportamenti che spaziava dall’estremo al semplicemente grottesco-imbarazzante.
Passano le generazioni ma il fenomeno non muta nella sua essenza: cambiano solo le modalità e la pericolosità di tali atteggiamenti, ampliati dall’utilizzo pervasivo e capillare dei social sui quali spesso si propongono sfide o challenge di varia natura e dannosità a cui gli adolescenti sono continuamente chiamati ad aderire. L’ultima di queste tendenze, la cicatrice francese, sta mettendo in allarme famiglie ed educatori.
Cicatrice francese: in cosa consiste?
Stringere la pelle delle guance finché non appaiono ematomi e macchie rosse in corrispondenza degli zigomi: la “cicatrice francese” è il nuovo trend che sta spopolando su TikTok e che coinvolge soprattutto gli utenti più giovani. La nuova tendenza viene dalla Francia e si ispira ai segni rossi che la milizia dei Volontaires de la sécurité nationale istituita dal dittatore haitiano François Duvalier era solita farsi al volto come prova di forza, da qui il nome di cicatrice francese.
Come spesso accade con i contenuti virali, la pratica è arrivata anche in Italia dove sono già moltissimi i video di ragazzi molto giovani che mostrano i segni sul viso. Sul social girano addirittura tutorial che spiegano come procurarsi in modo “corretto” la cicatrice. L’intento è quello di assumere un aspetto più rude e temerario, “da gangsta”, mostrando i segni di una fittizia colluttazione.
Una challenge quindi apparentemente innocua, che però potrebbe portare a conseguenze dannose e permanenti: i segni sul volto potrebbero, infatti, trasformarsi in vere e proprie cicatrici, rovinando la pelle per sempre. Se da una parte è chiaro che per qualcuno si tratta di un gesto di emulazione per sentirsi parte di un gruppo, senza comprendere davvero il suo significato, per altri si qualifica anche come un atto di autolesionismo gratuito. Partecipare a un trend simile, facendosi del male di proposito, equivale ad una forma di autolesionismo.
Distinzione fra il gioco goliardico e le tendenze violente o autolesionistiche
L’Enciclopedia Treccani definisce l’autolesionismo come «la deliberata produzione di una minorazione, temporanea o permanente, sul proprio corpo». L’autolesionismo può manifestarsi in vari modi: tagliarsi la pelle, bruciarsi, graffiarsi, colpirsi o ferirsi con oggetti appuntiti.
L’insorgenza dell’autolesionismo non ha mai una sola causa, ma è la conseguenza di una concatenazione di più fattori ambientali individuali, familiari e anche scolastici: è spesso il sintomo dell’impossibilità di sfogare la propria rabbia, il senso di emarginazione o l’incapacità di gestire la frustrazione. Gli autolesionisti si auto-producono un dolore fisico nei momenti di stress, di disperazione, di rabbia, di angoscia o di noia (Quagliata, 2018).
Se in passato con il termine autolesionismo si faceva riferimento ad un comportamento che lasciava il segno in genere su parti del corpo poco visibili e nascoste dagli abiti, negli ultimi anni, complice la diffusione di internet, l’autolesionismo ha assunto le caratteristiche di un comportamento sociale, poiché spesso si manifesta all’interno di gruppi di pari o in contesti di condivisione online. In questi contesti, l’autolesionismo può essere usato come mezzo per stabilire un senso di appartenenza a un gruppo o per comunicare un disagio emotivo comune (Manca, 2017).
Recentemente, infatti, ed è questo il caso della “cicatrice francese”, si è assistito ad un aumento della diffusione delle cosiddette “sfide estreme” sui social media, in cui gli utenti vengono sfidati a compiere atti pericolosi e autolesionistici. Questo fenomeno è particolarmente diffuso tra i giovani, che spesso sono alla ricerca di nuove esperienze e di momenti di forte emozione.
La correlazione tra social media e sfide estreme risiede nel fatto che i social network rappresentano un canale di comunicazione globale e immediato, che permette di condividere facilmente idee e contenuti, anche quelli che possono essere pericolosi o dannosi. Inoltre, la ricerca di attenzione e di consenso tra i propri coetanei può spingere alcuni giovani ad assumere comportamenti gravi e autolesionistici, pur di “ farsi notare” e di ricevere apprezzamento. È chiaro quindi che è sottile la linea di confine tra emulazione e autolesionismo.
Autolesionismo nell’era digitale
In un’epoca digitale, in cui limiti e confini si sono fortemente estesi, modificati e talvolta estinti, può diventare particolarmente difficile monitorare e frenare gli abusi e gli usi distorti che i ragazzi possono fare della tecnologia. I social network, nati per comunicare e agevolare contatti con le persone, sono diventati teatro dell’esibizionismo, del narcisismo e talvolta dell’esuberanza adolescenziale.
In una fase di sviluppo, in cui non si è ancora in grado di comprendere pienamente i propri limiti, ci si può spingere oltre con estrema facilità, rischiando di incorrere in danni che, in età adulta, possono creare problemi psicofisici, talvolta irreversibili (Manca, 2017).
Come gli adulti possono intervenire?
Gli insegnanti
Il contesto scolastico è il luogo privilegiato in cui svolgere interventi di prevenzione dei comportamenti a rischio attraverso programmi di intervento, iniziative di sensibilizzazione, e monitoraggio continuo (Bacchini e Valerio, 2001). Gli insegnanti, infatti, «hanno un ruolo fondamentale nella crescita dei ragazzi, che rientra in quello di educatori. Il loro ruolo non è occuparsi solo degli aspetti didattici, ma anche umani, considerando gli allievi in primis come delle “persone”. Per questa ragione è importante che conoscano il reale significato di determinati comportamenti, senza pregiudizi, e cerchino di contestualizzarli nella vita del ragazzo, per dare almeno un significato al suo modo di agire» (Manca, 2017, pp. 174-175).
Tuttavia i docenti spesso non sono a conoscenza e fanno fatica ad identificare episodi di autolesionismo nei ragazzi – che difficilmente si rivolgono agli adulti – soprattutto a causa della mancanza di formazione sull’argomento. Alcune strategie possono però essere messe in atto dagli insegnanti per individuare e prevenire fenomeni di autolesionismo:
- Porsi in posizione di autentico ascolto dei ragazzi, dei loro bisogni e delle loro motivazioni più profonde assumendo un ruolo di mediazione e dialogo con le famiglie.
- Fare attenzione quando si nota un cambiamento importante nel comportamento di un allievo, in particolare se tende ad isolarsi. In questo caso cercare di aprire una conversazione, un dialogo.
- Interpretare le celate richieste di aiuto e sostegno.
- Favorire il dialogo in classe per portare i ragazzi ad aprirsi.
- Dare agli alunni rispetto, attenzione e comprensione.
- Prevenire fenomeni di bullismo e cyberbullismo.
- Assumere un atteggiamento di apertura e non giudicante in relazione alle condotte autolesionistiche.
- Garantire riservatezza rispetto a quanto i ragazzi condividono con l’adulto.
- Sostenere i ragazzi nello sviluppo di una piena cittadinanza digitale trasformandosi da consumatori passivi a consumatori critici e responsabili.
I genitori
Di fronte al dilagare della challenge “Cicatrice francese”, la Polizia Postale ha diramato una nota ufficiale con consigli utili per i genitori dei giovani:
- Parlare ai ragazzi della challenge per cercare di capire quale interesse e importanza possano avere per loro.
- Ricordare che nessun livello di popolarità online merita di esporsi al rischio di agire illegalmente o di farsi del male.
- Monitorare la navigazione e l’uso delle app social, anche stabilendo un tempo massimo da trascorrere connessi.
- Mostrarsi curiosi verso ciò che tiene i ragazzi incollati agli smartphone: quello che agli adulti sembra banale può avere un’attrattiva incredibile per i ragazzi e far correre loro dei rischi evitabili.
- Se si trovano in rete video riguardanti sfide pericolose, se sui social compaiono inviti a partecipare a questa challenge o ad altre che possono mettere in pericolo i ragazzi, se i ragazzi ricevono da coetanei video riguardanti le sfide, segnalarli subito alla Polizia Postale.
Barbara Bianchessi
Bibliografia
Manca M., 2017, L’autolesionismo nell’era digitale, Alpes Editore
Bacchini e Valerio, 2001, Giovani a rischio. Interventi possibili in realtà impossibili, Franco Angeli
Nicolò, A.M., 2009, Pelle per comunicare, pelle da danneggiare: riflessioni su scarificazioni e self cutting in adolescenza, Centro di Psicoanalisi Romano.
Quagliata E. et al., 2018, Adolescenti in crisi. Sviluppo normale e segnali di allarme: problemi alimentari, violenza, depressione e autolesionismo, Collana Cento e un bambino, Astrolabio Ubaldini Editore
Sitografia
https://www.treccani.it/vocabolario/autolesionismo/
https://www.sibric.it/images/download/VademecumPerDocentiEScuole.pdf