Il teatro di figura (questa è la denominazione che viene spesso utilizzata per riferirsi al teatro con oggetti animati) è una delle numerose varianti nel mondo delle arti della scena: parliamo di vero e proprio teatro e, come tutti i linguaggi teatrali, i burattini, le marionette, le ombre, i pupazzi e i pupi, esprimono le loro potenzialità se colui che li utilizza lo fa con conoscenza, consapevolezza e rispetto (Broggini, 2011:7). Che tipo di sostegno ci possono dare nelle attività educative? Perché prendere in considerazione questi strumenti?
Un po’ di storia
Rintracciare le origini del teatro di burattini è assai difficile: si è iniziato a studiare tale attività solamente in tempi recenti poiché veniva relegato ad una bassa collocazione nella gerarchia delle produzioni teatrali. Proprio per questo motivo, le informazioni giunte sino a noi provengono tendenzialmente da fonti non teatrali tra cui resoconti di viaggio, articoli di giornale, racconti e prose, spesso scritti dal pugno di giovani intellettuali in formazione sulla penisola italica (Cipolla e Moretti, 2011:13-14). A partire da questi, alcuni autori si sono cimentati poi in una ricostruzione storica senza la quale probabilmente si sarebbero persi dettagli e conoscenze di una tradizione plurisecolare.
Attenzione alle differenze!
Le parole “marionette” e “burattini” non sono tra di loro sinonimi. I burattini sono generalmente composti da una testa e un abito (talvolta con le maniche per rappresentare le braccia ma può anche non averle) che può essere realizzato con diversi materiali e ha lo scopo di coprire il braccio e la mano del burattinaio. La testa del burattino viene manovrata dalla mano dell’animatore e così anche le braccia che, però, a causa delle differenti lunghezza delle dita, risultano avere movimenti meno armoniosi rispetto alla testa. Le marionette, di contro, compaiono a figura intera e sono manovrate dall’alto per mezzo di fili legati alle estremità (testa, mani e piedi, in alcuni casi anche alle articolazioni). Rispetto al burattino, la tecnica di movimento della marionetta è molto più complessa e richiede esperienza e pratica (Spini, 2000:7-8).
Parola di burattinaio
Ettore Petrolini nel suo articolo I burattini di Italo Ferrari (1936) scrive «Io […] alla marionetta preferisco il burattino, perché tra l’uomo e il burattino non c’è la distanza denunciata dai fili della marionetta. […] Il burattino è quello che si avvicina più all’umanità. […] Nella marionetta e nel pupo prevale, più che altro, l’abilità tecnica del marionettista e del puparo. Nel burattino invece prevale l’umanità, l’umorismo, l’ironia, e infine quello spirito di improvvisazione così vicino alla gloriosa Commedia dell’arte».
Proprio per questa sua “umanità”, il burattino lo si può utilizzare anche per altri scopi, oltre che per intrattenere: viene spesso utilizzato in quei contesti in cui il burattino può divenire un tramite relazionale, un medium comunicativo, uno strumento per favorire l’emergere di vissuti e contenuti profondi che con altri modi e tecniche non potrebbero esprimersi (Broggini, 2011:7).
Cosa si può fare con l’aiuto del burattino?
- Attività creative e manuali: si può realizzare integralmente il burattino e la baracca. Per farlo è possibile utilizzare materiali di diversa natura;
- Attività di animazione: attraverso l’uso del burattino si possono proporre esercizi di movimento (riferiti ai segmenti corporei interessati ma anche rivolti alla gestione e movimento nello spazio – baracca o in relazione agli altri);
- Attività immaginative, di narrazione e drammatizzazione: partendo da uno stimolo esistente (fiaba, leggenda o altro) oppure dalla creazione di una storia ed un copione scritti ad hoc vi sarà l’assegnazione dei ruoli/personaggi. Può seguire uno studio sulle diverse figure, capire le personalità, i modi di comportarsi e così via; possono essere proposte esercitazioni sulla narrazione e realizzare la vera e propria messa in scena della storia.
Uno strumento per lavorare sulle soft skills
Le soft skills sono le c.d. competenze trasversali che utilizziamo nella vita di tutti i giorni al fine di un raggiungimento di risultati migliori nella vita professionale e non solo; sono talmente date per scontate che non riusciamo a riconoscerle come elementi da potenziare. Il teatro dei burattini è una forma d’arte in grado di rappresentare un valido collaboratore in campo educativo, pedagogico e formativo sul potenziamento delle suddette skills: la produzione di una rappresentazione teatrale mediata dai burattini permette di utilizzare differenti linguaggi e tecniche espressive.
Per quanto concerne le attività creative e manuali, l’obiettivo potrebbe vertere sulla creazione degli strumenti e sulla sperimentazione e confronto su differenti materiali utilizzabili, il che implica un gran lavoro attentivo, di organizzazione e di creatività.
Nelle attività di animazione, l’accento può essere posto sulla manipolazione e i movimenti della mano e delle singole dita, che dai nove mesi in poi subiscono un affinamento sempre maggiore e consentono tutte quelle attività alla base della sperimentazione attiva nella realtà.
Infine, nelle attività immaginative, di narrazione e drammatizzazione ci si può concentrare su tutto ciò che riguarda la conoscenza di sé, le emozioni e i sentimenti, la comunicazione e il linguaggio, dunque favorire l’acquisizione di nuovo lessico, imparare a gestire lo spazio (con il proprio corpo e in riferimento agli altri che lavorano con me), imparare a gestire la voce (il tono, i silenzi ecc). Attraverso tutto questo, il burattino diventa dunque uno strumento di conoscenza e di apprendimento, capace di stimolare forme di comunicazione, l’espressione e la socializzazione attraverso il processo creativo.
Burattini: strumenti divertenti e versatili
Possiamo sostenere che costruire e far agire il proprio burattino, consente di poter dare voce al mondo interiore di ciascuno e questo apre, nell’interazione con l’altro, ad una crescita personale e identitaria dell’individuo. In altre parole, sperimentare la messa in scena di uno spettacolo di burattini, può consentire di fare un lavoro ampio che coinvolga i bambini e le bambine nella conoscenza del teatro di figura ma, al contempo, consenta loro di sviluppare e potenziare abilità/competenze utili alla loro crescita nonché potenziamento individuale.
Isabella Gramai
Bibliografia
Broggini W., Eppur si muove – Piccola guida pratica all’animazione del burattino, Edizioni Junior, 2011
Cipolla A., Moretti G., Storia delle marionette e dei burattini in Italia, Titivillus, 2011
Petrolini E., I burattini di Italo Ferrari, in Scenario Comoedia, anno V, n. 4, aprile 1936
Spini G., Burattini e pupazzi animati fatti in casa, Dve junior, 2000
Navoni R., Il teatro dei burattini nell’educazione e formazione dei bambini, 2022
Santrock J. W. , Psicologia dello Sviluppo, McGraw – Hill, 2013
Sitografia
https://www.progettografroma.com/post/formazione-esperienziale-on-line-burattino-come-co-educatore-riconoscimento-miur
https://www.cittasenzabarriere.re.it/2021/il-valore-educativo-del-burattino-incontro-con-mariano-dolci-2019/
https://www.iburattinidellacommedia.it/formazione/
https://www.scuola.net/news/536/le-soft-skill-cosa-sono-quali-sono-e-perche-e-importante-insegnarle-gia-ai-piu-piccoli
https://www.lifeskills.it/le-10-lifeskills/
http://www.centrokromos.it/sviluppo-della-motricita-e-della-manipolazione-nei-bambini/