Che cos’è lo sviluppo? Qual è il suo vero significato?
Etimologicamente, il termine sviluppo indica ampliamento, espansione. Ha però un significato molto diverso a seconda dell’ambito a cui si applica.
In economia viene inteso come l’insieme dei fattori che promuovono la crescita economica, cioè la ricchezza di una nazione. Proprio gli economisti, da Smith in poi, hanno concentrato la loro attenzione su quei fattori che determinano l’evoluzione nel tempo sia del sistema di produzione che di distribuzione della ricchezza di una nazione. Per poter misurare questi progressi hanno adottato alcuni indicatori per lo sviluppo, come il PIL (prodotto interno lordo) e il PNL (prodotto nazionale lordo). Il Pil o, in inglese, GDP (Gross Domestic Product) rappresenta il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese in un certo intervallo di tempo, generalmente l’anno. Il PIL può essere anche definito come il valore della ricchezza o del benessere di un paese. Il PNL invece, misura il valore di tutti i beni e i servizi prodotti da un Paese, cioè da tutti i soggetti residenti in un Paese sia che operino in patria sia che operino all’estero. Si può quindi evincere come quest’ultimo si differenzi dal PIL solo su un punto: si tratta di un aggregato nazionale e non interno. Per molto tempo, attraverso questi due indicatori si è misurato lo sviluppo delle nazioni, le quali sono venute a raggrupparsi in due grandi categorie: i paesi sviluppati e quelli sottosviluppati. I primi con Pil molto alti e, viceversa, i secondi con Pil molto bassi o prossimi allo zero.
Nel corso degli anni, però, si è cominciato a guardare ad altri indicatori che consentivano di inquadrare meglio lo sviluppo economico; infatti, PIL e PNL non tenevano adeguatamente conto degli aspetti qualitativi del concetto di sviluppo. I nuovi indicatori elaborati invece non si limitano a misurare il grado di benessere delle popolazioni in senso strettamente economico, ma guardano ad altri fattori, come ad esempio la libertà di stampa, la democrazia vigente, il livello di istruzione, una buona sanità, la parità dei diritti tra uomini e donne e così via. Un esempio è l’ISU (Indice dello sviluppo umano) .
Gli aspetti qualitativi dello sviluppo economico sono stati presi ed analizzati dall’economista Amarthya Sen, che ha così coniato il concetto di sviluppo umano, da lui inteso come “il progresso della ricchezza della vita umana“. Il concetto di sviluppo umano ha cominciato ad interessare la comunità internazionale, quando nel 1990, l’ONU volle approfondire il tema dello sviluppo in termini generali, e l’UNDP (United Nations Development Programme) elaborò un primo Rapporto sullo sviluppo umano, identificandolo come “il processo di ampliamento delle scelte delle persone, un processo di continua eliminazione dei vincoli che impediscono loro di agire liberamente e di operare per realizzare stili di vita che rispecchiano la loro natura e i loro valori profondi”. Attraverso questo approccio si da finalmente attenzione e importanza non solo ai mezzi dello sviluppo, ma in particolare ai fini, quali il benessere e la libertà degli esseri umani. L’approccio dello sviluppo umano di Sen si concentra sulla necessità di dedicare la giusta attenzione allo sradicamento della povertà e alla lotta contro le disuguaglianze, oltre a dare spazio alla protezione ambientale. Proprio da quest’ultima deriva il concetto di sviluppo sostenibile coniato dal Rapporto Bruntland, voluto dalla Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo nel 1987, in cui lo si definisce come ” lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri bisogni”.
ISU vs PIL
A differenza del Pil, che stima lo sviluppo economico sulla produzione dei beni e servizi prodotti da un paese, l’Isu costituisce l’indicatore economico che misura lo sviluppo umano. Fu coniato nel 1993 dall’economista Mahbul ul Haq e si basa sull’idea che lo sviluppo di una nazione debba essere misurato tenendo conto non solo del reddito nazionale, ma anche di due ulteriori e importantissimi parametri quali l’aspettativa di vita e il tasso di alfabetizzazione. Si può infine sostenere che nel momento in cui si perseguiranno realmente politiche nazionali in grado di favorire un allargamento delle libertà e delle capacità insite nell’uomo, solo allora si potrà parlare di un paese sviluppato in un’accezione più completa e precisa del termine.
Maria Teresa Perna
Laureata in Relazioni internazionali
Bibliografia:
Dizionario Garzanti, Italiano
Musella M. (2014), Verso una teoria economica dello sviluppo umano, Maggioli Editore
Musella M. e Jossa, B. (2006), Macroeconomia- modelli elementari, Giappichelli Editore
Nussbaum Martha C. (2012), Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil, Il Mulino
Sitografia:
Ispra, Il rapporto Bruntland : www.isprambiente.gov.it
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